Una dura critica a questa onorificenza è già stata espressa da Franco "Bifo" Berardi, che ricordava tra le altre cose la mancata vigilanza della Bce dell'era Trichet sui maneggi di Goldmann Sachs e delle altre banche d'affari.Bisogna riconoscere che questo insigne "tecnico", sostenitore delle dure politiche di austerity, delle privatizzazioni, della necessità di mantenere bassi i salari («Aumentare i salari in Europa sarebbe l’ultima delle bestialità da fare», dichiarò all'emittente francese Europe 1 il 20 febbraio 2011), dell'innalzamento dell'età pensionabile, della "flessibilità" del mercato del lavoro, ha dimostrato talvolta una spiccata sensibilità sociale, ad esempio quando difese gli alti dividenti riservati ai traders perché il loro lavoro sarebbe «tremendamente precario» [Sic].
Ma è da sottolineare anche la motivazione addotta dal consiglio accademico: Trichet avrebbe il merito di aver «applicato un modello economico che parte strettamente dai dati».
Infatti il nostro riconosciuto genio della statistica pronunciava queste parole:
«Quali sono i paesi che hanno significativamente resistito alla crisi? Sono gli stati emergenti, sono i paesi dell’America Latina che, grazie alle riforme strutturali attuate, si sono trovati in una condizione di tenuta molto migliore. Siamo testimoni di un comportamento notevole anche da parte dell’Africa. Ci sono riforme che consentono alle forze produttive di liberarsi...» (1)A me - che non sono un genio della statistica - risulta che le misure tanto amate da Trichet siano quelle che precipitarono l'America Latina in una terribile spirale recessiva. Mi risulta anche che la maggior parte dei paesi dell'America Latina siano oggi guidati da governi di ispirazione socialista, socialdemocratica o comunque anti-neoliberista che - al di là delle valutazioni che si possono dare sul loro operato - hanno svincolato il più possibile i loro Paesi dalle direttive del Fondo Monetario.
Ma io - ripeto - non sono un genio della statistica.
(1) Antoine Dumini e François Ruffin, Inchiesta nel tempio dell’euro, «Le Monde Diplomatique/Il Manifesto», Novembre 2011.