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Divergent – Il Film

Creato il 07 giugno 2014 da Nasreen @SognandoLeggend

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le pellicole che – dicono – stanno sbancando al botteghino

Divergent

 

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Titolo: Divergent
Regia: Neil Burger
Sceneggiatura: Evan Daugherty, Vanessa Taylor
Genere: YA, distopico
Durata: 140 minuti
Interpreti:
Shailene Woodley: Tris,
Theo James: Quattro,
Ashley Judd: Natalie Prior,
Kate Winslet: Janine Matthews,
Jai Courtney: Eric

Nelle sale italiane dal: 3 Aprile 2014

Divergent – Il Film

Trama: Trasposizione dell’omonimo romanzo di Veronica Roth, dove i superstiti di una guerra che ha sconvolto l’equilibrio mondiale si rifugiano all’interno di una città recintata e danno vita a una nuova società rigidamente divisa in fazioni che raggruppano gli individui in base al loro temperamento. Alcuni, però, hanno personalità sfaccettate refrattarie alla tradizionale ripartizione delle fazioni. Sono chiamati “divergenti” e sono visti come una minaccia per l’ordine costituito.

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Recensioneù
di Jake DiSpade

 Ennesimo tentativo di traghettare un ciclo letterario YA sul grande schermo; per il momento solo Hunger Games è riuscito a portare avanti un franchise solido, ed è stato forse favorito dalle sorti della sua attrice protagonista; per il resto pare che nessuno riesca a emulare il successo di Twilight, apripista storico della tendenza, nonostante i molti titoli succedutisi. Forse “Divergent” ha gli ingredienti giusti per guadagnarsi la trasposizione dell’intera trilogia.

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Il perno centrale di tutta la storia è il sistema delle fazioni in cui è ripartita la società: si tratta di un ordinamento alquanto improbabile che ricorda molto da vicino quello descritto nella Repubblica di Platone. Ogni individuo, raggiunta la maggiore età, deve affrontare la scelta della fazione e da quel momento si dedica completamente a essa, lasciando anche la famiglia. La scelta è libera, ma i giovani vengono sottoposti a un test attitudinale per conoscere a quale fazione sono naturalmente predisposti. Le cinque fazioni sono: i Candidi (persone sincere a cui è affidata la giustizia e la legislazione), i Pacifici (persone miti che lavorano la terra), gli Eruditi (persone intelligenti a cui è affidato l’insegnamento e la ricerca), gli Intrepidi (coraggiosi che formano le forze dell’ordine) e gli Abneganti (altruisti a cui è affidato il governo) di cui fa parte la famiglia di Tris. Esistono anche gli “Esclusi” che, non avendo superato l’iniziazione, non appartengono a nessuna fazione e sono costretti a mendicare.

“Divergent” si configura essenzialmente come una storia di formazione. Ciò è evidente fin dal principio, quando la protagonista Tris partecipa a un rituale di passaggio collettivo in cui i giovani sono chiamati ad assumersi la responsabilità di scegliere il proprio destino. Comincerà così l’iniziazione di Tris nella fazione degli Intrepidi, che la porterà all’autoaffermazione e al riconoscimento sociale. Gli iniziati devono affrontare prove e sottoporsi al giudizio degli istruttori in un ambiente competitivo ispirato ai talent show televisivi, con tanto di classifiche, eliminazioni e flirt vari. Il messaggio della pellicola è duro e inequivocabile: lasciato il nido familiare, la vita è una lotta per la sopravvivenza; si può scegliere quale strada intraprendere, ma le opzioni sono limitate ai binari imposti dalla società, dove ci sarà in ogni caso da sgomitare per rimanere a galla. Chi perde il treno sarà Escluso e dovrà portare tale stigma per tutta la vita.

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Le tematiche sono quelle tipiche del genere distopico: spersonalizzazione dell’individuo, controllo sociale e ribellione. La forza motrice non è, però, come avviene in genere, l’apparato mediatico. Le fantasiose dottrine della distopia sono veicolate attraverso il focolare domestico e rinforzate attraverso il cameratismo all’interno della sottocomunità di appartenenza. “Divergent” quindi, con la sua medievaleggiante cittadella fortificata, lascia i sentieri ormai fin troppo battuti della deriva ipermediale, per proporre una distopia che torna a rapporti interpersonali concreti e genuini. Essenziale è anche il ruolo della tecnologia, che in quest’opera assume i contorni della magia alchemica: gli iniziati devono bere una sorta di “pozione” che è, in realtà, uno psicotropo capace di indurre allucinazioni. Questo serve sia a eseguire test attitudinali, sia come strumento di crescita personale, sia come mezzo di controllo. È interessante notare come non ci sia mai una demonizzazione della tecnologia, che viene usata sia da eroi che da antagonisti per diversi fini (esemplare a questo proposito è il finale).

La parte più riuscita del film è sicuramente la storia d’amore, che si sviluppa in maniera semplice e lineare, sfruttando la concretezza di una dinamica molto ricorrente (l’infatuazione verso l’istruttore).

La sceneggiatura fa evolvere il loro rapporto gradualmente, senza mutamenti di stato repentini e senza terzi incomodi di mezzo; volendo trovare qualche sbavatura, questa è semmai l’eccessiva cautela di Tris (non si arriva al sesso). La possibilità di condividere emozioni, paure e i segreti più intimi attraverso l’allucinazione condivisa, inoltre, è un ottimo espediente per costruire un simulacro del processo di scoperta dell’altro e di crescita comune nella coppia. “Quattro” funziona: Theo James è bello e sexy, capace di passare agilmente dall’istruttore autoritario, al motivatore, fino al tenero amante. Per Tris i produttori hanno cercato come al solito la “bella ma non troppo”, finendo per scegliere la Woodley; la sua interpretazione è convincente, anche se in alcune scene il viso imbellettato risulta incoerente con il clima da “tana delle tigri” in cui si trova.

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In definitiva, un buon prodotto, ma sempre visto in prospettiva di genere: non è possibile apprezzare più di tanto questo tipo di produzioni che hanno alla base un’estetica un po’ goffa. I costumi sono sciatti e anonimi e le scene di azione o combattimento semplicemente ridicole (a cominciare dalla guardia che viene insegnata agli iniziati); tutti i personaggi minori sono bidimensionali, persino quello della Winslet, e i dialoghi pensati per un pubblico adolescente. Il livello tecnico è praticamente quello di una serie TV, anzi, forse oggi si trovano esempi di serial superiori a questo film, e i meriti della pellicola sono da attribuire quasi esclusivamente al soggetto di Veronica Roth.


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