“Divorati (Consumed)”, primo romanzo di David Cronenberg: sei quello che consumi

Creato il 17 marzo 2015 da Alessiamocci

Sei quello che mangi.

Motto vecchio che Cronenberg tira fino ai limiti estremi.

Sei quello che consumi.

In un romanzo, Divorati, il cui titolo originale è Consumed.

La storia dell’ultimo (e primo) romanzo di Cronenberg (regista di, tra gli altri, Videodrome, Il pasto nudo, Crash, Cosmopolis e Maps to the Stars) è semplice e complessa come ogni squarcio di realtà: dipende dalla distanza da cui la si guarda. Con quella ambigua offerta da Internet – in cui si è incredibilmente vicini e incredibilmente lontani a e da tutto – la vicenda degli Arosteguy risulta a Naomi, fotogiornalista sempre in viaggio alla velocità della tecnologia di cui si circonda, fin troppo semplice.

Due stimati filosofi francesi, ammantati da quell’ambiguità estetico-morale con cui il Nordamerica sembra spesso riassumere gli europei, sembrano aver raggiunto il culmine del proprio delirio sentimental-filosofico. Lei, Célestine, viene trovata morta, divorata; lui, Aristide, non viene trovato proprio, e con tale fuga sembra riconfermare la propria colpevolezza. Raffinato cannibalismo à la française? Naomi non si accontenta e ficca il naso, scoprendo presto che non si può scrutare dentro l’abisso senza che l’abisso scruti dentro di te (R.i.P., Nietzsche).

In un’altra parte del mondo, un altro fotogiornalista sempre a caccia della notizia insolita si trova ospite di un controverso chirurgo clandestino. Il fotogiornalista è Nathan, compagno di Naomi. Il chirurgo è Molnàr, un insolitamente picaresco figuro che osa laddove la medicina ufficiale non mette dito. Nel caso specifico, Molnàr sta mettendo mano – mentre Nathan documenta il tutto fotograficamente – ai seni di Dunja, nidi gremiti di ottusi tumori. L’allegro chirurgo li riempie di pellet radioattivi nella speranza che questi estinguano i noduli di Dunja. Ce la faranno? Probabilmente no, ma intanto Dunja – iper-edonista nel proprio sofferente e morente corpo – risveglia i sensi di Nathan. Le ore di passione ci sono, non poco velate da una certa malinconia, e lo strambo episodio sembrerebbe finito lì, pronto a rimanere vivo solo tra i ricordi, se poi Nathan non ricevesse una telefonata da Dunja che lo avvisa di avergli trasmesso una rarissima malattia venerea.

Sarebbe riduttivo dire che Consumed sia un romanzo di carne. La carne è presente – onnipresente e iper-presente – ma non è semplicemente carne più di quanto un un iPhone sia semplicemente un telefono cellulare. Un iPhone è sempre e anche status, ossia significa altro oltre all’essere oggetto. Significa essere utenti Apple, ed essere utenti Apple a sua volta significa essere un certo tipo di persona. E tutto questo discorso – il discorso della società dei consumi postulato da Baudrillard, in cui ci si comprano parti d’identità proiettate in beni di consumi – Cronenberg lo applica indifferentemente ai dispositivi ultratecnologici di cui Naomi si circonda e ai seni doloranti di Dunja, così come a tutti i corpi – divorati o non divorati, consumati o non consumati – che sfilano nel corso del romanzo.

È lo stesso discorso portato avanti dagli Arosteguy, al contempo entusiasti dissezionatori della contemporanea società dei consumi ed entusiasti partecipanti a quella stessa società. Così, paradigmaticamente, Aristide, per divenire “giapponese dentro”, si avvale dei segni consumistici della società giapponese: mangia cibo giapponese, fuma sigarette giapponesi. E intanto cerca di smettere di parlare francese per esprimersi esclusivamente in giapponese. La lingua, dopotutto, è un sistema di segni – così come, sempre nell’ottica di Baudrillard, e di Aristide con lui – il consumismo è un sistema di segni, questi rappresentati dai beni di consumi. E il corpo? Il corpo, con i suoi sintomi, è nello stesso identico modo un sistema di segni.

Che cosa, allora, non è intrappolato in un sistema di segni?

A voi il piacere di scoprirlo, mentre – guardando negli occhi l’abisso in compagnia di Naomi e Nathan – risolvete il giallo che circonda la morte di Célestine, la divorata. E scoprirete anche quanto sia difficile – in una società così depredata di segni certi, in cui l’unica cosa assoluta sembra essere il relativismo – resistere al suadente canto delle sirene che inneggiano al complotto perenne, nuova forma di epica contemporanea.

Al di là dei temi più o meno impliciti o espliciti sollevati da Consumed, il romanzo ha dalla sua una narrazione portata avanti con una prosa densa, che si arricchisce di volta in volta del linguaggio del personaggio che segue. Naomi, feticista della tecnologia (ma esistono forse feticisti in una società in cui la spiritualità si guadagna accumulando feticci/segni?), viene narrata alla velocità con cui nuovi modelli di macchine fotografiche escono sul mercato, più o meno la stessa con cui scatta e si autoscatta fotografie. Nathan, più riflessivo e malinconico, più pacato e old-style, ha in comune con lei una visione disillusa ma scanzonata del mondo – questo mondo globale e globalizzato in cui Cronenberg ci catapulta, in cui le persone viaggiano da un continente all’altro trovando in ognuno un pezzo di sé. La prosa travolge chi è disposto a farsi travolgere, come Naomi, da ciò in cui si sta immergendo come semplice spettatore.

La prosa non sarebbe così coinvolgente se non fosse per i personaggi che evoca. Cronenberg mette in scena un parco umano variegato ed estremo che non sfocia però nello stereotipo. Alcuni di loro sono all’apparenza caricaturali – come lo sarebbero se fossero persone reali viste da lontano nel mondo reale, e da lontano liquidate con una facile generalizzazione. Ma Cronenberg va oltre. L’impressione generale è che abbia attinto da una vasta e dettagliata esperienza, l’occhio sempre pronto a cogliere dissonanze e profondità. Non si può scrivere di ciò che non si conosce, e in questo romanzo Cronenberg rivela l’occhio analitico e dedito del chirurgo che in ogni taglio di bisturi vede l’approssimazione a un’opera d’arte.

David Cronenberg (Toronto, 1943) è famoso come regista, sceneggiatore e produttore, con all’attivo più di venti film (tra cui Videodrome, La mosca, Il pasto nudo, Crash, Cosmopolis, Maps to the Stars). Divorati (Consumed), uscito nel 2014, è il suo primo romanzo.

Written by Serena Bertogliatti


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