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Divorzio e povertà: nuovi scenari anche in Calabria

Creato il 13 settembre 2010 da David

Divorzio e povertà: nuovi scenari anche in Calabria

da www.strill.it

La crisi economica mondiale non ha risparmiato nessuno, ricchi a parte, tutti hanno subito un radicale e significativo cambiamento del tenore di vita, anche se non sembra, grazie soprattutto ai prestiti che gli Istituti Finanziari erogano praticamente a tutti. Tra le categorie di lavoratori inseriti nelle rispettive fasce economiche, un aspetto inquietante sta invadendo sempre più il territorio calabrese dove, come previsto, ha farne le spese è il classico separato o divorziato che sia. La falce carica di povertà non si è fatta attendere, e dal nord Italia si è catapultata in Calabria dove, al nuovo povero, si aggiunge il poverissimo.

L’aumento di divorzi al sud Italia ha certamente moltiplicato le difficoltà economiche alle quali troppi coniugi separati non riescono a far fronte, le modalità sono sempre le stesse, la separazione e tutto ciò che ne comporta, l’allontanamento di uno dei due, e le classiche pratiche che stabiliscono chi e quanto il coniuge uscente deve versare a fine mese per il mantenimento. L’art. 143 del codice civile stabilisce i diritti e i doveri dei coniugi, oggi viene meno la tollerabilità della convivenza, diversamente dal passato la separazione può essere dichiarata per cause oggettive, cioè indipendentemente dalla colpa dei due genitori, ma derivante da situazioni intervenute successivamente alla celebrazione del matrimonio.

Attenta a questa triste, nuova e sconcertante realtà è l’avvocato Letizia Messineo, Legale Unione Consumatori con sede a Reggio Calabria, ed esperta in cause di separazione che –afferma- “Si comincia a vedere e sentire di tutto, al momento della separazione, qualora uno dei coniugi non abbia adeguati redditi propri e la separazione non sia a lui addossabile per colpa, il giudice può stabilire che l’altro coniuge corrisponda un assegno di mantenimento”.

Lo scopo dell’assegno è quello di garantire a chi lo riceve, di godere dello stesso tenore di vita avuto durante il matrimonio, sempre che il coniuge si trovi effettivamente nella condizione economica di poterlo versare, ma è proprio qui che accade di tutto. L’avv. Messineo –continua- “Purtroppo nella pratica vi è una pessima applicazione dei principi del caso dal momento che sia l’assegno di mantenimento che gli alimenti per i figli, vengono utilizzati come “strumento di vendetta” nei confronti del coniuge”. Tante storie, tanti drammi familiari, troppe incomprensioni, tutto questo comporta l’inevitabile dissidio interno ed a farne le spese, conti alla mano, sono i figli, ma questa, come sempre, è un’altra storia, un’altra incomprensibile drammatica storia.

Tornando al problema in questione, si presenta uno scenario apocalittico: sulla base di uno stipendio medio, all’incirca 1000, 1300 euro mensili, il coniuge che dovrà versare l’assegno di mantenimento si troverà ad affrontare una spesa mensile che va dai 300 ai 500 euro sempre in base al numero dei figli ed alla posizione lavorativa dell’ex coniuge. In Calabria, l’importo annuale di tale assegno è di circa 4.110,00 euro, somma che comunque conforta se si pensa che al nord Italia questa cifra si raddoppia. L’eccessivo numero di fallimenti matrimoniali ha comunque prodotto un nuovo fenomeno ribattezzato “generazione boomerang”, infatti sono tanti i separati che tornano nella casa paterna dove i genitori, non potendo fare altro, accolgono il loro figlio, ma non è facile la convivenza dopo tanti anni, spesso si creano incomprensioni con i genitori stessi.

A volte l’unica soluzione è affittarsi una casa, azzerando ancora di più il misero stipendio già condizionato dall’assegno familiare. Tutto questo crea oggettive difficoltà nella vita economica del separato, spesso si creano divisioni con i figli stessi proprio per l’ impossibilità di accontentare le loro richieste. Il numero crescente si separazioni dovrebbe essere preso più in considerazione, qualche anno addietro il Parlamento cercò di affrontare la situazione, ma tutto fallì miseramente. Ecco come ai nuovi poveri si aggiungono i poverissimi, i separati, coloro che di colpo si ritrovano senza casa, senza soldi e con un nuovo affitto da pagare senza contare il mantenimento stesso della propria persona. Si vocifera anche che sono molti i separati che si accostano alle mense dei poveri per consumare un pasto caldo, e in casi estremi, dormono nelle automobili.

Appare chiaro come non tutti si possano separare, appare ancora più chiaro che separarsi, molte volte significa diventare poveri, e non è cosa buona, specialmente in un contesto di società evoluta, dove anche una serata in pizzeria è diventata una spesa da considerare. Un tempo tornare nella casa di origine veniva considerato un increscioso fallimento, dalle nostre parti addirittura una vergogna, oggi non più. Oggi si torna da mamma e da papà che da poveri pensionati che sono, si devono rimboccare le maniche e provvedere alle necessità del nuovo inquilino inaspettato, fare la spesa anche per lui, e riaprire la stanzetta del figliuolo. Separarsi, in ogni caso, oggi non conviene più.

David Crucitti



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