Da qualche tempo sto medidando sull'apertura di una nuova sezione del blog. Per l'ennesima volta si tratterebbe di tematiche assai diverse da quelle disquisite finora, e non vorrei che alla fine Il blog sull'orlo del mondo diventasse troppo dispersivo. Eppure, guardando bene, un filo conduttore che unisce tutto c'è. Qualcosa che va dai mostri all'ucronia, dalla protoscienza alla criptozoologia.
Forse quel filo potrebbe essere il diverso, qualunque sia il significato che attribuite a tale parola.
Quindi, mi sono detto, perché no?
La nuova sezione riguarderà i dittatori più folli, infami ma al contempo sconosciuti della nostra storia moderna e contemporanea. Niente Hitler, Stalin, Mussolini e Berlusconi. Di questi sappiamo già tutto e sarebbe davvero dura aggiungere qualcosa. Mi concentrerò piuttosto su piccoli tiranni di Paesi più o meno conosciuti. Gente che ha sul groppone migliaia di vittime, ma anche biografie che sono sempre a cavallo tra il paradossale e l'incredibile. Sarà una bella passeggiata nell'assurdo, credetemi. È da una vita che leggo biografie su di loro, penso che sia giunto il momento di condividere queste piacevolezze anche con voi.
Il candidato migliore per iniziare questo percorso è Saparmyrat Nyýazow, lo scrittore-filosofo che diventò il padrone del Turkmenistan dal 1985 al 2006.
Ovviamente fatemi sapere se l'argomento v'interessa, così valuterò se trasformare questo articolo-pilota in un appuntamento fisso.
Sua Eccellenza Saparmyrat Nyýazow
Il padre di Nyýazow morì combattendo contro la Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale e il resto della famiglia morì nel Terremoto di Aşgabat del 1948. Nyýazow passò il resto dell'infanzia in un orfanotrofio prima di essere adottato.
Nel 1962, Nyýazow si unì al Partito Comunista della RSS Turkmena. Scalò rapidamente i vertici del Partito, fino a divenirne primo segretario nel 1985, dopo che il nuovo leader sovietico Michail Gorbačëv ebbe silurato il suo predecessore Muhammetnazar Gapurow. Nonostante le riforme operate da Gorbačëv, il partito turkmeno rimase uno fra i più inflessibili e non mostrò segni di apertura. Nel 1990, Nyýazow venne eletto anche presidente del Soviet Supremo del Turkmenistan, cioè capo di Stato.
Nel 1994 un plebiscito farsa estese il mandato di Nyýazow fino al 2002, ufficialmente per permettergli di portare a termine un programma di sviluppo economico decennale. Ormai "battezzato" come capo assoluto del paese, nel 1999 Nyýazow fece svolgere "regolarmente" le elezioni parlamentari dopo avere eliminato i candidati dell'opposizione; il 28 dicembre dello stesso anno venne eletto presidente a vita dal parlamento stesso.
Il 21 dicembre 2006 la televisione di Stato turkmena annunciò la morte di Nyýazow a seguito di arresto cardiaco. In seguito, l'ambasciata turkmena a Mosca confermò la notizia al mondo intero. L'opposizione ha comunque sostenuto l'ipotesi dell'avvelenamento o del fatto che Nyýazow fosse morto ben prima del 21 dicembre. Ma i vent'anni di dittatura incontrastata di Sua Eccellenza saranno senz'altro ricordati. Vediamo perché.
Un ego smisurato
Nyýazow è conosciuto in Occidente non tanto per il suo governo autoritario, quanto per lo smodato culto della personalità che lo circonda. Non appena proclamatosi "padre dei turkmeni", rinominò Türkmenbaşy varie città, scuole, aeroporti, piazze e addirittura un meteorite. Cambiò il nome dei mesi dell'anno e dei giorni della settimana con quelli della sua famiglia. L'effige di Nyýazow apparve sulle banconote turkmene, mentre i suoi ritratti vennero esposti ovunque negli edifici pubblici e nelle piazze. In tutto il paese vennero costruite statue dorate sue e di sua madre (circondata a sua volta da un alone divino), in particolare quella posta sulla cima dell'arco della neutralità ad Aşgabat, che gira seguendo la rotazione del sole. Venne inoltre insignito dell'onorificenza di Eroe del Turkmenistan dal governo.
“Chi leggerà per tre volte il mio libro conoscerà il divino e andrà in paradiso”, ha dichiarato qualche tempo fa alla televisione di Stato l’eccentrico dittatore del Turkmenistan, Saparmurat Nyýazow. Si riferiva alla sua opera letteraria, il Rukhnama, un delirante testo filosofico-morale paragonato dal suo modesto autore alla Bibbia e al Corano. Lo studio di questo libro è obbligatorio nelle scuole di ogni ordine e grado della repubblica centroasiatica.
Negli stessi giorni il Turkmenbashi, ‘Guida dei turkmeni’ – come Nyýazow si fa chiamare dai suoi compatrioti – ha ordinato di piantare in pieno deserto del Kara-Kum una foresta di mille chilometri quadrati allo scopo di “migliorare il clima del paese”. Ha decretato che ogni ministro del governo dovrà personalmente piantare degli alberi e che la foresta, di 50 chilometri per 20, dovrà essere cresciuta entro il 2015. “Ho scelto il cipresso archa, che vive migliaia di anni – ha spiegato Nyýazow – così che avremo una foresta millenaria”.
Ricordiamo brevemente alcuni dei più folli decreti e provvedimenti del presidente a vita Nyýazow.
La costruzione di statue d’oro massiccio raffiguranti lui stesso che girano seguendo il moto del sole.
L’imposizione a tutti gli studenti e i soldati di indossare orologi con la sua effige.
La rinominazione del mese di gennaio con il suo stesso nome.
Il divieto ai giovani di rifarsi i denti d’oro, accompagnato dal consiglio di masticare ossa per rinforzare la dentatura.
L’imposizione ai medici di giurare non più su Ippocrate, ma su lui stesso.
Il divieto ai giovani di portare capelli lunghi e barba.
La rinominazione del pane con il nome di sua madre Gurbansoltan, morta quando lui aveva due anni.
La ridefinizione degli stadi della vita umana: al momento della morte lui era nella fase ispirazionale, che va dai 61 ai 72 anni.
Nyýazow non ha mai amato i cani, così li ha vietati nella capitale.
Nel marzo 2004 ha licenziato dottori, medici, dottoresse e istruttori di ginnastica, sostituendoli con coscritti militari.
Il lato brutale del Presidente-filosofo
Ma ci sono altri provvedimenti di Niyazov che non hanno nulla di divertente, ma che rivelano il volto dittatoriale e criminale di un uomo traumatizzato da un’infanzia passata in un orfanotrofio sovietico.
Nel 2005 il presidente ha ordinato la chiusura di tutti gli ospedali del paese, dicendo che chi aveva bisogno di cure poteva recarsi nell’ospedale della capitale Ashgabat, l’unico rimasto aperto.
Nelle stesse settimane ha decretato lo smantellamento di tutte le biblioteche pubbliche, affermando che tanto ai turkmeni la lettura non interessa.
Pochi mesi prima della sua morte ha deciso di risparmiare denaro pubblico (forse per costruire nuove statue d’oro?) imponendo agli anziani di restituire allo Stato le pensioni percepite negli ultimi due anni, dimezzando la pensione a due terzi dei pensionati (da una media di 50 euro a una media di 25 euro al mese) e interrompendo del tutto il pagamento delle pensioni all’altro terzo, 100mila persone in tutto. Un provvedimento che ha causato la morte per stenti di decine e decine di anziani.
E pensare che il Turkmenistan, grazie ai suoi enormi giacimenti di gas naturale, potrebbe essere un paese ricchissimo.
(fonte: PeaceReporter)