21 gennaio 2016 Lascia un commento
Ennesimo post-qualcosa e da qualche parte l’umanita’ e’ ripartita con le dovute modifiche e misurata riorganizzazione. La societa’ e divisa in cinque caste, estrema formalizzazione di quanto esiste gia’ oggi. Ci sono i guerrieri, gli scienziati, i giuristi, i contadini e il nuovo clero, oltre ai paria, scomoda conseguenza di chi non trova un ruolo.
In giovane eta’ si decide da che parte stare e la scelta e’ per sempre. Il potere e’ stabilito debba essere del clero ma qualcosa sta cambiando e Shailene Woodley la protagonista la cui famiglia appartiene a questa schiera, decide di diventare una guerriera. In realta’ il test che dovrebbe svelare l’indole personale, le rivela d’essere una divergente, soggetti rari che incarnano le virtu’ di tutti i gruppi, percio’ pericolosi per chi comanda, quindi eliminabili appena scoperti.
La ragazza e’ dotata e ben presto sara’ una delle eccellenze delle nuove leve ma la sua missione sara’ molto piu’ alta e importante.
Questo e’ un film che volevo vedere, non tanto per il soggetto quanto per Neil Burger alla regia. Egli e’ uno dei nuovi nomi che preferisco perche’ mi ha a dir poco entusiasmato con "Limitless" e "The illusionist".
Qui e’ ineccepibile ma di suo, del suo estro, della sua velocita’ non c’e’ quasi traccia e non ha colpa.
"Divergent" appartiene a quella schiera ormai fin troppo satura di film che vede baldi giovani a salvare il mondo in qualche scenario apocalittico. In fondo ci sta che gli adolescenti ci si affezionino, del resto in quest’epoca di diritti assoluti, senza piu’ un compito, un ruolo, una fatica, uno sforzo, tutelati sino all’eccesso da un sistema che ha rinunciato all’educazione permettendo l’ascesa di nuove fragilita’ meglio controllabili e gestibili dai venditori di telefonini, soft drinks e scarpe firmate, ebbene per tutti questi vedere un loro coetaneo che si fa il mazzo, decide e magari comanda, e’ un’esperienza nuova e meravigliosa. Il cinema, altro prodotto da vendere all’ingrosso lo sa e ci spinge dietro, magari creando l’ennesima trilogia da spremere per anni. Il film e’ pure buono ma nell’insieme stanno iniziando a stancare, risultando tutti uguali. Percio’ Burger fa quello che puo’ ma il suo compito e’ fare milioni, non arte, quindi alla fine che sia lui o un altro, e’ quasi indifferente.
Aspetteremo l’ennesimo sequel, poi il prequel, poi il reboot ecc. ecc. ecc. ecc.
In giovane eta’ si decide da che parte stare e la scelta e’ per sempre. Il potere e’ stabilito debba essere del clero ma qualcosa sta cambiando e Shailene Woodley la protagonista la cui famiglia appartiene a questa schiera, decide di diventare una guerriera. In realta’ il test che dovrebbe svelare l’indole personale, le rivela d’essere una divergente, soggetti rari che incarnano le virtu’ di tutti i gruppi, percio’ pericolosi per chi comanda, quindi eliminabili appena scoperti.
La ragazza e’ dotata e ben presto sara’ una delle eccellenze delle nuove leve ma la sua missione sara’ molto piu’ alta e importante.
Questo e’ un film che volevo vedere, non tanto per il soggetto quanto per Neil Burger alla regia. Egli e’ uno dei nuovi nomi che preferisco perche’ mi ha a dir poco entusiasmato con "Limitless" e "The illusionist".
Qui e’ ineccepibile ma di suo, del suo estro, della sua velocita’ non c’e’ quasi traccia e non ha colpa.
"Divergent" appartiene a quella schiera ormai fin troppo satura di film che vede baldi giovani a salvare il mondo in qualche scenario apocalittico. In fondo ci sta che gli adolescenti ci si affezionino, del resto in quest’epoca di diritti assoluti, senza piu’ un compito, un ruolo, una fatica, uno sforzo, tutelati sino all’eccesso da un sistema che ha rinunciato all’educazione permettendo l’ascesa di nuove fragilita’ meglio controllabili e gestibili dai venditori di telefonini, soft drinks e scarpe firmate, ebbene per tutti questi vedere un loro coetaneo che si fa il mazzo, decide e magari comanda, e’ un’esperienza nuova e meravigliosa. Il cinema, altro prodotto da vendere all’ingrosso lo sa e ci spinge dietro, magari creando l’ennesima trilogia da spremere per anni. Il film e’ pure buono ma nell’insieme stanno iniziando a stancare, risultando tutti uguali. Percio’ Burger fa quello che puo’ ma il suo compito e’ fare milioni, non arte, quindi alla fine che sia lui o un altro, e’ quasi indifferente.
Aspetteremo l’ennesimo sequel, poi il prequel, poi il reboot ecc. ecc. ecc. ecc.