Diventare grandi?

Da Michele Orefice @morefice73

In questi giorni al lavoro ascolto spesso musica italiana. Perché? Già… pii ci si sta lontani dal Bel Paese e piu lo si ama. Ma questo non centra con il titolo del post. Negli auricolari gira Vasco Rossi perso per i f..atti suoi, con la coca cola e tutto il mondo da vincere e da ribaltare. Voglio una vita piena di guai? Chi non l´ha cantata una volta a squarciagola. Adesso vorrei farla sentire ai miei figli. Non rimpiango il passato, sono qui grazie a quello ma guardare il futuro non e´ sempre facile, non e´sempre facile fare il genitore e capire se si può dare il permesso di andare a scuola da soli a piedi o guardare la televisioni. Ma … e le canzoni di Vasco? E i Liftfiba? Meglio Mozart, Vivaldi e Beethoven.
Quell’era in cui ascoltavo quelle canzoni è sepolta in una parte della mia vita molto lontana, dove avevo i capelli lunghi e la moto. Studiavo in macchina quando andavamo in discoteca e mi giravo dall´altra parte quando i miei compari di scorribande fumavano. La libertà e´una parola tanto vana, come ho scritto più volte, ma un problema e´che bisogna somministrarla piano piano oppure da´alla testa in fretta. Io sono stato fortunato, sono stato anzi come guidato senza saperlo. Senza saperlo ho avuto la costanza di studiare mentre tutti i miei amici si fermavano, quasi come se avessi saputo dove volevo andare, come se avessi saputo cosa volevo. Poi in una serata malinconica , il giorno del mio compleanno del 2000, ho conosciuto la donna della mia vita. Quella che mi ha dato 5 figli e una vita fantastica. Quella che mi ha seguito anche in Germania.

E i miei figli? Ci sarà qualcuno lassù che li guiderà? Mi guardo indietro e tra un po’ avrò 41 anni… Incredibile! Mio papà andò via da casa quando io avevo tredici anni e lui 36 e mi sembrava così vecchio, così adulto, così formale, pieno di regole , di appuntamenti da non mancare, sempre stanco nel fine settimana e io che volevo sempre giocare con lui ma non aveva mai tempo. È questo diventare grandi?

Mi sembrava ieri che avevo 16 anni e inbracciata la moto tiravo pieghe sfiorando la caduta, cosi senza pensarci. Poi tutto è accelerato, tutto è diventato veloce e c’era sempre davanti una meta, un qualcosa da fare, un obiettivo. Poi l’incontro con Sara, il lavoro, sposarsi e la prima bimba. Forse diventare grandi è appunto avere il tempo di guardare indietro, di capire la strada fatta, prendere fiato e ricominciare a salire. Avere il tempo di darsi tempo e gustare la vita come Lui ce l’ha data.


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