La creazione delle borse valori in Africa può incoraggiare il risparmio nazionale e aumentare la quantità e la qualità degli investimenti.
E’ quanto è dato leggere in un recente Rapporto pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi).
E questo perché è proprio a partire dalla creazione di alcune borse valori, lì dove il contesto politico-sociale lo ha reso possibile, che c’è stata la creazione di programmi liberali in alcune nazioni africane.
In tutto nel continente ci sono, al momento, 29 mercati finanziari legati a 38 Stati, di cui ben 8 sono Paesi dell’area dell’Africa occidentale.
La più importante è la Johannesburg stock Exchange (Jse), ed è quella che fa da traino. Lo è anche e sopratutto per una maggiore liquidità di denaro circolante e per una buona trasparenza.
Risale storicamente al 1887 e, cioè, al tempo in cui in Sudafrica furono scoperti i primi giacimenti d’oro. L’idea fu di un uomo d’affari inglese. Con una capitalizzazione di 900 miliardi di dollari copre oggi il 90% del valore azionario dell’intera Africa subsahariana.
Buona è anche l’ attuale performance del Nairobi stock Exchange (Nse), che era addirittura eccellente negli anni ’90, riscuotendo da più fonti autorevoli apprezzabili giudizi.
E’ chiaro che, perché lo sviluppo economico-finanziario dell’Africa ( ovvero la crescita e l’appetibilità dei mercati finanziari africani) divenga una realtà pari a quella attuale di altri continenti, è indiscutibile l’urgenza non più tramandabile di una sicura e prolungata stabilità politica interna nei differenti Paesi.
E il tutto con in parallelo la crescita in mezzi e competenze di rispondenti tecnologie, idonee a un’agevole commercializzazione dei titoli.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)