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F1 Ritratti: I 40 anni di Ralf Schumacher

Da Tony77g @antoniogranato

RedazioneF1Sport.it

30 giugno 2015 – I cognomi pesano, delle volte anche tanto. Chiamarsi Schumacher ha i suoi pregi e i suoi difetti. Devi essere un fenomeno, un predestinato, per non essere inghiottito in una macchina mediatica che tritura tutto. Ralf Schumacher ha condiviso tutto ciò per quarant’anni. Difeso, attaccato, mai veramente simpatico a tutti, ma sempre a calpestare sentieri già passati dal fratello. Una vita da predestinato, che magari avrebbe voluto gestirsi in modo diverso, ma che inevitabilmente gli ha cucito addosso un’etichetta scomoda, quella di non essere Ralf bensì il fratello di Michael. Ma lui voleva essere diverso, a suo modo, anche se le strade già segnate dal fratello lo hanno portato a fare gli stessi passi. A lui è dedicato il ritratto, guarda caso, numero 40 della serie dei personaggi che hanno fatto la storia della Formula 1.

di: Luca Sarpero e Cristian Buttazzoni 

Ce l’aveva addosso quel cognome. Non se lo poteva togliere all’anagrafe e probabilmente manco gli è passato per la testa, così come il destino che gli sarebbe toccato. Allora il peso triplica, come quando ti carichi sulle spalle un faldone di ennemila tonnellate, se decidi che la tua vita non sarà in un ufficio ma attaccato ad un volante e la tua poltrona da lavoro diventerà per sempre uno scomodo sedile di un mezzo pronto a spararti a 300 all’ora e anche oltre. Ralf Schumacher, se lo vedevi in televisione sapevi già che era così anche dal vivo: arrogante, presuntuoso, poco incline al dialogo e tanto menefreghista. Che lo facesse per nascondersi dal fratello o perchè fosse veramente così, quello non è dato a sapersi. Di certo quell’etichetta di essere “il fratello di Michael”, il campione già consacrato, non gli andava giù. Eppure Micheal con Ralf, spesso ci parlava e tendeva a proteggerlo. Logico, son fratelli. In pista erano sonore mazzate, ma nel paddock una parola per il fratello Micheal la spendeva per difenderlo dai tanti, troppi, attacchi che gli piovevano addosso. E se allora l’arroganza fosse una corazza per difendersi dal rullo mediatico? Eppure le carriere dei due Schumacher hanno un filo che li lega. Due binari vicini e simili, con uno più lungo dell’altro (l’anagrafe sono numeri puri) che arriva prima; ma che poi sembra sondare il terreno per il successore. Poi la separazione, nel momento più alto delle loro carriere, e infine ricongiungersi. Dove? Andiamo con calma.

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Il binario più corto: Nasce a Hurth-Hermulheim, come logico che sia, in un bollente ultimo giorno di giugno di quaranta anni fa. Figlio, manco a dirlo, del guardiano del kartodromo di Kerpen e proprio li comincia a muovere i primi passi e impugnare il primo volante. A tre anni, corre già nei kart, ma anche questo era prevedibile, seguendo le stesse orme del fratello, che lo aiuterà a farsi le ossa. Ma mentre Micheal inizia la lotta per il suo primo titolo, l’altro Schumacher diventa rivelazione in Formula 3 tedesca. Una vittoria e una pole nell’anno dell’esordio, per un terzo posto finale in campionato. Anche qui una strana analogia: Michael, rivelazione e astro nascente della Formula 1, conquista il suo primo titolo nello stesso anno in cui Ralf si mette in luce nella Formula 3 tedesca. Migliora nel 1995, arrivando secondo proprio quando Michael frantuma gli avversari a bordo della Benetton vincendo a mani basse il secondo titolo, ma decide di far su armi e bagagli e andare a correre in Formula Nippon, dove vince il titolo più combattuto nella storia del campionato giapponese contro l’idolo locale Naoki Hattori, completando quel lavoro che il fratello lasciò incompiuto. Vince, ma intanto prende una strada diversa dal fratello.

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I binari si ritrovano: Per il 1997, Ralf Schumacher si sente pronto per il grande salto: l’arrivo in Formula 1. E chi è che lo vuole? Eddie Jordan. Si, lo stesso identico irlandese che 6 anni prima diede una macchina in mano a suo fratello Micheal. Ralf va a podio alla terza gara (bene ricordare un incidente con il compagno Fisichella che fece infuriare tutto il muretto) e poi dimostra di essere tanto arcigno quanto sfortunato inanellando tanti ritiri. E questo farà seriamente dubitare più di qualcuno sulla scelta di Eddie Jordan di portarlo nel Circus, come se essere fratelli di un fuoriclasse significhi essere automaticamente un brocco. Nel 1998, Ralf viene confermato in Jordan, e ciò gli frutta altri due podi, tra cui uno dal sapore molto particolare. Arriva, infatti, proprio al Gran Premio del Belgio, sulla pista bagnata di Spa, l’università della Formula 1, nel giorno più bello della scuderia irlandese, quando un ordine di scuderia gli impedirà di conquistare una vittoria che avrebbe conquistato sul velluto. E a vincere chi sarà? Damon Hill, proprio lui, il grande rivale del fratello Michael che Eddie Jordan gli mette accanto per fargli compiere un processo di maturazione. E ci riuscirà. Nel 1999, infatti, i binari dei due Schumacher si distanziano di nuovo. Inizia il sodalizio con la Williams, team con cui otterrà le uniche soddisfazioni della carriera. Al primo anno, è il pilota rivelazione della stagione, demolendo il nostro Alex Zanardi. Nel 2000 arrivano i Bmw sulle auto del grande Frank, e Ralf Schumacher otterrà con essi: 6 vittorie, 6 pole position e 8 giri più veloci, regalando sprazzi di classe nei duelli corpo a corpo, guarda caso, con il fratello. Divisi nel team ma uniti e maledettamente vicini in pista. Divide il box con Montoya, altro gran manico ma che alla voce “simpatia” marca uno zero fisso. Nel 2004 ha un terribile incidente ad Indianapolis, che li costerà parecchie gare di assenza e che fa chiudere in maniera anche un pò indecorosa i rapporti con la Williams. Balza sulla Toyota e si comporta da mesto gregario del gruppo. Tre podi e una pole position, prima di essere lasciato a casa a fine 2007. Ralf Schumacher passa l’inverno a cercare un volante, ma non andrà oltre un test con la Cenerentola del 2008 Force India. Meglio tirare una bella riga in Formula 1 e guardare altrove.

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Dove Micheal non arrivava: Arrivati a sto punto, possiamo dire che i due binari Schumacher, più che ritrovati, hanno avuto solamente uno scambio. Si, vero, la Jordan; ma poi? Niente, ancora distanti anni luce, anche se non sempre. Ci si mettono pure le donne. Ralf sposa Cora nel 2001, una donna tanto bella quanto capace di allontanare i fratelli. Si separeranno, a suon di piatti volanti, nel febbraio di quest’anno. Eppure Ralf Schumacher sembra aver preso una buona piega dopo la Formula 1. Salta in DTM, proprio in quella categoria che vide il fratello fare una mesta figura anni prima. Dopo un’anno di apprendistato, è già nel team ufficiale Mercedes. Le prerogative sono ottime, ma anche qui i risultati saranno poco entusiasmanti: un quinto posto è il meglio che riuscirà a tirar fuori. Mentre il fratello maggiore conquista la sua ultima pole position e il suo ultimo giro veloce a 43 anni suonati a Montecarlo e Hockenheim.

Poi arriva il 2013, quando Michael saluta la compagnia per tornare alle origini. Sarà Roberto Robazzi, infatti, a chiamarlo nella scuderia più importante e più grande del mondo del karting, ossia Tony Kart, per affidargli il ruolo di collaudatore ufficiale. Michael lo svolge con assoluta dedizione, girando i kartodromi d’Europa per affinare i telai che a breve torneranno a dominare le scene mondiali dopo il passaggio dell’uragano Max Verstappen. Ma poi arriva quel maledetto giorno di fine 2013, di quell’anno infausto che sembrava non voler mollare mai. Vedi Ralf Schumacher all’ospedale di Grenoble: testa bassa, sguardo perso e una fragilità umana che non pensavi di vedere mai in lui. Un uomo che a stento nasconde una giustificata preoccupazione e che sente solo un bisogno in quel momento: vedere il fratello. E quasi se fosse un segno del destino, Tony Kart decide di designare Ralf come sostituto di Micheal nel ruolo di consulente pilota, nel segno della continuità; il tutto arricchito dall’intitolazione a suo nome di una pista di kart in Germania, a prosecuzione della tradizione iniziata già con il padre Rolf. I binari, alla fine, sono sempre geometricamente paralleli.

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