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Disturbi alimentari: come riconoscerli, come curarli

Da Lapulceonline

obesità, peso, dieta, bilanciaA tutti noi, in genere sulla soglia dell’estate, è sicuramente capitato prima o poi di guardarsi allo specchio immaginandosi in costume da bagno, e non per tutti la cosa è stata sempre un piacere: i chili di troppo denunciano spesso un’indulgenza ai piaceri della tavola, magari unita alla sedentarietà, che favorisce la comparsa delle inequivocabili curve del sovrappeso, e non è certo chiamandole “maniglie dell’amore” che riusciamo ad esorcizzare l’idea che le nostre abitudini alimentari, e magari non solo quelle, andrebbero riviste. Buoni propositi estivi che ciclicamente molti di noi fanno, e che nel migliore dei casi portano qualche frutto immediato che ci consente di rientrare nel costume con un minimo di decoro ma, al primo accenno
d’autunno, fi niscono nello stesso cassetto del costume salvo riproporsi a distanza di un anno… Per qualcuno, tuttav a, la preoccupazione per il proprio peso e il proprio aspetto è questione centrale della vita di tutti i giorni, ed anzi per chi è predisposto rischia di diventare una vera e propria patologia, come ci spiega la dottoressa Sara Cappelletti, psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, segretario dell’Associazione Psicoterapia Provincia di Alessandria (APPA) e soprattutto – per quel che qui ci interessa – responsabile dell’AIDAP di Alessandria, l’Associazione Italiana Disturbi Comportamentali e del Peso che, nel suo studio in via Messina 23, gestisce lo sportello informativo dell’associazione
e tenta di sensibilizzare soprattutto i giovani nei confronti di queste patologie. “Innanzi tutto occorre capire che i disturbi dell’alimentazione e del peso sono una vera e propria patologia – esordisce – che spesso non viene compresa neppure da familiari ed amici che, nella maggior parte dei casi, rimproverano il congiunto malato di anoressia o bulimia, per i suoi disturbi mentre nessuno, per esempio, si sognerebbe di rimproverare chi ha un diabete o un tumore. Eppure anche i disturbi dell’alimentazione sono una malattia, proprio come il diabete o il tumore, con l’aggravante che il malato non sempre ne è consapevole dal principio.”

Nessuno di noi, probabilmente, mangia proprio come ci suggerirebbe un dietologo. Vuol dire che siamo tutti malati? “Per capire cosa siano i disturbi dell’alimentazione e del peso occorre fare chiarezza: a differenza di quanto si crede, non sempre il peso è una componente fondamentale: a volte anche persone che hanno un peso normale possono essere malate. Il sintomo principale della malattia, infatti, non è soltanto la perdita o l’acquisto di peso – che potrebbero essere legati ad altri fattori – ma è invece l’incidenza che il problema del peso e della forma fisica acquista nella vita di una persona. Essere ossessionati dal peso o dalla forma fisica in ogni momento della giornata, essere penalizzati nei nostri rapporti sociali da una sorta di “incubo” del dover mangiare insieme agli altri, nascondere e vivere nel privato, appartati, il momento del pasto, è l’indizio che qualcosa non va. Tutti noi siamo attenti alla nostra alimentazione e alla forma fisica, ma ben diverso è lasciare che queste preoccupazioni condizionino tutta la nostra vita. Un disturbo alimentare è clinicamente rilevante quando la preoccupazione per il peso e il cibo sono “preoccupazioni estreme”, incidono cioè pesantemente nella vita quotidiana di una persona.”
Per chi ne è affetto è facile fare un’auto-diagnosi di questo tipo di malattia? “Non è affatto facile prendere consapevolezza di questa malattia, ma è il passo fondamentale da compiere per risolvere il problema. Può essere in questo
cruciale il ruolo di familiari e amici, perchè è molto più facile, dall’esterno, accorgersi di quello che il malato non percepisce.
In questi casi il primo passo da fare è chiedere aiuto e l’AIDAP su questo fronte è il primo presidio, anche perchè in Italia mancano le linee guida per la cura dei disturbi alimentari, tant’è vero che noi utilizziamo le linee guida accreditate all’estero, negli Stati Uniti o in Inghilterra, per l’applicazione di una terapia cognitivo-comportamentale che è l’unica terapia con evidenze scientifiche di effi cacia per risolvere il problema, rendendo il malato consapevole, motivandolo e aiutandolo
a cambiare radicalmente il proprio approccio al problema.”

Si può dire che sia un problema dei giovani, o dei paesi occidentali “ricchi”? “Sembra un paradosso ma si può dire che è un problema dei paesi in cui esistono i mass-media. In assenza di modelli estetici estremizzati, in termini di magrezza o di forma fisica, che sono quelli proposti dai mass-media, la malattia non esiste. In questo panorama è ovvio che i più giovani siano i soggetti maggiormente a rischio, ma nessuna classe di età ne è esente”.

Cosa scatena questi problemi? “L’effetto scatenante può essere molteplice. In chi è predisposto, perché ormai è certo che esiste una predisposizione soggettiva data da vari fattori genetici ed ambientali, l’elemento scatenante può essere una dieta fai-da-te magari ripetuta nel tempo, o una dieta che si autoimpone chi non ne avrebbe bisogno essendo normopeso. Una recente indagine ha dimostrato che, per le studentesse che praticano diete inutili o scorrette, è otto volte più facile ammalarsi di disturbi
dell’alimentazione e del peso rispetto al campione.”

Le diete, insomma, possono essere pericolose? “Solo le diete inutili o scorrette. Non siamo contro le diete quando servono, sono sane, controllate e ben gestite da chi le pratica.”

E quando si può dire correttamente che una dieta serve davvero? “Quando un soggetto è in sovrappeso.
Talora le persone ritengono erroneamente di essere in sovrappeso, perchè tendono a voler assomigliare a un ideale non compatibile con la biologia degli esseri umani, che è poi quello dei modelli e delle modelle veicolato dai media. Eppure è chiaro a tutti che essere sottopeso e stare bene in salute non è possibile. E’ possibile invece  essere magri e sani. Le diete, quando servono, vanno poi attentamente controllate da un medico”.

Sara Cappelletti

Sara Cappelletti

Per chi volesse approfondire questa tematica , è possibile accedere al sito dell’AIDAP, sul forum dell’associazione di cui lei stessa è moderatrice all’indirizzo www.positivepress.net/aidap, oppure contattare direttamente la dottoressa Sara Cappelletti al numero telefonico 0131 264669.


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