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Dizionario delle notti distanti (dalla M alla Q)

Creato il 18 aprile 2011 da Violentafiducia0

mancàre prov. cat. sp. e port. mancar, fr. manquer, dial. bret. manquein; [a. a. ted. mangôn, mod. mangeln]: dal lat. màncus monco, imperfetto (v. Manco).
Non essere a sufficienza, Far difetto ed anche Venir meno: onde le frasi Mancar d’animo, di parola, di fede, di speranza, di vita, Mancar sotto al paragone e simili. Fig. Fallare, Errare; [= venir meno al dovere]; Restar di fare; Omettere, Cessare, Morire [= cessare di vivere].
«Mancar poco» = Non esser lungi, Esser vicino (a seguire quella tal cosa).
Deriv. Mancaménto; part. pres. Mancànte onde Mancànza; Mancatóre-tríce; Manchévole onde Manchevolézza e Manchevolménte.

Posso dire che non ci sei o che non basti, che sei lontano. Posso dire ah, questa distanza che ci separa, o anche ah, questo mare che ci divide. Possiamo tirarla per le lunghe quanto vogliamo. Ma se mi manchi non mi metto a pensare a delle metafore per dire che mi manchi, a un modo bello per dire che mi manchi. Mi manchi, cosa può mai esserci di bello?

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nascóndere dal lat. abscòndere che vale lo stesso, prefisso la partic. in con elisione della vocale iniziale (v. Ascondere).
Sottrarre checchessia dalla vista altrui acciocchè non si possa trovare così alla prima; sinon. di Celare, Occultare, Appiattare.
Deriv. Nascondíglio-lo; Nascondiménto; Nasconditóre-tríce; Nascóso = Nascósto.

Un’altra volta ti chiamo per dirti Dovresti vedere che cielo bellissimo oggi. Nemmeno quella volta rispondi. A te riesce proprio impossibile non frustrare i miei entusiasmi. Allora evito di chiamarti e di considerare l’inutile bellezza del cielo, evito di dirti che sto male perché ti fai sentire poco e quando ci sentiamo parliamo di cazzate. Evito talmente bene che pensi che mi è passata e non ti voglio più.

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ostentàre = lat. ostentàre propr. mostrare spesso, far vedere con insistenza, essendo intensivo e frequentativo di ostèndere esporre, mostrare (v. Ostensibile).
Mettere in mostra, Far pompa.
Deriv. Ostentaménto; Ostentatóre-tríce; Ostentazióne [= lat. ostentatiònem] Ambiziosa dimostrazione, Millanteria.

Sto bene. Sto bene e non ti cerco più. Esco, mi diverto. Mi diverto così tanto che torno a casa alle sei del mattino con le scarpe in mano perché ho ballato troppo. Sto così bene che quando vedo Marta e Valentina mi dicono Sembri strana. È perché sto bene, rispondo, e mando giù un Long Island. Sorrido. Sorrido così tanto che sembro un’idiota. Sorrido così tanto che Marta continua a chiedermi Ma sei sicura che stai bene? Marta, se ti dico che sto bene, sto bene. Quando torno a casa e mi metto a letto fuori c’è un buio chiaro che non ho trovato mai in nessuna scatola di colori. Sento il fresco delle lenzuola sui piedi e provo a dormire, mi ripeto il mantra: sto bene, non ho bisogno di nessuno, non ho nessuna fottuta paura.

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peccàre fr. pécher; prov. e port. peccar; sp. pecar: = lat. peccàre di origine ancora ignota.
Errare, Fallire, Mancare.
Deriv. Pècca; Peccàbile; Peccaminóso; Peccàto; Peccatóre-tríce; Pècco.

L’ho capito dopo che ad avere paura eri tu. Perché quella sera non facevi che ripetere Però peccato, sul lungofiume, alla fermata dell’autobus. Peccato, con la testa appoggiata sulla mia spalla, mentre mi dicevi che la notte è per i cani e per gli amanti. Ma peccato, avrei dovuto dirti, è quando le cose sono irreparabili, quando non abbiamo potere, quando non abbiamo voglia nemmeno di provare a essere felici. Peccato è la scelta che non facciamo, è l’errore che commettiamo rinunciando.

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quiète = lat. quîete(m) acc. di quîes (per kîes) riposo, dalla radice proto-ariana ki- (forma dittongata kai-) significante sedere, giacere, riposarsi, dormire e per estens. dimorare, abitare, ond’anche cîvis cittadino e propr. residente. Nel sanscrito questa radice vive come verbo sotto la forma çi-, çe- [= çai], onde çêtê [= *çai-tai, gr. keî-taî] siede, dorme, riposa, e come nome sotto la forma çai in çay-anam letto, ec. Così nel gr. kei-sthai giacere, dormire, koí-tê letto, giaciglio, koi-màô dormo, kômê villaggio, che dà l’idea di residenza, di stabilità; [cfr. l’albanese kiè-teme mi acquieto]. Negl’idiomi germanici, in cui la gutturale ariana si converte regolarmente in h, abbiamo il got. hai-mis casa, borgo, villaggio, hai-va casa, l’a. a. ted. hiv-o coabitante, inquilino, domestico. Nel lituano vi è kémas = kai-mas corte, villaggio. Nel latino la radice suddetta è rappresentata da quí- (= cui-) e da ci- (cfr. Cimitero, Civico, Coma, Cubicolo, Cuma, Cuna, Domicilio, Tranquillo).
Stato di chi riposa dalla fatica, dagli affari, dal lavoro, Riposo; fig. Calma, Sicurezza d’animo.
Deriv. Chéto; Quiescènte; Quietànza; Quietàre; Quietísmo; Quièto. Comp. In-quièto; Rè-quie; Irrequieto. Cfr. Ac-chíto.

Dodici ore di sonno sporco. Faccio un solo lunghissimo sogno. Nel sogno ci sei tu che entri nella stanza e spingi una mano contro la mia schiena. E continui a spingere finché la mia spina dorsale diventa liquida e le mie gambe cominciano a sciogliersi. E tu ridi e io faccio di tutto per non piangere. Mi sveglio con una calma stanca in fondo agli occhi. Mi alzo, vado in cucina e prendo una mela dal frigorifero. Guardo fuori dalla finestra, dov’è ricominciato il buio. Dall’altra parte della strada un ragazzo tiene in mano un bicchiere di carta e vomita contro il finestrino di un’auto.

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