Magazine Pari Opportunità

(Dis)Umanità varia e avariata

Da Suddegenere

 

Il 12 ottobre sera una giovanissima donna viene stuprata mentre si trova nella pineta di Giovino(Cz) con il suo fidanzato.

Il 16 ottobre pare che la città di Catanzaro sia tappezzata da questi volantini:

(Dis)Umanità varia e avariata.

( Foto violentatore con didascalia “per la vostra integrazione“, in centro storico) 

Forte impressione nello sbatterci contro, camminando per le strade della città . Mi sono fermata immobile, non so per quanto tempo, a fissare questo prodotto altamente culturale e quando ho estratto la macchina fotografica dalla borsa mi si è avvicinata una donna che lavora, o è proprietaria, di un negozio prospiciente il pezzo di muro che stavo per “immortalare” e  mi ha chiesto, tra il sorpreso e l’irritato

“Cosa sta facendo?!”

Non lo so neanche io perchè mi sono presa la briga di risponderle…forse perchè mi trovavo di fronte ad una donna, forse perchè quella donna è piu’ o meno mia coetanea e inconsciamente ho dato per scontato che non potessimo non “capirci”, o forse perchè mi sentivo profondamente stanca. Sta di fatto che le ho risposto, le ho raccontato, un po’ come se stessi raccontando a me stessa, che lo stupro è un orrore, che bene che vada lascerà una segno indelebile nell’anima e nel corpo della donna che l’ha subito, ma che  lo stupro e la violenza sulle donne non ha latitudine, non ha etnia, non ha…..

E intanto, mentre parlavo, pensavo a Maricica Hahaianu, all’assassino (italiano) che qualcuno vorrebbe vedere fuori dal carcere perchè è giovane e ha sbagliato, ma si era sentito “minacciato da una donna  troppo sicura di sè“, e quasi mi salivano le lacrime agli occhi e pensavo “sorella, capiamoci!”

Lei mi ha guardato con scherno e mi ha risposto con un secco “Dipende dai punti di vista”.

Dipende dai punti di vista? ….per fortuna arriva la pioggia.

 

Questa  la condanna dell’amministrazione comunale (n.b. giunta di centro-sinistra) :

“”Una condanna unanime per la terribile vicenda accaduta nella Pineta di Giovino è stata espressa dall’Amministrazione comunale.

Il sindaco Rosario Olivo ha manifestato vicinanza alla coppia di giovani protagonista, suo malgrado, di quanto accaduto, ringraziando le forze dell’ordine per aver subito assicurato alla giustizia il balordo autore della rapina e dello stupro. “E’ stata certo un’esperienza terribile per i due ragazzi – ha commentato il Primo cittadino – che hanno avuto la forza di denunciare subito l’episodio. Grazie a questo gesto, in pochissimo tempo, la Polizia ha potuto arrestare il trentunenne macchiatosi di uno squallido reato. Sappiamo che c’è un problema sicurezza nei quartieri a sud della città ed è per questo che l’Amministrazione è fortemente impegnata affinché si possa contrastare una situazione ormai di emergenza. Per questo speriamo davvero che il Governo approvi il Pon sicurezza, il quale – ha concluso – permetterebbe una serie di interventi nelle periferie più a rischio”. Il Sindaco ha anche sottolineato che la nomina dell’assessore Raffaele Salerno alla Sicurezza è stata dettata dalla necessità di poter contare su una figura di riferimento, dalla grande esperienza e professionalità, che possa, con costanza, coordinare tutte le azioni necessarie per arginare il dilagare dei fenomeni delinquenziali nel capoluogo. E proprio l’assessore Salerno, commentando l’ultimo caso di violenza, ha ribadito la volontà dell’Amministrazione nel voler agire, immediatamente, nei quartieri di maggior degrado sociale. “Ecco perché proprio ieri – ha sostenuto – abbiamo riaperto il distaccamento dei Vigili urbani nel quartiere marinaro. Una scelta non casuale, ma dettata da una esigenza specifica: quella di presidiare maggiormente questa parte del territorio”. Salerno ha quindi sostenuto l’esigenza di una concreta sinergia tra le forze dell’ordine, “per operare in modo sincronico”. Anche l’assessore ha auspicato una rapida approvazione del Pon Sicurezza: “Ciò consentirebbe – ha spiegato – di porre in essere tutta una serie di iniziative di prevenzione, formazione e recupero sociale che è il compito specifico dell’Amministrazione, visto che alla repressione sono preposte altre istituzioni”. “In questa vicenda di Giovino – ha concluso Salerno – va evidenziato il coraggio dei due giovani di riferire l’accaduto: una sensibilità di collaborare e di affidarsi alle forze dell’ordine che, purtroppo, non è comune e che tuttavia dimostra come, denunciando, un ritorno c’è”.” http://www.comunecatanzaro.it/?q=node/5321

(n.b. al tg3 regionale hanno specificato che è stata la ragazza a telefonare alle forze dell’ordine)

Prego notare che: l’ordine dell’amministrazione comunale è “prima rapina e poi stupro” (e non lo è neppure nello svolgimento dei fatti visto che prima la ragazza è stata stuprata e solo poi, prima di scappare, l’uomo ha preso venti euro dal portafogli del ragazzo).

LE PAROLE PESANO.

Terribile è stato sentire in televisione e leggere sul giornale il modo in cui dal capo della squadra mobile di Catanzaro lo stupro di una giovanissima donna viene definito: una “brutta avventura”. (qui)

Lo stupro è un evento devastante, che arreca alla persona danni gravissimi ed irreparabili, per superarlo veramente bisognerebbe rinascere, e il fatto che una fonte autorevole, in maniera tanto pubblica, lo definisca “una brutta avventura” è per me cosa sconcertante, grave e pericolosa perchè potrebbe favorire , soprattutto nei piu’ giovani, un’idea assolutamente distorta di quelle che sono le conseguenze sconvolgenti di un atto simile sulla vita della donna che ne è vittima e anche della sua famiglia.

Un uso consapevole e appropriato delle parole, che in certi casi pesano come macigni, immagino sia necessario onde evitare la totale deriva culturale.

Ha per caso qualche genere di “timore” l’amministrazione comunale nel parlare di stupro e violenza sulle donne ? O  l’argomento va bene solamente negli incontri programmati come autoreferenziali e destinati non di certo alla comunità (visto che non se ne ha MAI notizia se non il giorno dopo sul giornale per l’autocelebrazione di qualcuna/o)?

Certo è che parlare di messa in sicurezza dei quartieri a rischio ha un appeal diverso che parlare di violenza di genere….

Dubito fortemente che i “signori”, che hanno fatto stampare quei volantini e li hanno affissi per la città, abbiano realmente a cuore il problema della violenza sulle donne, sono certa invece che abbiano solamente usato per un’altra volta il corpo di quella ragazza per i loro scopi meschini e razzisti. A quale “integrazione” fanno riferimentro, poi? Mi pare che nella nostra città e nella nostra regione, tranne rarissimi esempi, non si possa  parlare  proprio per niente di “integrazione”.

Proprio qualche giorno fa Anna Pascuzzo, fondatrice del Movimento Antirazzista Catanzaro, scriveva:

“”…umanità rom “rinchiusa” e disumanità libera di circolare !

Chissà da quando ci pensavo, certamente da quando conosco Gabriella De Luca (Presidenta di Terre di confine).

Credo d’aver ricondotto sempre a lei la comunità rom di Catanzaro, come se in un corpo solo concentrassi tutta quella “umanità”.

Eppure non le ho mai chiesto < posso venire lì a vedere ? >

Ho sempre disdegnato questa espressione in chi la sentivo pronunciare e molte volte l’ho sentita.

Apparteneva ad un “dire” poco attento alle persone, un dire tanto per sembrare attenti a qualcosa della quale poi non importa davvero. E Gabriella la sensazione che quel dire non avesse nulla dietro ce l’ha da quasi vent’anni ormai, da quando è arrivata fra loro, loro che siamo noi, null’altro che noi.

La comunità rom di Catanzaro è un’eccezione fra le eccezioni, le donne, gli uomini e i bambini che vivono in quel campo sono catanzaresi da molte generazioni ormai, eppure li si continua ad indicare come “diversi” dai cittadini catanzaresi. Certo, diversi sono, ma perchè diversi siamo tutti, ma la dignità del cittadino deve essere garantita proprio rispettando le diversità.

Andando insieme a Gabriella, a Francesca, a Maria Rosaria nel campo di via Lucrezia della valle, mi sono sentita “accolta” e non sempre ci si sente accolti nei luoghi che non si sono mai visitati prima. Lo spazio è grande ma è chiuso ed è incredibile come dei cittadini catanzaresi possano essere così “aperti e accoglienti” pur essendo stati, dai concittadini catanzaresi, rinchiusi e respinti da troppo tempo ormai.

Ho avuto i brividi, oggi che pioveva a dirotto, a immaginare tutta quella umanità sotto la pioggia che s’infila fra le lamiere, o che filtra attraverso i muri grezzi, non bene intonacati, o il fango che si forma fra le vie senza nome del campo.

Ecco qual’è il termine che più mi ha dato i brividi, “campo”…e se il “campo” non è riconducibile ai fiori, ai frutti, alla prosperità, ma è “recinto per un’umanità diversa“, allora la sua accezione è tragica, fa orrore.

Eppure, ieri, le donne rom che sono entrate nell’associazione Terre di confine, non erano imbarazzate ma entusiaste, non avevano negli occhi l’orrore del campo ma la gioia di vedere e chiacchierare con donne come loro, come me, come Francesca, come Maria Rosaria, come la loro, la nostra Gabriella.

E’ stato bello esseri lì e vorrei che in questa città ( e nelle altre in cui i rom stanno nei ghetti) si capisse una volta per tutte che non c’è un “noi” e un “loro”, ma che ci sono dei cittadini ai quali mai sono stati forniti gli strumenti ottimali per una “giusta integrazione”. Ci sono cittadini che, non per caso ma per incuria di chi avrebbe potuto ma nulla ha fatto, vivono una vita meno dignitosa. Siamo ancora in tempo perchè si stia tutti aldiquà di quel “campo”.””

Oggi a Catanzaro piangiamo tutti la morte di un ragazzino bulgaro di 13 anni, piangiamo tutti?

(fonte)


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