“Do”: così piccola ma così importante. Dopo il post della settimana scorsa, vale la pena approfondire l'usa di questa parolina magica. Abbiamo visto anzitutto l’uso come verbo ‘to do’, soprattutto in contrasto con ‘to make’. Riassumendo, ‘to do’ solitamente si riferisce ad un’attività o un’azione in generale: to do something/nothing, to do well/badly, to do the right thing, ecc. e con qualche uso specifico da imparare a memoria: to do the dishes (lavare i piatti), to do the garden (lavorare in giardino), to do your homework (fare i compiti).
Bene. Ma come qualche lettore mi ha fatto notare, il vocabolo ‘do’ ha anche altri usi in inglese, e per lo più non facilmente comprensibili (evito ‘traducibili’) per un italiano. Il ‘classico’ è l’uso di do per formulare una domanda con un verbo che non sia to be, can, must ecc. “Do you like bananas?”, “Where do you live?” e così via. Notate come possiamo anche mescolare il ‘do’ interrogative con il ‘do’ verbo per produrre dei quasi scioglilingua: “What do you do for a living?”, “How do you do that?” (qualche lettore più colto o più anziano a questo punto tirerà fuori la forma di presentazione oramai arcaica “How do you do?”, caduta oramai in disuso). Ricordarsi che la forma ‘do’ cambia con la terza persona singolare in “does”, quindi: “Why does she always arrive late?”, “What does it mean?” ecc. La forma past simple è “did” (invariabile) ma li ci arriveremo con calma. La stessa cosa per la forma negativa di un verbo “I don’t (do not) like Mondays”, “She doesn’t (does not) care about me”, “You really don’t want to know”, “He didn’t leave a message” ecc. I più abili riusciranno a metter insieme la forma negativa con un’interrogazione. “Don’t you care about me?”, “Doesn’t he live here anymore?”, “Didn’t she leave a message?”.
Oltre a questo uso come ‘ausiliare’ (come lo chiamano tutti i libri di grammatica che si rispettano) possiamo usare il do anche per dare enfasi ad un verbo nella forma positivo. Confrontiamo “I like football” versus “I don’t like football, but I do like basketball” – facciamo un contrasto diretto fra i due sport: non mi piace il calcio, ma la pallacanestro sì. E ancora: “I don’t like cooking, but I do enjoy eating!”. Possiamo mettere il do al positivo anche quando il contrasto è implicito: “I do feel a lot better today” (ieri stavo peggio), “She does like you, you know” (invece le piaci sai!), oppure per mettere enfasi “We do hope you will come!” (speriamo vivamente che verrete). Fate attenzione con questo “do”, non sta dappertutto ma imparando qualche frase fatta, poi imparerete ad usarlo bene e fare bella figura.
Un altro uso del do meno conosciuto (e qui potete giocare una bella carta vincente) è quello di rafforzare un frase nell’imperativo. Mi spiego: un semplice “Sit down please” si può rendere anche con “Do sit down please” rendendo il comando ancora più gentile. Altri esempi: “Do have a biscuit”, “Do come in”, “Do tell me all your news”. Qualcuno può trovare anche questa forma un po’ old-fashioned (all’antica), più usato in Downton Abbey che in How I Met Your Mother, ma non avendo l’inglese la forma di cortesia (il “Lei” italiano, il “Vous” francese ecc.) è utile trovare delle strategie linguistiche per sostituirla.
Mark Davis