Discriminanti
Noi donne c’abbiamo sempre qualcosa da dimostrare in ambito lavorativo.
Di essere in gamba, di essere più intelligenti, di non essere solo carine.
Di essere non dico meglio, ma almeno uguale al nostro equivalente maschile, perché il comune sentire non canta questa canzone.
Perché?
Perché una donna fa figli, ha il peso di una famiglia, ha altro a cui pensare, al massimo può essere decorativa.
Molto spesso durante una selezione del personale mi capita di sentire: “Meglio un uomo che non fa figli” , anche quando il candidato donna sarebbe molto più idoneo al ruolo.
All’inizio il mio istinto mi portava a reagire di pancia chiedendo: “Ma tu una madre non ce l’hai?” al simpaticone di turno, con l’istinto di rifilargli anche un paio di ceffoni, ma poi ho iniziato a farci su una riflessione.
Da dove deriva tutto questo rancore?
Perché in Italia, ma anche nel mondo in genere, c’è ancora tutta questa discriminazione?
Da un lato credo che sia paura. Sì, paura. Noi donne siamo molto più, permettetemi il termine troppo di moda, multitasking. Casa, lavoro, famiglia, amici: da sempre siamo abituate a gestire tutto su più livelli, palleggiando tra le lezioni di nuoto del figlio, il lavoro e cosa fare per cena. Il tutto mentre l’uomo di casa in genere è concentrato sul lavoro e sulla partita di calcetto del venerdì, durante la quale al 99% si farà male ad una caviglia.
Questa analiticità tutta femminile e questa capacità di frazionamento si riflette poi nel lavoro, rendendoci più idonee a tutta una serie di lavori. Parlando in generale, ovviamente.
Siamo più brave in media ammettetelo, via. Era così anche a scuola, no?
Dall’altro lato c’è il malcostume di approfittare della tutela della maternità e star fuori più di un anno dal lavoro, con conseguente disagio per l’azienda. Senza parlare della perdita di rilevanza della puerpera all’interno dell’organizzazione aziendale. Chiaramente in molti casi si tratta di scelte obbligate: dalla carenza di possibilità, dalla latitanza dello Stato che non offre servizi adeguati, dalla necessità.
Ma a volte è solo egoismo.
Trovo l’istituto della maternità molto importante, una conquista sociale così come lo sono la malattia, l’infortunio e via dicendo. Sono conquiste sociali, non ce lo dobbiamo dimenticare.
E nemmeno abusarne, però.
Perché al di là di casi concreti e in buona fede, potrei farvi un elenco dettagliato degli orrori.
Perché c’è gente che si piazza in maternità anticipata con la compiacenza di medici troppo frettolosi quando nemmeno si vede la pancia.
Donne che decidono di diventare mamme 24 ore dopo aver firmato un contratto a tempo indeterminato.
Gente che sta via due anni ed al ritorno vorrebbe trovare tutto come ha lasciato, senza rendersi conto che il mondo continua a girare.
Questa gente, come tutti quelli che si sentono furbi, pesa sulle nostre spalle di donne.
Che abbiamo o vorremmo figli.
Che lavoriamo con passione.
Che abbiamo diritto a non essere discriminate.
E voi, che ne pensate?