TITOLO: DIVERGENT
GENERE: FANTASCIENZA
RATING: * * * +
TRAMA:
Una Chicago futuristica e post apocalittica è teatro di una riorganizzazione politico-sociale che divide la specie umana in cinque caste chiuse, cui spetta la specializzazione in un unico compito funzionale alla sopravvivenza delle altre. La drastica soluzione è stata messa a punto per garantire la pace futura dopo che una grande guerra ha distrutto tutte le città del mondo e con esse la precedente civiltà.
Gli uomini sono così divisi in fazioni caratterizzati da rigidi valori: i Candidi, onesti e sinceri, sono al servizio della legge e della verità; i Pacifici, gentili ed amichevoli, coltivano la terra per sfamare tutti; agli Abneganti, altruisti e amorevoli verso il prossimo, è affidato il governo; gli Eruditi, al servizio della sapienza e della conoscenza, sono insegnanti e ricercatori; i Temerari, addestrati come guerrieri, hanno il compito di difendere e proteggere tutti. L’appartenenza ad un gruppo piuttosto che ad un altro tuttavia non è determinato dalla nascita ma è frutto di una scelta, unica ed irrevocabile, che tutti i ragazzi di sedici anni sono chiamati pubblicamente a fare sulla base delle loro propensioni personali. Per aiutare a capire a quale gruppo si sia più affini, tutti i giovani sedicenni vengono sottoposti ad un test, ma per Beatrice, una inquieta ragazza degli Abneganti, sarà l’inizio di un incubo …
(Regia: Neil Burger – anno 2014)
COMMENTO:
Dal punto di vista squisitamente cinematografico non è un prodotto eccezionale, ma nel complesso funziona grazie ad una trama solida, originale e … colta! Si perché sono convinto che la giovane autrice del romanzo, Veronica Roth, abbia trovato ispirazione nella celebre opera “La repubblica” di Platone, un’opera di filosofia e teoria politica scritta approssimativamente tra il 390 e il 360 a.C. dal filosofo greco, a riprova che oggi l’uomo non si è evoluto gran ché. A parte la sovrabbondanza di strumenti tecnologici, la mente è rimasta praticamente uguale, anzi, con qualche segno di involuzione ed imbarbarimento direi!
Il concetto di stato ideale proposto da Platone si basa sulla suddivisione dei cittadini in categorie e precise suddivisioni dei compiti: al cittadino si impone di fare il solo mestiere che gli è stato attribuito direttamente dallo Stato. La divisione del lavoro è infatti alla base della creazione di una comunità di cittadini, i quali non sono in grado di sopperire da sé ad ogni esigenza, ma sono costretti a collaborare e dividersi i compiti: per questo motivo, ognuno dovrà specializzarsi in una techne ed eseguire solo quella. Inoltre, Platone tiene a precisare che oltre ai contadini e artigiani specializzati dovranno esservi anche soldati addestrati esclusivamente all’arte della guerra, la quale è una techne al pari delle altre. Egli divide quindi i cittadini in tre classi-funzione: i contadini e gli artigiani, classe più bassa con l’obiettivo di lavorare e procurare i beni materiali, i guardiani, che invece dovranno proteggere lo Stato, ed infine i governanti o filosofi, gli unici in grado di poter governare lo Stato con morigerata saggezza (estrema sintesi tratta da Wikipedia).
Una teoria affascinante per i temi di “ordine ed funzionalità sociale” affrontati, e ambiziosa per il tentativo di trovarvi soluzione, ma che trova il suo più grande limite nel suddividere gli uomini in categorie chiuse a compartimenti stagni, quando non vi è niente di pi complesso, trasversale e sfumato della personalità umana, il cui sviluppo in uomini liberi comporta, al contrario della società teorizzata da Platone e ripresa nel film, una crescita a tutti i livelli interiori: ”Io non voglio essere una cosa sola; voglio essere intelligente, coraggioso, onesto e gentile!”.
L’altruismo senza la luce della conoscenza è poco efficace; la forza senza giustizia è tirannia, prepotenza e sopraffazione; la giustizia senza coercizione è impotente; la conoscenza senza amore è la curiosità fine a se stessa che giustifica gli esperimenti eseguiti dai nazisti su cavie umane. Verità che distruggono alle fondamenta simili teorie politico-sociali.
Una distopia che si aggiunge alle tante visioni catastrofiche del nostro futuro come In Time, Hunger Games, The Snowpiercer, senza sfigurare, anche se con evidenti contaminazioni del romanzo generazionale. Il ritmo è ottimo, ma la mediocrità del casting, Ashley Judd a parte, abbassa il livello qualitativo generale. Tuttavia è apprezzabile la scelta della protagonista, una ragazza decisamente normale, che spezza quella pessima abitudine hollywoodiana di affidare le parti di brillanti scienziate o invincibili guerriere a delle gnocche stratosferiche improbabili anche come shampiste.
Dall’insieme del racconto si evincono alcuni temi adolescenziali che tradiscono la giovane età dell’autrice, come il bisogno di rompere la fusione con i genitori per guadagnare la propria identità adulta, la forza del branco, la “divergenza” dalle convenzioni come valore, i messaggi affidati ai tatuaggi, ed altri che lascio al vostro spirito di osservazione. Ideali come l’importanza del singolo individuo, la libertà, il pensare con la propria testa, l’anticonformismo, invece sono slegati dall’età anagrafica e più riconducibili al contesto culturale occidentale.
Duro ed attuale il monito ai giovani: trovate il vostro posto nel mondo o ne sarete “esclusi”.
Conclusione: la solidità e l’originalità della trama, il ritmo del film, superano la mediocrità del casting e le ingenuità generazionali, facendo di Divergent una pellicola godibile che gli amanti del genere devono assolutamente vedere!