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divinafollia

Da Dedalus642 @ivanomugnaini

Un’esperienza editoriale, ma soprattutto umana, che Silvia Denti, autrice, giornalista, critico letterario e titolare della casa editrice dal nome evocativo “divinafollia” racconta in prima persona con verve e schiettezza.
Riporto le sue parole qui di seguito sperando possa nascere un dibattito sul tema sempre complesso e controverso dell’editoria italiana. Su problemi, domande, ipotesi, strade, proposte, controproposte, esperienze, sogni, realtà.

Buona lettura e ancora buona estate a tutte e a tutti, IM

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Silvia Denti, da qualche anno titolare della casa editrice Divinafollia http://www.divinafollia.altervista.org , scrive: “Spero che queste mie poche righe aiutino tante persone a non smettere di sognare. Per anni ce l’ho messa tutta. Tante volte ho avuto la tentazione di arrendermi. Ci sono stati giorni di disperazione, ma poi ho continuato a lottare. Oggi sono felice. Dopo tanti anni ho realizzato il mio sogno. La mia Divinafollia”.

“Amo la scrittura da quando avevo 10 anni. Ne ho 50 e tutta la mia vita è stata un ostacolo. Prima di tutto il mondo, che negli anni ’70 – ‘80 non ti dava modo di far girare i tuoi pezzi. Poi il giornalismo pirata. Alludo a quelli che ti pagavano l’articoletto pochissimo, sfruttandoti e mandandoti in giro per interviste. Poi le redazioni piccole, che pagavano una miseria. Si lavorava anche di notte. Alla fine ho fatto l’impiegata, la contabile – io, che odio la matematica! Ma non è finita. Sempre continuando a scrivere nel tempo libero, mi sono messa a fare la rappresentante di articoli per la casa, la salute, addirittura. Intanto radunavo persone amanti della scrittura, realizzavo antologie, tutto per passione. Poi ho avuto una figlia. Un giorno, la separazione da suo padre, che non era poi tanto maturo per fare il padre. Ho dovuto piegarmi ancora di più alla vita, lavorando come colorista chimico, non ridete, ma è così, per quindici anni maledetti. E il mio sogno? Stava lì, ad aspettarmi. Di notte ho continuato a scrivere e personaggi come Vittorio Sgarbi, Alberto Bevilacqua, Giorgio Barberi Squarotti, Maurizio Costanzo mi hanno spinto a non mollare, anche se nessuno ti regala niente, nemmeno la gloria, se non sei furba. E io la furbizia non la conosco davvero. Facevo critica letteraria in diretta radio il sabato pomeriggio presso una emittente privata, che, naturalmente, non mi corrispondeva un centesimo. Mi ha ascoltato anche Umberto Eco, apprezzandomi. Oggi? Mia figlia ha diciotto anni, ho mollato il “piccolo chimico” e mi sono messa in pista con l’editoria. Oh, ma naturalmente non poteva essere tanto semplice. Mi sono imbattuta ancora in editori mangiasoldi, ma oggi, FINALMENTE, la casa editrice MIA esiste, è nata, si chiama DIVINAFOLLIA. Non diventerò ricca, lo so, ma sfornerò solo penne valide. A questo punto della mia esistenza non transigo più. Tutti gli pseudoscrittori che mi si presentano li manderò al diavolo … senza pietà. Nessuno ne ha avuta per me – e ne vado fiera, per inciso mai ho cercato pietà. Anzi, sono stata stimolata allo studio e alla ricerca. Oggi le mie analisi dei testi sono apprezzatissime e richieste. Sto allargando il campo anche verso la fotografia e la pittura. Creo sinergie con gli scritti e porto in giro, insieme al mio compagno – anche lui autore – Gavino Angius, dei corsi di scrittura creativa, che piacciono parecchio e sono di grande supporto per chi si avvicina alla stesura di un romanzo o di una poesia. Devo dire grazie anche a Gavino, è un mito, uno che per passione, esattamente come me, si è messo in gioco e si prodiga nel sostenere chi ha veramente qualcosa di valido nella penna! Non ho un centesimo da parte, vivo alla giornata, non ho avuto eredità materiali, ma ho cresciuto una figlia nel migliore dei modi possibili. Ha la testa sulle spalle, non si è mai persa in questo mondo di scriteriati, non ha avuto i vestiti firmati e le scuole private, ma diventerà un medico, studia ed è il mio orgoglio. Ah, perché DivinaFollia? E’ un omaggio a Platone, il quale spiegava: “‘Divina follia è quella del poeta ispirato che scopre in sé improvvise energie creative, quella del profeta che spinge lo sguardo nell’ invisibile, quella di Dioniso che consente di entrare in uno stato mentale che i Greci definivano estasi, in cui un uomo percepisce di avere «un dio dentro di sé», e infine -«la migliore di tutte» precisa Platone – la follia di Amore, che porta l’ anima vicino alla sua vera natura. Divina follia quindi come malattia della mente, ma anche come potenziamento della personalità”.

Silvia Denti



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