Domenica 30 gennaio 2012, si è disputata la finale storica degli Australian Open, durata quasi 6 ore, vinta da Novak Djokovic a spese di un sempre magnifico Nadal. Lo sport coaching studia e modella i grandi campioni e i due che ho appena nominato sono dei maestri in questo senso e da imparare da loro c’è tantissimo. Intanto, se non lo fai già, seguili su twitter: @DjokerNole e @RafaelNadal.
In questi giorni si fa un gran parlare di questa partita che è già storia: i 5 lunghissimi set, le polemiche sulla lentezza del terreno di gioco o su come Nadal abbia giocato meglio o peggio di Djokovic… quello che ha catturato la mia attenzione di allenatore mentale, tra tutte le notizie circolate su internet ed il tam tam mediatico che si è creato, è stata un’intervista post finale fatta a Djokovic, in cui ci sono delle chicche di sport coaching che mi fa piacere condividere con gli affezionati lettori del blog Ekis Sport Coaching.
Il tennista serbo, campione d’Australia per la terza volta (2008, 2011) e vincitore del terzo slam consecutivo (Wimbledon e Us Open), mostra in questa intervista tutta la sua stoffa da campione nelle convinzioni, nei pensieri e negli atteggiamenti. Che tu sia uno sport coach o un atleta, o semplicemente una persona che ama lo sport, potrai solo imparare!
Riporterò i passaggi che più mi hanno colpito dell’intervista, se te la vuoi godere tutta alla fine dell’articolo puoi trovare il video (se conosci l’inglese).
All’inizio dell’intervista viene fatta qualche domanda generale a Djokovic, su come si sente e se si è reso conto che stavano passando alla storia con quel match.
L’atleta parla della lotta tra lui e l’eterno rivale Nadal con il rispetto e la soddisfazione dell’eroe che ha combattuto e vinto un degno avversario, mai un commento fuori luogo, mai un cenno di superiorità. In particolare dice: “abbiamo dato entrambi il 100% della nostra energia, dello sforzo mentale e fisico… uno di noi doveva vincere e uno di noi doveva perdere e fortunatamente sono felice di essere vincitore di un incontro così storico” e poi continua dicendo: ”è stato uno sforzo stupefacente per entrambi, abbiamo prosciugato l’ultima goccia di energia che avevamo nel nostro corpo per vincere ed alla fine credo che sia stata solo questione di chi voleva vincere di più, di fortuna, di focus mentale e forza”.
Per approfondimenti leggi l’articolo di Giuse sulla fatica.
L’intervista prosegue con l’interessante domanda: “cosa ti passava nella mente al 5° set?” ancora più interessante è la risposta: “non c’è pensiero razionale a quel livello, credimi, è solo giocare per istinto, giocare grazie alle sensazioni e all’esperienza […] focalizzare l’energia e i pensieri soltanto sul punto successivo”.
Tutto quello che si fa in gara è il risultato di ciò che si fa in allenamento, anche a livello mentale. Alcuni atleti con cui ho lavorato in sport coaching all’inizio pensavano che “non funzionasse” perché si aspettavano da subito risultati miracolosi… la realtà è che la massima performance mentale va allenata, così come si allenano le aree tecnica e fisica. E poi, non è che “funziona” o non “funziona”. Se ci lavori hai risultati, se non ci lavori i risultati non cambiano!
Quando un atleta fa sport coaching acquisisce l’esperienza di focalizzare l’energia, di pensare al presente e giocare punto su punto, restare sul pezzo senza scivolare in preoccupazioni o frustrazioni, e in gara non serve “pensarlo”, come dice Djokovic non c’è “brain-thinking”, c’è solo istinto… e più l’istinto è allenato a vincere, più esso ti porta a vincere, soprattutto a livello mentale. Sia in condizioni normali e soprattutto nelle condizioni in cui ti trovi a dover giocare per ben 5 ore e 53 minuti, è l’istinto più forte e allenato meglio a spuntarla.
Per approfondimenti leggi l’articolo di Sara.
Djokovic continua così: “ho avuto molti momenti difficili, soprattutto fisicamente nel 5° set, quando mi reggevo a malapena in piedi e stavo cercando quel pezzo di energia in più… e l’ho trovato nelle persone che mi supportavano” qui l’atleta cita il suo staff, i suoi amici e l’energia del pubblico. Mi piace sottolineare questo passaggio perché lui ha letteralmente preso l’energia dal pubblico, dalle persone che gli stavano vicino, se l’è andata a cercare e l’ha utilizzata per se!
Di sicuro gli amici, lo staff ed il pubblico lo hanno supportato per tutta la durata della gara, ma lui ha indirizzato la sua attenzione verso di loro soltanto in quel momento, per “servirsene”.
Non a caso in sport coaching alleniamo i nostri atleti a fare esattamente come il grande campione che in difficoltà sa cercare come un radar quel qualcosa che può dargli l’energia che gli serve, ed anche questo non è altro che consapevolezza e allenamento!
Per altri spunti su come affrontare le difficoltà, leggi l’articolo di Pacci.
Alla domanda: “dover difendere un titolo porta ulteriore pressione?” un’altra magistrale risposta: “non stavo pensando a me come campione che difende il titolo, mi sentivo esattamente come gli altri giocatori, volevo vincere il trofeo. Non difendere ma voler vincere di nuovo credo che sia il giusto mind-set che alla fine funziona”
Come fare per non sentire la pressione? Semplice! Pensa a vincere, anche se l’hai già fatto. Pensa a vincere, come qualsiasi altro giocatore che lotta per arrivare primo, non c’è nessuna differenza, anche sei hai già vinto in passato, ti devi guadagnare da zero il nuovo titolo.
“Cos’hai imparato da quest’ultima stagione?” Djokovic dice che è maturato molto, ha imparato ad organizzarsi meglio, a controllare le sue emozioni dentro e fuori dal campo, ha trovato il modo di esprimersi e chiude sottolineando che è importante avere un mind-set positivo, perché quello ti guida a vincere. Djokovic ha lavorato con il suo mental coach per raggiungere la maturazione di cui parla, ed è bello che ne parli come una maturazione sia da atleta che da uomo… effetti del mental coaching. Quello che so è che a ogni livello, ma soprattutto a livello molto alto, la maturazione mentale dell’atleta è fondamentale per i suoi risultati. Lo dice lui stesso, ha imparato a gestire meglio le sue emozioni, chissà se si è scaricato Sempre al Top :D
All’ultima domanda: “Cosa ti fa mantenere il focus?” risponde: “E’ sempre questa motivazione, questa voglia di vincere, il desiderio di essere il migliore in quello che faccio, ogni altro atleta professionista ti direbbe la stessa cosa. Cresciamo tutti sognando di vincere le migliori gare ed essere i n. 1 al mondo, non c’è nessuna differenza tra me e loro”.
Alla base di tutto c’è sempre la motivazione, l’irrefrenabile voglia di arrivare al meglio, al top.
Sorprende l’umiltà e la semplicità di questo ragazzo, come tra l’altro ribadisce Livio Sgarbi in un suo articolo di qualche tempo fa, che si ritiene come tutti gli altri ma che evidentemente fa qualcosa molto meglio degli altri. Sicuramente a livello mentale è da prendere come esempio! Complimenti anche al suo mental coach.
Prima di farti ascoltare l’intervista, vorrei lasciarti con un sunto, che ho chiamato “ricetta”. Vuoi dare il meglio di te? Usa la ricetta di Djokovic Mental Coach!
La ricetta di Djokovic:
1) massimo rispetto dell’avversario
2) dai il 100% di te e ti batterai sempre fino alla fine con onore
3) vince chi vuole di più vincere
4) in gara ti guida l’istinto e più esso è allenato a vincere e più esso ti porta a vincere
5) nei momenti di difficoltà accendi il radar verso ciò che ti può aiutare
6) il vero campione non difende un punto, una gara, un titolo, ma vuole vincere un punto, una gara, un titolo
7) coltivare il mind-set vincente ti aiuta ad esprimerti al meglio
8) La voglia di essere il migliore in quello che fai ti fa mantenere il focus, continua a far ardere questa voglia!
Ecco qui l’intervista:
Infine ti lascio con il messaggio di Nadal, anche lui grande protagonista del match, ai suoi fan:
Di Silvia Pasqualetti