I dati provvisori indicano che a luglio si son perse circa 35mila unità, l’equivalente di più di mille posti al giorno. Il tasso dei senza lavoro è ai livelli di maggio, quindi. Per gli uomini, nel secondo trimestre, il tasso si è stabilizzato a 11,5%, mentre per le donne è variato dal 12,8 al 13,4%. Novità anche in merito al divario territoriale: si passa dall’8,4% del nord al 20,3% del sud.
Giorgio Squinzi, leader degli industriali, ha dichiarato nel corso del meeting a Rimini che la situazione è drammatica. Più precisamente: Siamo tornati ai livelli peggiori. Questo è quello su cui dobbiamo riflettere: ritrovare la capacità di trovare lavoro e questo può venire solo dalle imprese. Un Paese che ha oltre il 40% di disoccupazione giovanile è un Paese che non ha futuro. Ma d’altronde la critica va soprattutto alla politica: la differenza con i politici, è che questi pensano alle prossima elezioni e gli statisti, che pensano alle prossime generazioni: ecco noi dobbiamo pensare alle prossime generazioni.
Lo stesso ministro del lavoro, Giuliano Poletti, ha fatto notare come la disoccupazione aumenti al crescere della crisi economica: Questi sono gli effetti negativi della coda di una lunga crisi dalla quale il Paese sta faticosamente uscendo, cui si sono aggiunte le turbolenze internazionali che stanno pesando sull’economia di tutti i grandi paesi europei.
E i primi segnali positivi, secondo Poletti, sono da rinvenire nei dati Isfol: La semplificazione delle norme sull’apprendistato ha favorito un aumento del ricorso a questa tipologia contrattuale importante per l’inserimento dei giovani, quella delle norme per il contratto a termine ha prodotto un moderato aumento dell’utilizzo di questo contratto, senza provocare ripercussioni sul tempo indeterminato che cresce per la prima volta dopo due anni. Confidiamo che queste tendenze si possano confermare e consolidare nei prossimi mesi.
Eppure non si arresta la flessione dei contratti a tempo pieno, che riguarda dipendenti a tempo indeterminato, con -0,5% equivalenti a 57mila unità. Aumentano invece i contratti part time, con un 64,7% di contratti a tempo parziale. Nel secondo trimestre del 2014 continua la diminuzione del numero di inattivi. Si è passati dal 36,6% del 2013 al 36,3%.