[da Lo sguardo di nascere]
torneremo a alloggiare lo strapiombo
nell’accolito piumare che nasce
su altissimo nido l’aquila degli occhi
ceruleo voltato a intendermi nell’ansa
gli anni che precipiteranno questo esserci
come piccoli alla fonte battesimale
pronti ad essere lavati da colpe inesistenti
nell’atto di affiggere una qualsiasi spoglia
al metro più recente
(…)
devi solo sopraggiungere a sentire
questo spiraglio di stagione
giunto al silenzio, neve ovunque parola
in profili cristallini. Non parlami,
siamo troppo insistiti di sotto la coltre
da disposizioni acute, da forme illusorie
meglio tacere, perché l’ente che ci nutre
è rotondo, ceduto finalmente l’arco miope
dei picchi dolorosi, lo scambio piccino
del reciproco caos. Non parliamo,
soffochiamo i contorni lievi