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Django (1966)

Creato il 11 gennaio 2013 da Babol81
Il 17 gennaio, ovvero tra poco meno di una settimana, uscirà nelle sale italiane l'ultimo film di Tarantino, Django Unchained. Per arrivare preparata e capire ALMENO la citazione principale, quella su cui Quentin ha basato l'idea della sua ultima fatica, ho deciso di guardarmi Django, diretto nel 1966 da Sergio Corbucci. Per dovere di completezza, vi comunico che il sito Imdb riporta anche citazioni da Assalto al treno, I sette samurai, Ercole e la regina di Lidia, Mezzo dollaro d'argento, Il buono, il brutto e il cattivo, Lo chiamavano Trinità... (!!) e Battle Royale, solo per citare i film che conosco persino io. Purtroppo non ho tempo di recuperarli tutti prima del 17 gennaio: per alcuni mi basterà la memoria, per gli altri... pazienza, vorrà dire che mi ci fionderò a pesce dopo. Ma ora torniamo a Django.
Django (1966)
Trama: Django è un infallibile e glaciale pistolero che vaga trascinandosi dietro una bara attraverso un'America lacerata dagli strascichi della guerra civile. Dopo aver salvato una prostituta, si ritroverà tra i fuochi incrociati dei ribelli messicani e di un branco di sudisti razzisti...
Django (1966)
Credo di averlo già accennato da qualche parte su questo blog, ma ripeterlo non fa mai male: se c'è un genere cinematografico di cui proprio non m'intendo è il western e la sua variante italiana, lo spaghetti western. Certo, guardo Trinità da quando ero praticamente in fasce, ma questo film per me non ha mai avuto un'etichetta, era Trinità e basta, "un film con Bud Spencer e Terence Hill", che fa ovviamente genere a sé. Nonostante questo, tutte le volte che mi avvicino a questo tipo di pellicole mi ritrovo a guardarle con piacere e a divertirmi, quindi forse dovrei procurarmene qualcuna in più e passare meno tempo a snobbarle. Django per esempio l'ho apprezzato parecchio e ne sono stata catturata fin dallo spiazzante inizio: sulle note dell'esaltantissima canzone che porta lo stesso titolo del film ( Once you loved her, whoa-oh...Now you've lost her, whoa-oh-oh-oh...But you've lost her for-ever, Djangoooooooo!!) la telecamera indugia sui pantaloni stracciati di una divisa nordista, appartenenti ad un misterioso uomo che trascina, in mezzo al fango, nientemeno che una bara! Ma io mi immagino all'epoca, negli anni '60, il pubblico che bisbigliava "Eeeeeh???!!!" nelle fumose sale cinematografiche, per poi trasecolare davanti alle prime, feroci frustate che spillano sangue dalla bianca pelle di una prostituta e aprono la via a due belle sparatorie dal body count già abbastanza elevato. E questo è solo l'inizio, appunto! Dimenticate gli epici duelli tra pistoleri o  le scaramucce tra indiani e cowboys, perché Django, oltre ovviamente a rivelare lo scioccante segreto della bara, mostra incredibili battaglie 1:100 che nemmeno Chuck Norris, un gruppo di spiazzanti membri di un simil Ku-Klux-Clan dal cappuccio rosso (quindi comunisti, ovvio!), scazzottate, tradimenti, punizioni di indicibile crudeltà e sboronerie assortite, con virtuosismi così surreali che farebbero ingoiare la sigaretta a Jigen.
Django (1966)
E poi, ovviamente, non ci sarebbe Django senza Franco Nero. Bello, santo cielo. Di una bellezza incredibile. Roba che il Clint Eastwood dagli occhi di ghiaccio e il futuro don Babbeo Terence Hill sarebbero dovuti andare a nascondersi di corsa. Espressività zero, per carità, ma qui ritorno a nominare Jigen: a che serve l'espressività facciale quando basta avere un cappellaccio in grado di lasciare il viso sufficientemente in ombra, uno scazzo atavico nei movimenti e negli atteggiamenti e, infine, la capacità di pronunciare alternativamente frasi storiche o enormissime belinate con la più grande naturalezza? Ma vi rendete conto che costui, davanti alla prostituta che lo ringrazia per averle dato l'illusione di avere un uomo a proteggerla, con assoluta nonchalance se la porta a letto al grido di "E allora bisogna continuare l'illusione!"? Cioé, una faccia di tolla proprio! Ma giustamente, come si può dire di no a questo solitario benefattore, a questo rivoluzionario a tempo perso, a questo ladro sfortunato, a questo amante in cerca di vendetta? Eh, non si può. E non si può nemmeno ignorare questa pietra miliare del cinema di genere nostrano, non fosse altro per le idee, lo stile, il cult (o) che a tutt'oggi vengono rispettati ed omaggiati dai cineasti di tutto il mondo. Prima che Django Unchained esca nelle sale italiane, fatevi il favore, recuperate il Django normale. E' un'esperienza che val la pena fare almeno una volta nella vita!
Sergio Corbucci è regista e cosceneggiatore della pellicola. Nato a Roma, ha diretto film come Totò, Peppino e… la dolce vita, Di che segno sei?,  Pari e dispari, Poliziotto superpiù, Chi trova un amico trova un tesoro, Rimini Rimini e Roba da ricchi. Anche produttore e attore, è morto nel 1990, all’età di 63 anni.
Django (1966)
Franco Nero (vero nome Francesco Sparanero) interpreta Django. Nato in Emilia-Romagna, lo ricordo per film come Zanna bianca, Il ritorno di Zanna bianca, Django 2: il grande ritorno, 58 minuti per morire, la miniserie tv I promessi sposi, il film TV Desideria e l’anello del drago,  inoltre ha lavorato come doppiatore in Cars 2. Anche produttore, sceneggiatore e regista,  ha  71 anni e un film in uscita, inoltre lo ritroveremo tra le guest star di Django Unchained.
Django (1966)
Del film esiste un seguito ufficiale, Django 2: il grande ritorno e uno non ufficiale che ha per protagonista Terence Hill, Preparati la bara!. Sicuramente interessante anche l'omaggio di Takashi Miike, Sukiyaki Western Django, che mi procurerò immantinente. Di western non m'intendo, ma se Django vi fosse piaciuto consiglierei la visione di C'era una volta il west e Per qualche dollaro in più. ENJOY!

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