Francesco ha 26 anni, è italiano ma ha vissuto tra la Scozia e l’Inghilterra negli ultimi 5 anni. Laureato in Traduzione tecnica, ha lavorato come Project Manager per la seconda compagnia di traduzione ed interpretariato per grandezza nel Regno Unito, e ora ha deciso di dare una svolta alla sua vita. Solo pochi giorni fa Francesco ha lasciato il lavoro per diventare un freelance. Un traduttore freelance. Francesco si avvia verso una nuova carriera partendo dalle sue risorse e dalle risorse di un panorama lavorativo che sta spostando il suo baricentro verso l’outsourcing e il libero professionismo. Gli abbiamo fatto alcune domande per saperne di più e per cercare di capire che cosa significhi essere un traduttore freelance.
Francesco, perché hai deciso di intraprendere la carriera da freelance?
Perché mi trovavo davanti ad un bivio: lavoravo come traduttore freelance nei weekend, per arrotondare sul mio stipendio da Project Manager e per coltivare la mia passione per la traduzione. A un certo punto, però, il lavoro da freelance era aumentato di volume e i weekend non bastavano più. Inoltre, il mio carattere inquieto mi porta sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Lavorando come freelance ho la possibilità di gestire il mio tempo, viaggiare, essere libero dai vincoli imposti dal lavoro di ufficio e, allo stesso tempo, di lavorare con agenzie e clienti dei settori e delle località più disparati. In questo modo, non esiste un giorno che sia uguale al giorno precedente.
Quali sono le principali differenze tra essere un traduttore freelance ed essere PM in una compagnia di traduzione?
La principale differenza sta nel lavoro in sé. Un traduttore è un professionista che lavora sul testo: ha una conoscenza approfondita delle proprie lingue di lavoro, della terminologia e del gergo tecnico dei campi di cui si occupa. Ha una conoscenza di tipo lavorativo e abbastanza superficiale degli strumenti informatici di cui si serve: quel tanto che basta per tradurre. Un Project Manager, in un certo senso, è un po’ l’opposto. Ha una conoscenza approfondita degli strumenti di traduzione, e una conoscenza di base di molti altri aspetti legati alla traduzione a livello commerciale: il Project Manager saprà quindi riconoscere “a occhio” quasi tutte le lingue del mondo, ma spesso ne parla una o due soltanto; saprà richiedere ai propri fornitori servizi di traduzione, di impaginazione, di revisione, di verifica di file tecnici, ma dovrà sempre rivolgersi a loro per domande e chiarimenti. Un Project Manager sta nel mezzo, coordina azioni e professionisti di vari campi per creare un prodotto finale di cui sarà responsabile.
Quali sono i primi passi da seguire per iniziare la carriera di traduttore freelance? Come ti stai muovendo?
Avendo lavorato per vari anni in un’agenzia di traduzione molto grande, per me le cose si sono rivelate abbastanza semplici, perché sapevo già a chi rivolgermi per cercare lavori di traduzione, o quali tariffe proporre per essere preso in considerazione come traduttore. Ho avuto la possibilità di conoscere moltissimi traduttori freelance che lavoravano per la mia agenzia, e ho chiesto loro come e da dove avessero iniziato. Per diventare traduttore freelance, comunque, è innanzitutto necessaria una laurea in traduzione. Conseguita la laurea, è indispensabile trascorrere dei periodi di tempo nel Paese in cui si parla la lingua dalla quale si traduce, e nel frattempo iniziare a tradurre (anche per pochi spiccioli) testi più semplici o con i quali si ha più famigliarità. Un passo dopo l’altro, ci si migliora e si riesce a lavorare su molti altri testi.
Ci sono rischi nell’essere “impiegati di se stessi”? o soltanto vantaggi? E quali sono i vantaggi, anche?
Esistono molti rischi e molti vantaggi. Il rischio principale consiste, maggiormente, nel non avere abbastanza lavoro per sopravvivere. Anche le agenzie con le quali si collabora più spesso potrebbero rivolgersi ad altri traduttori, magari più economici o più bravi. Come dicono gli inglesi, ci vuole molto tempo per ottenere la fiducia di qualcuno, ma poi basta un piccolo errore e la fiducia vola via. Ho imparato che, per proteggersi da questa eventualità, e sempre bene non mettere tutte le uova in un paniere: il segreto è avere sempre una rete di sicurezza, qualcosa a cui appigliarsi quando le cose non vanno nel verso giusto. Esistono anche altri svantaggi, che non sono proprio rischi: bisogna organizzarsi la propria contabilità, stare attenti ai clienti che non pagano, cercare di non impazzire alle richieste più assurde di certi clienti. D’altra parte, però, i vantaggi sono innumerevoli. Un traduttore freelance ha tutta la flessibilità che desidera. Siamo fortunati perché possiamo lavorare dalle 9 del mattino alle 5 del pomeriggio così come dalle 5 del pomeriggio alle 9 del mattino (solo i più temerari!), possiamo lavorare da casa così come da un caffè, in piscina così come al parco. E poi possiamo lavorare in qualunque parte del mondo.
Francesco, ci puoi spiegare come si struttura la giornata di un traduttore freelance? Dove e come si cerca un lavoro, un progetto di traduzione? Quali sono le piattaforme di cui ti avvali per trovare i lavori?
La giornata di un traduttore freelance dipende, innanzitutto, dai lavori che si stanno svolgendo. A seconda del numero di progetti, di parole, e soprattutto delle scadenze da rispettare, ci si organizza il lavoro della giornata. Proprio perché il flusso di lavoro non è sempre regolare, a volte la giornata lavorativa di un traduttore può durare 3 o 4 ore, così come a volte può durare più di 10 ore! Lo stesso vale per la settimana lavorativa: ci sono settimane in cui si lavora soltanto 3 o 4 giorni, e altre settimane in cui bisogna tenere gli occhi incollati al computer anche nel weekend. Per quanto riguarda la ricerca del lavoro un traduttore, di solito, ha già dei clienti dai quali riceve del lavoro, e a cadenza regolare cercherà altri clienti e agenzie alle quali offrire i propri servizi. Io solitamente mi avvalgo di piattaforme online come ProZ.com e TranslationDirectory.com dove le agenzie pubblicizzano i lavori che non riescono ad assegnare ai traduttori dei loro database. Anche se il lavoro pubblicizzato non viene assegnato a me, solitamente dopo qualche giorno io contatto l’agenzia in questione e chiedo di essere inserito nel loro database di traduttori. Altre piattaforme utili per la ricerca di contatti sono Twitter, Facebook e LinkedIn, che consentono di contattare direttamente le agenzie di traduzione. E poi, ovviamente, ho scoperto da poco twago, che a volte è anche ottimo per i traduttori.
La scelta di Francesco sembra essere una scelta coraggiosa, o forse lungimirante in un panorama lavorativo che sta cambiando. Le piattaforme online, i social network in continua evoluzione e che rendono il mondo sempre più alla stregua di un “villaggio globale” , aiutano senz’altro a realizzarsi come liberi professionisti. Ritengo la storia di Francesco affascinante sotto più punti di vista. Da giovane emigrato, dai risultati lavorativi ottenuti in un paese straniero, e dalla scelta di mettersi in proprio. La ritengo affascinante e di grande ispirazione per i giovani di oggi che si trovano a fare scelte di studio e soprattutto scelte lavorative, tenendo conto della carenza, specialmente in un paese come l’Italia, di posti fissi e di lavori a tempo indeterminato. Il suo è un esempio di come oggi, nel panorama lavorativo attuale, si può (forse si deve) considerare la valida alternativa del libero professionismo.
A Francesco facciamo un grande “in bocca al lupo”, e lo ringraziamo per avere preso parte all’intervista.
intervista svolta da Roberta Martucci Schiavi