Dopo il ritorno alla normalita', lunedi mi sono avventurato, in bici, per una strada mitizzata da un po' di gente, e come tale -con il dovuto rispetto- mi ci sono avventurato.L'ascesa di Settefonti rimane sempre li', fra Mercatale, Ozzano e Monte Calderaro, ma essendo un anello piccolo, non si fa mai, si dice, perche' poi non si ha la forza di fare altro. Superando una scelta notevole di possibilita' ho cosi' deciso di affrontare questa salita, che -in verita'-, sbirciando su salite.ch non sembra avere particolari difficolta', se non quei 2 pezzi rossi (cioe' pendenze superiori al 10%)
Devo dire che alla fine ero contento che fosse cosi' corta (neanche 4 km). E -come da leggenda- dopo non avevo piu' le gambe per fare altro. Tra l'altro avevo gia' la testa al Monte Grappa, dove sarei andato l'indomani (ieri) per tentare la sesta scalata e raggiungere la medaglia d'argento del Brevetto.
Avevo optato per scalare il Grappa da Alano di Piave, una delle salite che -almeno fino alla cima del Tomba-, non avevo ancora affrontato, perche' e' una delle piu' lontane. Nella piazza, al Bar Speranza, ho ottenuto il mio timbro e sono partito.
La salita' e' bastardissima, perche' dopo un primo chilometro "umano", i successivi 3 chilometri sono durissimi, oltretutto la strada e' bellissima, silenziosissima e immersa nel bosco, e il rantolo del respiro affannoso rimbomba come un urlo.
Non e' che poi arrivare in cima al Tomba (solo il cartello del cambio provincia e una riga per terra ad indicarne lo scollinamento) sia in discesa, anzi, pero' lo sono i 300m fino all'innesto con la strada che arriva da Pederobba. Poi riparte, dura, durissima. Uan prima serie di 4 tornanti dove la pendenza rimane (di poco) sotto al 10%, e dall'incrocio con la strada degli Alpini (la scalata da Possagno) la pendenza si assesta sopra al 12%.
Sono 3 chilometri durissimi, oltretutto ben visibili perche' si arrampicano in una serie di tornanti, e se durante la scalata da Pederobba, un po' a piedi un po' sui pedali ero riuscito a superarli, ieri mi sono arreso. Troppa la fatica e nonostante la volonta' la gamba si rifiutava di salire. Ci sta. Mi ca sono un automa, e stavolta, sia pure a malincuore (e' comunque un viaggio di 5/6 ore), ho abbandonato.
Si, io sono sempre convinto che sia meglio finire in condizioni disperate che disperarsi poi per il ritiro, ma stavolta ho fatto un'eccezione. Diciamo che se ci fosse stato qualcuno con me probabilmente avrei superato tutto, ma da solo -a volte- e' impossibile.