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Djacca unchained

Creato il 29 maggio 2013 da Cannibal Kid
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Questo post partecipa all’iniziativa DJANGO WANTS YOU realizzata per l’imperdibile uscita in DVD e Blu-ray di uno dei grandi cult movie dell’anno: Django Unchained di Quentin Tarantino.
Cosa ci potete trovare dentro, oltre allo splendido film?
Ecco i contenuti extra...
DVD
- In ricordo di J. Michael Riva
- La scenografia di Django Unchained
- 20 anni di cinema: la collezione Blu-rayTM Tarantino XX
- La colonna sonora
Blu-ray
- Cavalli e gli stunt
- I costumi di Sharen Davis
- In ricordo di J. Michael Riva - La scenografia di Django Unchained
- 20 anni di cinema: la collezione Blu-rayTM Tarantino XX
- La colonna sonora
Un'uscita quindi davvero da non perdere!
Ma non è finita qui. Per l’occasione, ho anche scritto un raccontino western. Cannibal Kid che si dà al western? Solo Tarantino può compiere un miracolo del genere. Ecco a voi Djacca Unchained.
DJACCA UNCHAINEDDJACCA UNCHAINED Il sole splendeva alto in cielo. Era quasi mezzogiorno. Un tipico mezzogiorno di fuoco. Stavo per avere il mio primo scontro faccia a faccia, o meglio pistola a pistola e me la stavo facendo nei pantaloni. Non per la paura. Non avevo certo paura di quel codardo di James Ford, il mio eterno rivale. Semplicemente, mi scappava la cacca. Non avrei dovuto mangiare tutti quei fagioli alla scorreggiona. Che mi credevo? Di avere il fisico di Bud Spencer? Per fortuna no, non avevo il fisico alla Bud Spencer. Ero più smilzo alla Clint Eastwood. Il caro vecchio Clint, come soleva dire il caro vecchio Sergio Leone, aveva solo due espressioni: una col cappello e una senza. Io, a differenza sua, potevo vantarne ben tre: una quando ero felice, una quando ero triste e poi la terza. Quella che avevo in quel momento. Quella di chi sta sudando freddo perché se la sta per fare nei pantaloni. Provate a immaginare la scena. Ero lì, in piedi, con una giacca verde come quella che indossa Jamie Foxx in Django Unchained. Una giacca da figo spaziale. No, ho sbagliato, non da figo spaziale. Da figo western. Tutte le donnine del bordello erano scese in strada, oppure attendevano la sfida guardando dalle loro finestre e io ero completamente sudato. Marcio. In qualche modo, mi reggevo ancora in piedi e tenevo la mano sulla fondina, in attesa di estrarre la pistola e sparare a James Ford. Tra noi c’era sempre stata un’accesa rivalità, non ricordo nemmeno bene perché. Forse perché nel West devi avere per forza un nemico, altrimenti non sei nessuno, e noi ci siamo scelti a vicenda. Da buon burlone quale ero, quale ancora sono, il giorno precedente gli avevo tirato uno scherzetto dei miei, magari giusto un po’ più pesante del solito. Gli avevo sparso della colla su tutta la sella del suo cavallo. Cavallo era una parola grossa. Sembrava più un mini pony. Lui si era seduto sopra come se nulla fosse, aveva fatto i suoi giretti di ricognizione per il colpo che stava preparando e poi, proprio quando si apprestava ad assalire la carovana di un ricco signorotto che stava arrivando in città, si è reso conto di non potersi staccare dalla sella. Il signorotto, accortosi del suo maldestro tentativo, l’ha deriso pubblicamente. James Ford ha subito capito che si trattava di uno dei miei scherzetti. Alcune ore dopo, una volta riuscito a staccare le chiappe dalla sella grazie all’aiuto della sua gang che gli ha gettato addosso dell’acqua calda tra le risate generali, così almeno mi immagino la scena, è venuto a cercarmi e mi ha sfidato a singolar tenzone. Il solito re dei melodrammi. Avremmo potuto sbrigarcela con una gara di bevute al saloon del paese ma no, per lui è sempre tutta una questione di vita o di morte. Io non è che avessi molta voglia né di uccidere, né di essere ucciso, però non mi restava altra scelta. Dovevo battermi, ne andava del mio onore. Non che avessi chissà quale onore da difendere, ma non mi andava di essere deriso a vita da Ford e dalla sua gang. Meglio morire, piuttosto.
DJACCA UNCHAINEDE così eccoci lì. Un minuto a mezzogiorno. Uno stereotipato mezzogiorno di fuoco nel West. Faccia a faccia, pistola a pistola e io me la stavo facendo sotto. Non avrei mai dovuto mangiare tutti quei fagioli alla scorreggiona per pranzo. Non mi sarei potuto fare una leggera insalatina salutista? Se non altro, se quello doveva essere il mio ultimo pranzo, sarebbe stato un ottimo ultimo pranzo. Come potete immaginare, visto che state leggendo le mie parole, quello non è stato il mio ultimo pranzo e io sono ancora vivo. Anche il mio rivale James Ford è ancora vivo. Com’è possibile? Quando le lancette sono passate dalle 11:59 alle 12 in punto, io e Ford ci siamo guardati negli occhi. Io ho messo mano veloce alla fondina, ma il mal di pancia era troppo forte e mi sono paralizzato. Ford di solito era più lento di me, ma evidentemente a pranzo si era tenuto più leggero e così ha estratto la pistola dalla sua fondina prima di quanto sono riuscito a fare io e ha sparato. Ha sparato e mi ha colpito in pieno petto. Sono morto.
Per qualche minuto, tutti hanno creduto che fossi morto. Anche Ford, che se ne è andato via in trionfo con la sua gang. Ora che non aveva più un rivale, era arrivato il momento per lui di andare altrove e cercarsene un altro. È così che va, nel vecchio West. Io però non ero morto. Dopo alcuni minuti in cui sono rimasto svenuto per lo shock, quando ormai la strada si era svuotata e non erano rimasti più nemmeno i vecchietti curiosi, quelli che non hanno niente di meglio da fare se non guardare i lavori in corso o uno scontro tra pistoleri, sono rinvenuto. Mi sono portato la mano al petto. Il proiettile si era conficcato nella finta stellina da sceriffo che tenevo vicino al cuore nella tasca interna della giacca. La mia giacca mi aveva salvato la vita! Una donnina del bordello che guardava dalla finestra si è accorta che ero ancora vivo e mi ha portato nella sua stanza per medicarmi. Una volta ripreso, mi ha proposto di fare all’amore in cambio di 100 dollari. “100 dollari, e che mi vuoi ammazzare tu?” le ho detto, prima di proseguire: “Anche se ce li avessi, non ho tempo per questo adesso. Ho una vendetta da compiere, donna.” L’ho lasciata lì, sono andato finalmente a fare la cacca ed è stata un’enorme liberazione. Salito in sella al mio fido cavallo, sono andato alla ricerca del mio nemico Ford. Percorsa qualche miglia, giunta ormai sera, ho visto gli amichetti di Ford bivaccare fuori dal saloon del paese più vicino al nostro. Una volta usciti, sono andati a nanna nella pensione lì accanto. Ho aspettato fino a che in tutto l’edificio non volava una mosca, a parte il pesante russare di Ford.
Ora mi trovo alla sua porta, mano sulla fondina, pistola carica e per cena ho mangiato giusto un’insalatina leggera. Questa volta, niente potrà più fermarmi. Bang.

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