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La strage di Parigi è stata anche occasione di aspre contese dialettiche nel popolo rissoso di facebook. Molti amici ed amiche hanno mostrato il loro profilo con i colori della bandiera francese: variante del "Io sono Charlie" dopo l'attentato dello scorso gennaio. Non potevano passarla liscia. Crozza ha risposto ironizzando, amaro, sulla diversa attenzione e il minore coinvolgimento dopo l'attentato sui cieli del Sinai ed morti russi, nonché dopo la strage di libanesi a Beirut. Dietro Crozza molte varianti sul tema. Davvero due posizioni incompatibili? O semplicemente la voglia di menare le mani? Penso la seconda. A me sembrano evidenti due cose, diverse e però compatibili. La prima: tutti gli uomini sono eguali e meritano eguale rispetto, indipendentemente da razza e nazionalità. Ha ragione Crozza in questo. La seconda: ognuno di noi ha maggiore empatia verso chi più gli somiglia, nella lingua, nella fede, nel colore della pelle, etc. Siamo tutti, moderatamente o smodatamente, razzisti. O familisti o qualcosa di simile. Perché sentiamo con diversa intensità la morte del familiare o dell'amico. Credo si possa dire che chiunque piangiamo, di fatto piangiamo noi stessi. Conclusivamente, grazie a Crozza per averci ricordato l'umanità che oggettivamente condividiamo e che soggettivamente non dobbiamo dimenticare di condividere. Magari potrebbe farlo con minore spocchia. E grazie agli amici che si sono vestiti del tricolore dei cugini francesi. Ciò detto, proporrei conflitti diversi al popolo facebook. Insieme ad un comune investimento nella ricerca di ciò che produce l'orrore multiforme che avvolge quest'epoca. Dai suicidi-omicidi col pretesto religioso a quelli nei Campus Usa a quelli motivati addirittura da una bandiera sportiva. Diversi ed eguali. Personalmente sottolineo ciò che li unisce nella perdita di senso della vita, quella altrui e la propria. Lavoriamo su questo.