Vittorio Veneto, Codalunga.
Immaginate di ritrovarvi in una stanza 6×5 bianca, illuminata da strobo, soli assieme a William Bennett, che invece di stracciarvi le orecchie vi fa ballare italo-disco davanti a una gigantografia di un’opera di Mat Brinkman. Potreste non star sognando. È infatti ciò che accade a Codalunga oggi, nel centro storico di Vittorio Veneto.
Durante il Three Days Of Struggle, festival organizzato sempre da Codalunga e sempre a Vittorio Veneto, il padre della power electronics si era esibito con il suo progetto elettro-afro-noise Cut Hands, cosa che succederà domani a Conegliano, ma stasera – grazie al miglior PR di Serravalle, Nico Vascellari – Bennett ci farà ballare fino al mattino. Noi proveremo a dimenticare tutto ciò che sappiamo su di lui, così da farlo rinascere nelle nostre menti come trash-humper evoluto.
Arrivati all’ex studio dell’artista veneto, notiamo già da fuori che si farà gran festa: le luci e gli strobo filtrano dalle vetrate decorate da Brinkman, mentre i bassi le fanno vibrare. All’interno Bennett, armato di controller e Macbook Air, lancia in pista una selezione infinita di brani italo-disco, passando per pezzi come “Blue Monday” fino ad arrivare a canzoni di plastica mai sentite. Divertente o inquietante? Ci poniamo nel mezzo e ci adattiamo a una situazione di per sé assurda per chiunque abbia mai ascoltato Whitehouse. Viviamo la serata fuori fuoco, ma la decontestualizzazione va vista come un arricchimento. Dalle 10:00 fino alle 03:00 vaghiamo in un limbo, fra una ricercatissima disco music da Rimini anni ’80 l’impossibilità d’ignorare che davanti a noi c’è il creatore di mostri come Birthdeath Experience, Mummy And Daddy o Total Sex. Bennett ci confida che la sua passione per l’italo-disco nasce nel 1984, quando da Londra si trasferisce a Barcellona ed entra in contatto con questa realtà fino ad allora a lui del tutto estranea, che lo manda fuori di testa, come lui stesso ci racconta: “Non avevo mai sentito nulla di simile, quello che allora facevo con Whitehouse era solo la mia musica, non esisteva ancora un’etichetta come la power electronics, e quando due anni fa al Cocadisco di Londra mi chiesero di suonare, io decisi, invece di portare un set estremo come Whitehouse, di cambiare moniker e presentarmi come dj Benetti da Rimini per proporre i pezzi che nella costa adriatica facevano impazzire le masse. Il mio sogno adesso sarebbe trasferire il mio dj set proprio lì, a Rimini”. E le masse, nel suo piccolo, le fa impazzire pure qui: nel mezzo della notte, persone provenienti dai più eterogenei circuiti si mischiano in pista per ballare questo frenetico e ironico genere di disco, che ci riporta all’estate… degli anni Novanta.