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Diverse forme d'amore di passaggio

Da Minerva Jones
C'è qualcosa che mi ha sempre disturbato nella canzone Le passanti (qui nella versione di De Andrè). Credo che il disturbo mi derivi dall'averla sentita citare troppe volte da uomini impegnati ma infelici, che vivevano questo moto temporaneo del cuore per una persona nuova già prevedendo per lei un ruolo marginale e mortificante di sue componenti, speranze, necessità espressive, o - se vi rinunciavano - pativano il rimpianto di ciò che non avevano vissuto. Così come il fatto che mi venisse in diverse occasioni dedicata mi dava la sensazione d'essere elevata a bellezza infinita per un istante, ma per qualche ragione non meritevole di venire vissuta.
Tremenda sensazione, davvero orribile! Quanto ho sempre considerato misero colui che non ha il coraggio di seguire ciò che prova, o compie voli pindarici verbali per convincerti a un rapporto sessuale che null'altro sarà se non una cosa fredda e meccanica per provocarsi un orgasmo con un corpo nuovo, o magari addirittura una finzione d'amore vero e profondo nella brevità di un amplesso!
Per come la sento io invece, c'è una sequenza di un film che al contrario mi fa stare davvero bene ogni volta che la vedo - pur se si tratta anche in questo caso di rinunciare al vivere concretamente l'amore con una donna della quale un uomo s'è repentinamente innamorato. Ma è una rinuncia frutto di una scelta che esalta a perfezione e senso della vita il non-vissuto e quindi fa sorridere anche chi la racconta.
A ben vedere, dal momento di quella scelta al momento del ricordo ci sta l'infinita immaginazione di tutte le cose più belle che nel proprio cuore si possono sognare con la persona che si ama. E' proprio necessario viverle concretamente per definire una persona quella della propria vita? Non lo so, voi cosa ne dite?



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