Magazine Diario personale

Diversa

Creato il 16 luglio 2015 da Claudia

Tra le mie amiche di sempre e le tante altre che ho conosciuto strada facendo, sono sempre stata un po' particolare. Da quando poi ho cominciato a viaggiare e a sognare di posti lontani, sono diventata sempre più diversa da loro. Noi cresciute alla periferia di Milano, sognavamo vacanze in mari esotici e caldi, sognavamo metropoli e negozi, sognavamo ragazzi dalla pelle scura e amori impossibili. Ma poi settembre arrivava, la vacanze finivano, e nella grigia periferia milanese tornavamo. I nostri non erano che sogni, mentre la realtà era fatta di vacanze sull'Adriatico, shopping nei soliti negozi di Milano e ragazzi lampadati. Crescendo faceva figo parlare di estero, gridare la propria insofferenza e la voglia di scappare. Ma, come per la maggior parte degli adolescenti, non erano che parole buttate al vento. La paura di fare quel salto nel vuoto era più grande del desiderio di evasione. Poi sono arrivata io. La mia insofferenza era tanta, la mia sofferenza pure, e io quel salto l'ho fatto. Un salto in lungo, oltre l'oceano Atlantico e quasi tutto il continente americano. Un salto in alto, 10.000 metri di altezza, lassù dove stavano i miei sogni. E non mi sono più fermata.

In Italia ero diversa perché sognavo un mondo fuori dai confini del mio paese. Perché non mi accontentavo della periferia e della campagna. Perché amavo uno straniero quando gli stranieri erano (e sono) guardati con diffidenza. Perché avevo bisogno di essere stimolata mentalmente. Perché non avevo rispetto della cultura della mia città, nè della mentalità del mio paese. Perché mi mancavano cibi che in Italia neanche esistevano. Perché facevo più fatica a parlare la mia lingua nativa, che quella adottata. Perchè non mi limitavo a lamentarmi, ma agivo per cambiare ciò che non mi andava bene. Perchè non mi limitavo a sognare un mondo lontano, ma sono partita per raggiungerlo.

In Australia sono diversa perché parlo con un accento. Perché la vegemite mi fa vomitare. Perché preferisco una margherita a una pizza "with the lot". Perché il Natale con 40 gradi non è Natale. Perché guidare dall'altra parte della strada non mi è normale (ma mi ci sono abituata). Perché mi spaventano più i ragni giganti ma innocui che quelli minuscoli ma mortali. Perche con 30 gradi non penso che potrebbe essere peggio, ma già mi squaglio. Perché prendo il sole incurante dell'alto rischio di tumori. Perché posso dire di essere italiana e di esserlo veramente, al contrario delle migliaia di italiani di seconda o terza generazione, che si definiscono italiani pur non avendo mai messo piede in Italia!

Come expat sono diversa perché non ho seguito, ma ho raggiunto. Perché non ho fatto grandi riflessioni, nè pianificazioni. Ho detto 'vado e provo, se non mi piace torno indietro'. Perché parlavo fluentemente la lingua del paese dove sono emigrata. Perché ho avuto la mia indipendenza economica fin dal primo giorno. Perché non ho ancora scodellato un marmocchio. Perché non ho dovuto sposarmi per poter emigrare. Perché conoscevo già bene il paese dove sarei andata a vivere, prima dell'espatrio. Perchè ho comprato casa qui. Perchè non ho una data di scadenza in questo paese.

Come italiana in Australia sono diversa perché ho rifuggito come la peste gli italiani della mia città. Perché non mi sono accontentata del lavoretto tanto per. Perché parlavo fluentemente l'inglese quando sono arrivata. Perché non frequento solo locali italiani. Perché non ho fatto un giorno nelle farm. Perchè non ho dovuto sborsare decine di migliaia di dollari per seguire un corso di cui non mi importava niente, solo per rimanere nel paese. Anzi, mi pagano loro per studiare. Perché non vivo con il terrore di essere buttata fuori dal paese. Perché ho sempre fatto di tutto per integrarmi qui. Perché ho cercato di farmi più amici australiani che stranieri. Perchè non ho mai condiviso la casa, e men che meno la camera, con qualcuno che non fosse l'Avvocato. Perchè non ho mai vissuto in centro, nè mi interessa farlo.

Insomma, mi sono integrata sia qui che lì... ma allo stesso tempo, mi sento diversa qui e mi sento diversa lì... Riuscirò mai a sentirmi come gli altri nel paese in cui mi trovo? Ma soprattutto, vorrò mai farlo?

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ps. questo post non vuole essere una critica contro nessuno, ma solamente una mia riflessione su questo senso di inadeguatezza e isolamento che ogni tanto mi prende...

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