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Dobbiamo avere paura del futuro?

Creato il 18 gennaio 2013 da Mcnab75

fear_the_future

Non volevo scrivere un articolo doppio, non oggi. Probabilmente è controproducente per il mio ebook, messo online proprio stamattina, ma poco importa. Mi è infatti capitato di leggere un bellissimo editoriale del The New Yorker, che si ricollega al mio post contro il luddismo, quello di lunedì, tanto per capirci. Non potevo non condividerlo su Plutonia.
Ben più autorevole del sottoscritto, Gary Marcus ha scritto un bel pezzo, ricavato da un’indagine dell’agente letterario John Brockman, che si ripete da quindici anni a questa parte, incentrata proprio su cosa potrebbe migliorare/peggiorare la vita di tutti noi. La domanda è posta a scienziati, filosofi, scrittori (sì, soprattutto di fantascienza) e giornalisti. Quest’anno, a quanto pare, la questione si è focalizzata su un aspetto negativo della faccenda: di cosa dobbiamo avere paura?


Il range di risposte è vario, tuttavia Marcus cerca di porre l’attenzione soprattutto su quelle meno scontate (che sono le solite: crisi economica, sovrappopolazione, terrorismo, guerra, inquinamento). Una in particolare riflette proprio le paure dei luddisti o di chi comunque è incline a demonizzare lo sviluppo “eccessivo” della tecnologia. Il cosmologo Max Tegmark pone infatti la domanda riguardo alle conseguenze di un’eventuale supersviluppo dell’intelligenza artificiale.
Qualcosa che ha a che fare con la famigerata Singolarità Tecnologica.

Le risposte, in particolare quella del noto scrittore Bruce Sterling, le trovate nell’articolo. Per comodità vi cito quella di Sterling anche qui, in inglese:

Modern wireless devices in a modern Cloud are an entirely different cyber-paradigm than imaginary 1990s “minds on nonbiological substrates” that might allegedly have the “computational power of a human brain.” A Singularity has no business model, no major power group in our society is interested in provoking one, nobody who matters sees any reason to create one, there’s no there there.

Che, detto in parole povere, vuol dire di scordarci gli scenari cyberpunk ventilati negli anni ’90. Non c’è alcun interesse a sviluppare una tecnologia in grado di creare uno sconvolgimento di questo tipo. Quindi, con ogni probabilità, non avverrà nulla di così drammatico, non per molto tempo ancora.
In realtà, come precisa Gary Marcus, Sterling non ha proprio ragione. Ci sono notevoli investimenti nella realizzazione di una vera intelligenza artificiale, tanto che ne è prevista una realizzazione entro il prossimo secolo. Una contraddizione? No. Perché queste ricerche non devono spaventare nessuno. Ne abbiamo vissute, più o meno consciamente, molte altre (l’articolo cita i social network: provate a pensare quanto hanno cambiato la vita di chi li utilizza!) e il mondo non è certo finito in balia del caos economico o sociale.
Così come l’informatizzazione dell’industria non ha fatto sì che le macchine (o i robot, come diceva qualcuno negli anni ’70) rubassero il lavoro agli essere umani.
Ma mi sto dilungato ben più del previsto. Leggetevi l’articolo e, se volete approfondire, date un’occhiata anche a tutte le risposte ricevute all’annuale sondaggio di John Brockman.

PS: Fa strano vedere l’importanza che oltreoceano viene tributata agli scrittori di fantascienza. In realtà l’unica cosa strana è l’Italia, paese in cui si deride tutto ciò che non è iperrealista. Dimenticando però che la realtà è anche quella che nasce dal momento in cui la immaginiamo.

singularity

PS: L’immagine di inizio articolo l’ho trovata qui.

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