Magazine Diario personale
Io Marc e Raul in questi ultimi giorni abbiamo captato un problema tra noi, direi di comunicazione o meglio non -comunicazione, che ci sta facendo vivere dei momenti un po' difficili.
In poche parole Marc si è attaccato fisicamente a me in modo esagerato, e se dico esagerato, io che non ho nessun problema ad appoggiare l'allattamento prolungato, il cosleeping, ecco vuol dire che la cosa era proprio fuori controllo.
E' sempre stato normale per noi fare il sonnellino insieme, o anche stare abbracciati sul divano nei buchi di tempo, mentre leggiamo e avere Marc in braccio che ciuccia. E' cosa buona e giusta che lui trovi serenità, consolazione e funzione antistress nella tetta.
Ma se vi dicessi che venerdì, che non vado a lavorare in città, dalle otto del mattino fino alle 3 del pomeriggio è già tanto se sono riuscita a lavarmi i denti e per il resto non ho fatto niente, che Marc non voleva e che siamo stati piantati sul divano fino alle 2 del pomeriggio, pena urla, pianti disperati se provavo a muovermi? E muovermi vuol dire andare in bagno, cucinare.... Marc si è opposto poi ad ogni tentativo di fare qualcos'altro, tipo giocare, colorare, passeggiare...tutto insieme io e lui, sia chiaro!
Diceva solo sientate en el divano! E si metteva comodo e io là praticamente paralizzata che cercavo di motivarlo a scendere e fare qualcos'altro insieme.
Quando alle tre del pomeriggio ho voluto stendere i panni e l'ho voluto fare anche solo per sgranchirmi le gambe, la schiena, il culo, le braccia che mi facevano male (!!) nonostante Raul cercasse di intrattenerlo, vi giuro che dal giardino posteriore sentivo urla e strepiti che manco al mattatoio. Tre minuti. Una volta tornata mi sono piantata sul divano fino alle 5 del pomeriggio, quando sono dovuta andare -lasciandolo dalla nonna - a fare il mio turno al mercatino in una piccola fiera di quartiere.
E' stato così ieri ad un matrimonio, dalla cerimonia al dolce seduta con Marc in braccio.
E' stato così mercoledì quando a pranzo avevo 10 persone per festeggiare il mio compleanno, sono riuscita a tagliare due fette di torta perché Marc mi ha fatto il piacere di lasciarmi le mani libere per due minuti.
Questo è un problema. Inutile negarlo.
Ieri io e Raul quindi ne stavamo parlando, per provare a ridimensionare la cosa, non dò retta a chi mi dice che dovrei togliere la tetta a Marc perché è grande, è un vizio, siamo tettalebani, ma ci siamo resi conto ed io ho pianto un po' che non diamo a Marc tutte le attenzioni che chiede.
E' vero spesso siamo fisicamente con lui, ma non lo ascoltiamo molto.
Sia io che Raul giochiamo con lui, ma non siamo mentalmente collegati in tutti i momenti.
Nonostante le coccole e carezze per consolarlo dalla tosse, evidentemente non lo guardo negli occhi con abbastanza intensità.
Cavolo, davvero! Come è potuto accadere?
Ci credo quindi che mi si era attaccato adosso fisicamente, fino a farmi venire i calli ai capezzoli (toccare per credere) e che non volesse condividere con il padre manco un minuto.
Che solo bloccandomi fisicamente poteva ottenere le mie attenzioni, forzatamente poi, perché è chiaro che io sono arrivata al punto di stressarmi tanto da nascondermi da lui e lui allo stesso modo a stressarsi tanto da inseguirmi disperato, come se il mio tentativo di andare al bagno fosse un abbandono definitivo.
Analizzando poi i momenti sereni, la differenza è impossibile non vederla: il fatto potenziale di essere tutta per lui lo porta a infischiarsene di me e stare beato a ritagliare per le mezz'ore intere. Se invece mi vede di fretta o impegnata, ecco che comincia la litania. Perché non lo abbiamo capito prima?
Tra l'altro non dò al lavoro la colpa di questa nostra assenza, seh troppo facile nascondersi dietro alle scuse! Marc cresce e noi ci siamo rilassati, ecco. Non ha più tre mesi e non gli stiamo più con gli occhi puntati addosso per 24 ore. E' sempre stato uno autonomo, che puoi "lasciare là" a un metro da te che si intrattiene da solo, con la terra, i colori e va a spasso con il cane... ma appunto, vuole sentire di essere sempre comunque al centro dei nostri pensieri e se non lo facciamo volontariamente, si prende i suoi spazi con la forza. Così è stato.
Ahi.
Ad ogni modo stiamo prendendo già provvedimenti. La fregatura di lavorare in casa e sempre insieme è che appunto lui ad un certo punto è entrato a far parte del sistema a differenza di altre famiglie che passano molto tempo separate, noi al contrario ci diamo come "per scontati". Ci siamo, ma come che no. I nostri pranzi tutti insieme sono veloci e poi torniamo al nostro lavoro, fianco a fianco. Marc nel mezzo, ce lo spartiamo ma appunto, stiamo lavorando.
Ci è difficile staccare la spina e dedicarci solo a lui senza avere la tentazione di controllare il campo, controllare le email, fare una telefonata.
Anche perché ci piace lavorare, lo facciamo con passione, le nostre giornate sono sempre diverse e piene di soddisfazioni, sicuro che non ci possiamo confrontare con impiegati e dirigenti d'azienda.
È un po' triste doverlo ammettere, di aver messo nostro figlio tra gli impegni da sbrigare ed essersi illusi che la quantità possa bastare, rispetto alla qualità.
Quindi dicevamo, i provvedimenti: adesso che cominciano ad accorciarsi le giornate, il nostro obiettivo rimane quello di cenare alle 20 e andare a dormire alle 21.30 ma fin dalle 18 far capire a noi e a chi ci sta intorno che lavora qua con noi, che sta arrivando la fine della giornata ed è arrivato il momento di ritirarsi in famiglia. (sembra scontato ma in estate fino alle 21 siamo nei campi e con noi altre 3-4 persone).
Che io alle 14 quando esco dal lavoro non ci sono per nessuno, salvo appuntamenti con produttori vari e che devono avvenire qua in casa mia, tra una tazza di the e Marc in zona e prima delle 18 e una volta a settimana. Anche questo sembra una cosa ovvia, ma non so se riuscite ad immaginare che casa mia per anni e anni è stato un crocevia di incontri spontanei ad ogni ora del giorno e proprio due settimane fa alle 5 del pomeriggio avevo in giardino circa 9 agricoltori che pur dovendo parlare di lavoro (cose che vanno anche a nostro vantaggio) alle 21 erano ancora piantati là.
Tutto questo rompe i nostri equilibri e noi quindi dobbiamo farli rispettare, ed essere i primi a rispettarli.
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