Dizionari alternativi per tutti i gusti

Creato il 22 luglio 2013 da Sulromanzo

Autore: La Redazione

Il dizionario è un oggetto importante. O dovrebbe esserlo, almeno. Per alcuni fidato compagno di studi prima, e di vita poi, per altri (di più) acerrimo nemico, inquietante e ingombrante presenza sullo scaffale, il suo ruolo di “osservatorio” sulla lingua è, anche se controverso, fondamentale.

Ne esistono di vari tipi, monolingue, bilingue, etimologico, dei sinonimi e dei contrari. Ma ne sono esistiti, nel corso della storia, anche alcuni a dir poco singolari.

Come il Dictionary of the Vulgar Tongue, compilato dal capitano Francis Grose nel 1811, cogliendo, per le strade di Londra, il linguaggio scurrile e gergale. Con le dovute distinzioni, quello che oggi fa, con merito, sempre per la lingua inglese, Urban Dictionary.

O come il Reverse Dictionary, che parte dall’area semantica di riferimento per ricondurre a una parola che spesso si ha, nel senso più proprio dell’espressione, “sulla punta della lingua”. O, ancora, il Rhyming Dictionary, che forse sarebbe stato di un qualche giovamento al “leggendario” poeta William McGonagall, o il dizionario delle parole improbabili, diviso in due sezioni, una dedicata alle parole composte solo da consonanti, e l’altra che presenta quelle fatte solo da vocali.

A questo novero, potremmo aggiungere anche il bel lavoro di Paolo Albani e Berlinghiero Buonarroti sulle lingue immaginarie, solo per dirne uno e, con tutta probabilità, scavando, la lista diventerebbe molto lunga, a non far altro che dare conferma delle possibilità immense del linguaggio e, dunque, della lingua.


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