Il NYT recentemente ha pubblicato un pezzo in cui dice che se uno vuole può mandargli degli elaborati e, se rispettano alcuni criteri, li pubblicheranno tra i loro editoriali.
Questa iniziativa e` molto bella e interessante, spesso vengono pubblicate cose di altissima qualità. Peraltro, il pezzo linkato qui, in cui vengono spiegati i criteri per un buon articolo d’opinione, e` bellissimo e praticamente un corso di “Journalism 101″. Spiega sostanzialmente come si dovrebbe fare giornalismo e cosa vuol dire “scrivere per informare, comunicare e intrattenere”.
Ora leggete i criteri dei pezzi del NYT e leggete il NYT. Poi leggete un articolo qualunque, su un qualunque quotidiano italiano, tolte alcune rare eccezioni, come i pezzi del Post, ad esempio. La cura al dettaglio, la professionalità, la serietà con cui viene trattata ogni cosa appaia sul giornale, cartaceo e online.
Ecco, insomma, vedi queste cose e poi ti ricordi che da noi la Gabanelli, Santoro e la Annunziata sono grandi giornalisti. Ezio Mauro e Ferruccio de Bortoli fanno giornali di qualità. Pippo Civati scrive 70 pagine di documento per presentare la sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico e chi lo vota se ne vanta, come se scrivere molto volesse dire scrivere bene o scrivere cose sensate (“Most pieces we publish are between 400 and 1200 words. They can be longer when they arrive, but not so long that they’re traumatizing.”). E va bene che un Op-Ed non e` una mozione congressuale, ma scrivere cose not-so-long-that-they’re-traumatizing dovrebbe valere sempre e comunque. Detto da un giornale in cui il pezzo medio e` spesso lungo il doppio dei pezzi in Italia, peraltro.
Ecco, insomma, poi capisci la recessione. Poi capisci “Scilipoti”. Poi capisci molte cose.
Tagged: Ezio Mauro, Ferruccio De Bortoli, Milena Gabanelli, Pippo Civati, Scilipoti, The New York Times