La situazione fotografata dalla Cgil è a dir poco disastrosa. Il sindacato si è infatti soffermato in questi giorni sul tema della crisi- e su quello della disoccupazione- fornendo numeri e dati su ciò che sta accadendo ad Alessandria e provincia: nel primo semestre del 2011 sarebbero ben 47 mila i posti di lavoro andati perduti che coinvolgono lavoratori ormai definitivamente disoccupati (30.644), cassintegrati (12 mila) e personale “in mobilità” (4450, dei quali 270 senza reddito). Sempre secondo le analisi di Cgil e come è ormai tristemente risaputo, quelli che pagano il prezzo più alto della crisi sono i giovani, le cui assunzioni a tempo determinato sfiorano ormai l’80%, per la precisione il 79,8% (solo il 2% supera i 2 anni di contratto, il 36,6% lavora meno di un mese, il 21,2% è fino a 3 mesi e il 15,3% fino a 6 mesi). Il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni è al 21,7&, mentre i ragazzi (dai 15 ai 29) senza impiego, nè occupati a scuola e che stanno cercando un posto di lavoro sono il 16,5%, con un allarmante totale di inattività pari al 50%. Di fronte a queste cifre si è giunti alla stima che il salario perduto totale è pari a circa 600 milioni di euro. Come non dirla dunque col segretario provinciale del sindacato, Silvana Tiberti, secondo cui, ironicamente, “sono in pochi a subire la monotonia del posto di lavoro”…
In brutte acque navigano anche le famiglie, per le quali, “la povertà sta diventando cronica”, ha affermato sempre Tiberti. “Mentre le aziende che ancora sopravvivono alla crisi sono arrivate a un assestamento verso il basso, dopo un marcato sfoltimento di personale in particolare nelle picoole imprese; nelle aziende si sta dunque consolidando il “dimagrimento”, ad eccezione dell’edilizia che è in caduta libera”. Di fatto, nel 2011 hanno chiuso 132 imprese per una perdita di 741 posti di lavoro.