Magazine Cinema

Disturbare il segnale: frank gatti

Creato il 27 settembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

DISTURBARE IL SEGNALE: FRANK GATTI

Lontano dal parossismo verbale (verboso, lugubre) del potere nazionale e da quello degli alienati a egoistica ipocrisia (la Roma dei clacson e delle caste), a Marsiglia si respira un vento che parte dal mare e rende dolce anche l’aria d’estate. Lì di blu c’è il cielo ed il mare, non certo l’arroganza della scorta automunita.

La città designata a essere la capitale della cultura europea per il 2013 è un cantiere a pieno ritmo (se non in crescita, almeno in movimento). Il Viex Port, quello dell’inizio di À bout de souffle, in via di pedonalizzazione, è irriconoscibile, un nuovo museo d’arte contemporanea sta nascendo ex novo a pochi passi dal molo.

In questa città emblema del passaggio di uomini e merci, lì dove è morto agonizzante Rimbaud, lì dove è nato Artaud, o ancora tra le vie nelle quali Walter Benjamin scelse non a caso di sperimentare l’hashish per poi scriverne accuratamente gli effetti, si svolge da ormai dodici anni Image contre Nature, uno dei primi festival ad aver scelto la sperimentazione visiva come cardine della propria programmazione. (http://www.p-silo.org/) (nel “contre nature” c’è tutta l’ambiguità semantica dell’andare contro che è anche andare incontro).

Non era tra i realizzatori selezionati per questa edizione, Frank Gatti, ma è di lui che più mi preme scrivere e riferire. D’origine in parte italiana (i nonni si trasferirono negli anni ’40 al nord della Francia per fuggire il fascismo e per trovar lavoro nelle miniere a cielo aperto…) e in parte ucraina, trasferitosi da poco a Marsiglia dopo anni di militanza faticosa nella Parigi “nervosa e troppo affaristica”, Frank è autore di una ricerca tesa polemicamente (debordianamente, strategicamente, con resistenza) a perturbare i codici e sabotarli poeticamente, a ricercare l’errore e fare ancora una volta (sempre più raramente) della forma il campo della lotta politico-estetica.

Con Spot Surface Tnt, realizzato nel 2008 rielaborando riprese di eventi sportivi, Frank Gatti ha sottoposto il formato mpeg2 (quello usato per il digitale terrestre francese) a interferenza, mettendo a punto un dispositivo che interferiva sulla ricezione del segnale attraverso una antenna herziana utilizzata come un sensore sensibile agli spostamenti nello spazio, e così anche un decoder digitale terrestre manomesso in modo mirato al fine di trasmettere l’immagine video come entità digitale compressa.

La resa estetica che emerge propone una visione forsennata, disturbata, interrotta, scorporata di quel che resta del contenuto “originale”. Il campo di calcio o la pista di F.1 si smaterializzano, nella mescolanza dei pixel le tinte cromatiche si sovrappongono. Gli inciampi del segnale corrotto e detournato, connotati anche dai suoni 8bit di Motif R, ribaltano la funzione di servizio che in tal caso lo strumento video solitamente assume: l’attenzione non è più rivolta verso la performance dell’atleta di turno, (la cui visibilità si confronta con qui con la quasi ‘impossibilità della stessa), ma verso un altro genere di prestazione di drammatica dialettica, la lotta tra un segnale numerico in ingresso e la sua cortocircuitata traduzione in pixel-immagini.

Completato l’anno successivo, il suo Slapstick social (2009) rigetta ogni sentimentalismo ed ogni educato pathos da servizio civile.

Aldilà dell’empatia e della pulsione scopica, rigenerando il genere burlesque del cinema delle origini con immagini rubate all’agonia del quotidiano, sottratte tanto alla celebrazione ipocrita della miseria quanto al rito della solidarietà sociale, c’è da vedere come si muovono i corpi, in una danza ebbra, rallentata o ripetuta, c’è da sentire come non si reggono in piedi. (e non si regge tanto meno la camera, priva della volontà di identificare un’unità di spazio-tempo: la percezione risulta traballante quanto le gambe del derelitto di turno).

I “senza fissa dimora” rimangono l’emblema principe della disperata disparità metropolitana, il risultato più evidente della sbornia del progresso, nel barcamenarsi comico all’interno di una involontaria coreografia, tableaux vivants in decomposizione, deriva del corpo in stato di abbandono dai sensi, senza possibilità di soccorso. Visione disturbante e disturbata, duetto alla Laurel & Hardy in versione sporca e agonizzante, tra tracce di sangue e predominanza del nero.

Unheimlich Breaking News (A narrative line borderline) (2011) è il frutto di un montaggio in diretta (una performance in una galleria a Limonges) d’un flusso d’una intera giornata di immagini provenienti da tutti i canali dedicati alle news presenti sulla tv via cavo e via digitale terrestre. Frank in questo caso ha lavorato per cancellamento, sottraendo ogni fonte sonora e ogni riferimento spazio-temporale alle immagini riprese, provocando un disambientamento perturbante al momento della re-visione spettatoriale. Un lost in translation del formato, con immagini svuotate da qualsiasi volontà di piacere, di attrarre, di rispondere ad una estetica (una corrispondenza ad una semiotica cinematografica), lasciandoci riprese senza autore dall’effetto straniante, fluttuanti in una perturbante perdita del punto di riferimento. Far perdere le tracce di una possibile decodifica-orientamento. Eliminare i tasselli della comprensione. Lasciare frammenti slegati. Produrre disambientamento. Far cadere la familiarità con il reale.

L’ultimo suo progetto è Low Lux & SuperLux (2011), a metà tra l’intervento installativo e la videoarte. Operando un radicale switch. Gatti ha rivolto una serie di camere di sorveglianza (le celebri onnipresenti camere a circuito chiuso) verso il cielo, allontanandone dall’ordinario puntamento verso lo spazio urbano. Voltare lo sguardo verso l’alto per sorvegliare lo spettro ottico. Ancora un atto radicale di detournamento, Ancora una torsione dello sguardo. Ribaltare il valore d’uso con un’istallazione di video-controllo che si disinteressa finalmente dell’applicazione securitaria della legge e va a cercare stimoli di altra natura più in alto delle nostre teste.

Ne è seguito un lavoro di montaggio diviso su 6 schermi, il cui frutto dona all’occhio l’opportunità di rilevare lo scontro poetico tra i raggi solari e l’obiettivo dello strumento di registrazione, le traiettorie degli oggetti in volo, il cromatismo cangiante nel corso della giornata. Un’indagine sulla luce, sulla via della “rivelazione” estatica, ai confini della metafisica, corteggiando il saggio sull’apparizione di Didi-Hubermas, catturando il passaggio fantasmatico dell’inaspettato, sia esso la scia di un aereo o il buco nero che va lentamente formandosi al centro d’una inquadratura bruciata.

Per Frank Gatti, citando un altro dei suoi riferimenti – Giorgio Agamben – si tratta di fratturare il linguaggio, disassemblando le unità spazio-temporali, cambiando le condizioni di esistenza e di sussistenza del medium con il quale ci si confronta. Intaccare il reale, disintegrarlo, Smarcarsi dalla necessità d’un messaggio, far traballare in certi casi anche il codice, perseguire nel sabotaggio artistico abolendo l’intermediario narrativo. Cambiare di segno è cambiare di significato.

Salvatore  Insana 

 

DISTURBARE IL SEGNALE: FRANK GATTI
Scritto da il set 27 2012. Registrato sotto RUBRICHE, TAXI DRIVERS CONSIGLIA, UNDERGROUND. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :