Fonte: Reddit – utente bezzleford«In molti paesi europei, la ripresa dell'occupazione è andata a scapito della qualità». Queste le parole con le quali Guy Ryder, Direttore Generale dell'Ilo, ha commentato il recente World Employment and Social Outlook – Trends 2016 nelle cui pagine si delinea una dura analisi circa la situazione del mercato del lavoro mondiale.
La crisi del 2008 ha portato ad una crescente perdita di posti di lavoro, soprattutto nei Paesi dalle economie emergenti, fenomeno che potrebbe ripercuotersi anche sui Paesi più industrializzati. Nell’area sud-europea, da 8 anni segnata dallo spettro della cavalcante disoccupazione, in particolare giovanile, alcuni raggi di speranza sembrano affacciarsi sul Bel Paese. Sebbene l’Italia si confermi tra i Paesi che si stanno riprendendo più velocemente dalla crisi economica, grazie al deprezzamento dell’Euro rispetto al Dollaro e al calo del prezzo dell’energia, l’Ilo mostra sia come i livelli di disoccupazione non siano ancora tornati ai (già alti) livelli pre-crisi, sia che si tratti, per ora, di un’occupazione di scarsa qualità: contratti part-time, occasionali, a tempo determinato.
Ma la qualità del lavoro può essere analizzata sotto altre chiavi di lettura oltre a quella della stabilità: prospettive di carriera, realizzazione delle aspettative, autonomia, rapporti con i colleghi, orari di lavoro, solo per citarne alcuni. Tematiche del lavoro legate ad aspetti di work-life balance, responsabilità sociale d’impresa e sviluppo del personale che talvolta le imprese italiane tendono a sacrificare in nome della produttività.
Se consideriamo che le persone dovranno lavorare per oltre i 2/3 delle loro vite, sarà importante cercare di sviluppare il più possibile un’occupazione che sia anche di qualità, in modo tale da assicurarsi risorse umane orgogliose del proprio lavoro e quindi sempre più produttive.
Che cosa potrebbe rendere i posti di lavoro italiani “qualitativamente occupabili”? Oltre alla tanto agognata stabilità economica, uno dei principali problemi delle vita frenetica odierna è certamente il tempo, con un work-life balance sempre più complesso da gestire. Casi virtuosi in questo senso sono arrivati sui giornali proprio in questi giorni: Luxottica ha recentemente previsto per i propri lavoratori la possibilità di decidere se usufruire del premio di produzione tramite la monetizzazione oppure tramite la sua trasformazione in ore di ferie e/o permessi. Ma anche altre aziende italiane, vedi ad esempio l'accordo sindacale "Smart Working in SNAM" offrono servizi di welfare aziendale che facilitino sempre più la conciliazione del tempo di vita con quello lavorativo.
Ma non solo: anche il senso di appartenenza ad un'azienda è determinante per un lavoratore. Percepire di essere parte integrante di un ambiente è uno dei fattori che possono contribuire a far vivere in maniera positiva la realtà lavorativa talvolta stressante.
Lo sviluppo di un'occupazione di qualità passa dunque certamente tramite la valorizzazione e l'investimento del proprio capitale umano. Nel mercato del lavoro italiano, con le sue tipicità culturali, i prossimi mesi saranno una cartina al tornasole per verificare se il recente incremento occupazionale è frutto soltanto degli incentivi economici o se passa attraverso un nuovo sviluppo del concetto di lavoro.
Carlotta Piovesan