Magazine Diario personale

Disprezzami, ma non cercare di capirmi

Da Kisciotte @Kisciotte_Dixit
Giorni addietro ho pubblicato una poesia, qua sul blog.Prima di pubblicarla nutrivo un preciso dubbio, dovuto a un assioma dell’animo mio.
Una poesia non va indagata con la logica.Non si capisce, non si spiega.La poesia va carpita con l’istinto.A chi insiste per capire una poesia, auguro di comprendere tutte le poesie del mondo.Da oggi tutto comprenderai.E nessuna poesia mai amerai.
Però ho anche pensato: qua sono su un blog. Potrei disattivare l’opzione commenti, ma mi sembra un atto di maleducazione o di chiusura.
E allora l’ho pubblicata come un normale post.Volevo sperimentare, fare esperienza per “una prima volta” di cosa sarebbe accaduto.
Ho tolto il coperchio al vaso del miele e l’ho poggiato sul davanzale della finestra, a favor di vento verso il bosco.Non è occorso molto tempo perché l’aroma solleticasse il naso umido di un plantigrado.Con quella leggerezza e sensibilità che soltanto chi non si intende di plantigradi può pensare insospettabili in un plantigrado, la bestia è arrivata, ha annusato l’aria, e ha capito che la limpidezza di quel miele non era roba da infilarci le zampe.È riuscito, l’animale, ad andare contro la sua natura (si sa, le donne devono! fare domande) nel rispetto della natura della poesia.
Ha annusato l’essenza nell’aria, e dopo un’ultima sniffata d’aroma mieloso, ha rugliato compostamente “Ehi! Sono passato Nonno Papero! Ciao, ora vado!” “Ciao Onofria, domani ti faccio una crostata che mi pari tutta pelliccia e ossa.” Ed è risculettata nel sottobosco.
Poco dopo, finalmente, è arrivata la bestiolina che attendevo.Una delicatissima farfalla, leggera, con una “S.” disegnata sulle bionde ali.E ha espresso la sua opinione.Educatamente, sensibilmente, intelligentemente, addirittura poeticamente.Ma ha argomentato: non ha resistito ed è entrata nel vaso di miele.
Prima si è invischiata con le zampette… “Beh, però, il silenzio non serve senza le par…”.E io sono andato per afferrarla con la mano.Risultato: lei si è appiccicata pure con le ali, io mi sono impiastricciato le dita.“Ma anche la parola, anzi soprattutto la parola…”“Sì, d’accordo, se gli si attribuisce quel significato, la penso come te, che poi in realtà… a rigor di logica…”
Senza volerlo ho pronunciato la terribile formula magica “Arigordilogikazum!”, che mi ha trasformato in un barbagianni mignon, e sono caduto nella polla d’ambra pure io.
“Aiutoooo!” grida la farfalla.“Aiutoooo!” le fa eco l’allocco.Tutti e due a gridare all’unisono, livrea e piumaggio vischiosamente invischiati.Tutti e due incastrati e impelagati a ragionar dentro la poesia.
Per fortuna la farfallina S., elegante e leggera come solo l’intuito femminile sa essere, con un inaspettato colpo d’ali e di buon senso ci ha portati tutti e due in salvo.“Ora ho capito la tua spiegazione, grazie, alla prossima.”
Ecco le considerazioni su questa esperienza alla SuperQuark, tra Scienza e Poesia.
Ho sperimentato su di me, per la prima volta, quanto mi senta a disagio a dover argomentare per spiegare una poesia.Perché più cerco di spiegarla, più la sento estranea.Più le stringo le mani intorno al collo e più la sopprimo.Mi rendo conto di violentarla nell’intimo.Per merito di S. sono stato tirato dentro in un principio di discussione nel quale ho capito finalmente il significato dell’espressione “Tu stai uccidendo ogni poesia”.
Ho avuto la fortuna di trovare una lettrice critica, e al contempo educata, delicata, garbata, insomma, le è andata bene.Non a me, alla poesia è andata bene, perché l’ho esposta al rischio di venire travisata, offesa, calunniata, derisa, fraintesa, ecc.
S. è stata perfetta, è servita all’esperimento e senza fare alcun danno!Merita un bel grazie, e non certo un paradenti, questoaeroplanino che mi ha tratto in salvo come un palloncino.
Ma se fosse arrivato un rospo anziché una leggiadra fanciulla.Sarebbe forse finita a “Baciami il culo, stronzo, tu e le tue indagini speculative sulla segatura che hai al posto della materia grigia.”Perché Kisciotte può anche sporcarsi la bocca, purché la poesia non subisca onta.
D’altronde non mi rassegno all’idea di postare una poesia inibendo i commenti. Odio le censure, tranne quelle autoimposte.Farò così: lascerò attiva l’opzione commenti, ma non so se risponderò ai commenti, intanto è certo che leggerò tutti quelli che vorranno posarsi sulla pagina.
Se poi qualcuno sarà sgarbato con la poesia (non perché scriverà “Questa roba fa così schifo da far vomitare un maiale ubriaco, anche da sobrio”, ma perché scriverà “Non l’ho capita! Me la spieghi?”) l’essenza di una poesia è inafferrabile e al riparo da qualunque tentativo di sbudellamento critico.
In quanto a me, non serberò rancore; starò zitto.
In silenzio.
Mi limiterò, la sera, a lasciare una crostata fumante sul davanzale della camera da letto di qualcuno.Servirà come dessert agli orsi, dopo che avranno cenato.E solo dopo che si saranno puliti gli artigli sul cuscino.
Hanno il senso del galateo gli orsi.Quando leggono poesie, quando sgranocchiano tibie.Senza fare troppo rumore.Senza troppe parole.
In silenzio.
K.
Ah sì, quasi mi dimenticavo! Mentre guardavo S. fondersi all’orizzonte dentro un raggio di sole, si narra che alle mie spalle, sotto la finestra col miele, siano passati in punta di piedi, con le scarpette di muschio in mano per non far rumore, anche ventisette Sileni in fila indiana, tutti attenti a non disturbare e ad inspirare profondamente.Ma, come detto, avvenne così silenziosamente, che forse fu soltanto il brusio dell’immaginazione.

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