Dissociamoci dal Quinto Stato

Creato il 12 gennaio 2015 da Albertocapece

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Mentre ieri percorreva le “vasche” del cuore europeo quel quinto o forse post- stato che si occupa di annientare sovranità di nazioni e popoli, mentre anche intelletti sopraffini confermano la menzogna convenzionale che a muovere guerre, stragi, violenze siano divinità crudeli, autonome e indipendenti da quella che da sempre muove battaglie, crociate, spedizioni, la combinazione di profitto e del potere che genera e nutre, la peggior soldataglia, quella che ogni giorno rinnega le ideologie per spregio delle idee e che è folgorata dai valori che ha contribuito a deprezzare come arcaici, teorici, antistorici, esprime liberamente – quella si, eccome – tutto il veleno del pregiudizio e dell’ignoranza.

L’assessore all’istruzione di Bassano del Grappa, dove dovrebbe perpetuarsi l’uso mite di “darsi la mano”, ha inviato a tutti i dirigenti scolastici del Veneto una circolare invitandoli a  parlare dell’attentato nelle scuole “condannandolo fermamente senza se e senza ma.”  Fa strame della logica: “Se non si può dire che non tutti gli islamici sono terroristi, è evidente che tutti i terroristi sono islamici”  e prosegue  reclamando una  “condanna morale che deve scaturire dal profondo di una coscienza comune”  che deve scaturire “alla luce della presenza di tanti alunni stranieri nelle nostre scuole e dei loro genitori nelle nostre comunità”.
“Soprattutto a loro dobbiamo rivolgere il messaggio di richiesta di condanna di questi atti, perché se hanno deciso di venire a vivere in Europa, in Italia, in Veneto devono sapere che sono accolti in una civiltà con principi e valori, regole e consuetudini a cui devono adeguarsi e la civiltà che li sta accogliendo con il massimo della pienezza dei diritti, ha anche dei doveri da rispettare.” Una ferma condanna serve “se questi ultimi vogliono veramente essere considerati diversi dai terroristi.”

La richiesta di dissociazione esemplare ha sempre trovato terreno favorevole in paesi che si sentono superiori grazie all’humus della disuguaglianza e al concime del pregiudizio. E si addicono particolarmente a chi in casa si è abituato a conformismo ed ubbidienza, ma per strada strilla contro chi non si ribella altrove.

Eppure quasi tutti noi ne siamo stati colpiti, per via  di stereotipi e luoghi comuni, cruenti come crociate: copertine di settimanali che inalberano lupare sul piatto di spaghetti al pomodoro, nomea di indolenti imbroglioni, che ha colpito i nostri emigranti e dio sa quanto li colpirà. Ma i contesti sono i più svariarti, grazie al clima che si è creato e che promuove rottura di antichi vincoli e patti generazionali e affettivi: dipendenti della Pa chiamati a distinguersi da fannulloni, operai invitati a differenziarsi da garantiti parassitari e così via.

Da persona che ha sempre militato con alterne disillusioni e amarezze nella sinistra, sono continuamente sollecitata per via dell’origine ebraica e benché agnostica e laica, a dissociarmi dalla politica dello Stato di Israele, come se l’appartenenza a una etnia o l’adesione a una religione o il riconoscersi in una tradizione culturale implicassero necessariamente un’approvazione cieca e un consenso irrazionale, dal quale soggetti terzi devono incaricarsi di risvegliare le vittime per riportarle a ragione e civiltà.

Ogni tanto mi riprometto di non rispondere, ma poi ha il sopravvento lo spirito di servizio che nasce dalla laicità e che mi spinge a rivendicare che sono indiscriminatamente contro l’uso della forza per reprimere, che sono indiscriminatamente contro la pretesa di appartenere a una razza superiore, a cominciare da quella “occidentale”,  che sono indiscriminatamente contro  qualsiasi scorreria imperialistica … e che sono anche indiscriminatamente contro gli imbecilli. Per questo quotidianamente mi dissocio dai governi alla testa del Paese nel quale sono nata e  che spesso mi fa sentire apolide se ha permesso che nessun lombardo pensi di differenziarsi dai leghisti, se permette che fascisti e razzisti compiano libero esercizio di apologia di reato. Per questo mi sento apolide rispetto all’Europa, quella che ieri si è sentita rafforzata  in modo da proseguire nell’erosione di diritti, nell’impoverimento del welfare, nella fine del lavoro e nella cancellazione delle conquiste di un secolo, nella politica del ricatto come sistema di governo di una cupola sovranazionale che ha soffocato la sovranità di popoli e stati.


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