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Django

Creato il 08 marzo 2013 da Tanci86
DjangoSettimana cinefila questa, 2 film in 2 giorni.
Do svariati contrattempi siamo riusciti a vedere Django, anche se mi mancano elementi parecchio importanti per avere un giudizio completo: devo ancora vedere l'originale, che ho visto a pezzi alla televisione esolo nella seconda parte e ho omrai capito che questi ultimi fim di Tarantino vanno visti anche in lingua originale per capire se il prodotto non filtrato dal filtraggio è esageratamente migliore o no.
Django è la versione riscritta da Tarantino sulle vicende dell'omonimo eroe. In versione ne*ra, con molto più sangue e parolacce. Il Django ne*ro (Jamie Foxx) è uno schiavo comprato da un cacciatore di taglie eccentrico e fondamentalmente di buon cuore (un grande Christoph Waltz) per poter individuare dei banditi su cui c'è una taglia. I due costruiscono un rapporto professionale e di amicizia che li porterà a incontrare il proprietario dellla moglie di Django (Leonardo di Caprio), ricco proprietario terriero che fra le varie cose possiede un maggiordomo ne*ro razzista verso i ne*ri (un truccatissimo e abile Samuel L. Jackson).
La trama, comunque avvincente e articolata, è fondamentalmente un pretesto per riempire questo film con virtuosismi, citazioni e colonne sonore.
Credo che sia uno dei film con più colonne sonore che abbia mai visto, spazia dal country al rap con disinvoltura, un po' troppo rap per i miei gusti, certo è un film su i ne*ri porca puttana, ma un pezzo rappato ci stava pure troppo, ma due o più sono fottutamente fuori posto!
Le citazioni, in pieno stile tarantiniano, si affollano in questo film, alcune mi sono sfuggite, altre possono essere colte come la presenza dell'originale Django di Franco Nero o il finale dell'insulto troncato alla buono il brutto e il cattivo. Chiamatemi pazzo, ma io ho la piena convinzione che il maggiordomo razzista sia stato recitato in maniera da essere un omaggio al Bif invecchiato di Ritorno al futuro II.
Le spacconate sono innumerevoli e c'è spazio per grasse grassissime risate, specie con la presa in giro del gruppo di antesignani membri del Ku Klux Klan.
Cristoph Waltz, il colonnello Landa del precedente film, questa volta sta dalla parte dei buoni, pur conservando un carattere di bizzarria e di stile dell'aristocratico e colto chiaramente fuori contesto in una terra di violenti razzisti. In Bastardi senza gloria c'erano i nazisti, qui i latifondisti del sud e le differenze sono davvero poche.
Il cattivo è passato fra le mani di Leonardo di Caprio, che ha preso il suo posto e si ritrova a gestire il ruolo del colonnello Landa, simile in alcuni punti ma non in tutti. Il personaggio di Di Caprio non ha la preparazione intellettuale del colonnello Landa, ma ha quella leggera vena sadica dell'omonimo e in più quella doppia faccia che lo porta a essere amabile e ospitale quando si trova di fronte a persone che ritiene amichevoli, passando poi a infame quando deve schiacciarli.
Il film, aldilà di tutti questi spunti mette a confronto grandissimi attori, la cui performance mi ha riempito di dubbi riguardo a chi fosse il più bravo da meritare l'Oscar a miglior attore non protagonista, Oscar che è andato per la seconda volta a Cristoph Waltz, che deve ringraziare Tarantino per i successi degli ultimi suoi film e viceversa.
Questo è anche l'ennesima prova che Leonardo di Caprio sia l'attore più fottutamente sfortunato di Hollywood, un ottimo attore che ogni volta si vede soffiare la statuetta perchè ha avuto la sfiga di capitare in gara con uno più bravo di lui. Avrei anche qualche dubbio su questa premiazione, dato che sono stati tuti e due eccezionali nel film e, francamente, io avrei candidato all'Oscar pure Samuel L. Jackson.
Il film procede in maniera eccellente fino alla fine, tranne che per gli ultimi venti minuti. Già nel secondo tempo il film subisce un chiaro rallentamento e una serie di contorte pianificazioni da parte di Django e il collega per liberare la moglie del primo, che poi si rivelano inutili. Questo rallentamento giustificava la preziosa e godibile entrata in scena di Di Caprio, bravissimo e con a disposizione un personaggio creato in maniera intrigante che ti permetteva di chiudere un occhio. Questi venti minuti in più sono stati un allungamento inutile del film, un'opportunità per ficcarci dentro altre citazioni che in gran parte non ho saputo apprezzare tranne l'ultima. Vedere il cameo di Tarantino non è valsa la pena, specie se vediamo un Dajngo che poco dopo, in virtù di una citazione che mi risulta oscura, decide di togliere la sella e le staffe e cavalcare a pelo.
Voto 7,5/10 (la versione originale probabilmente raggiunge l'8 pieno).

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