“A me Capaldi non ha convinto. Quasi per niente.
A non convincermi è prima di tutto la sua voce, troppo diversa, troppo poco propensa ai monologhi serrati a cui il Dottore c'ha abituato e che su di lui hanno un effetto di forzatura e di poca naturalezza.”
E poi:
“…per quanto mi sia sforzata, ancora non vedo in Capaldi la scelta più giusta.”
Le parole sono mie, risalgono a circa un anno fa e visto che solo gli stupidi non cambiano idea, oggi mi rimangio tutto quanto.
Anzi, non solo oggi, ad ogni puntata di questa nuova stagione mi sono rimangiata tutto.
Tranne forse per la sua voce, a cui mi sono abituata con quelle sue caratteristiche roche e la sua tendenza a scandire per bene tutto, ma che ancora non mi fa impazzire.
Cambiare idea si può, arrivare ad adorare Capaldi pure, e come non farlo davanti a una stagione composta quasi interamente da episodi splendidi, in cui non solo lui brilla, non solo Clara continua a farsi amare (alla faccia degli accaniti detrattori), ma a brillare davvero sono sceneggiature perfette, che hanno il loro apice in Heaven Sent?

Ma andiamo con ordine, perché da parecchio non si aveva una stagione così densa, che ti parte con l’origine e la fine dei Dalek con tanto di Missy, prosegue con misteriosi zombie, fino ad arrivare a una costante, a una bambina resa immortale, che ha le fattezze di Maisie Williams, di Arya Stark, che diventa un’ossessione per il Dottore, che gli fa capire perché ha quel volto, perché ripescarlo da quell’episodio passato, è un elemento che spaventa, da tenere d’occhio, in tutte le epoche, perfino alla fine delle epoche.
E poi, con un intramezzo che cerca di fare il verso a Don't Blink, ma che con il found footage rovina un po’ tutto, con un doppio episodio(The Zygon Invasion e The Zygon Inversion) altamente politico, altamente intenso in cui il monologo del Dottore dovrebbe essere studiato dai nostri governanti, si arriva lì, lì dove già sapevamo si sarebbe arrivati, alla fine di Clara, al suo non essere più la companion.
Ma come Steven Moffat ci ha già abituato, come si diverte a fare con i nostri cuori (divertendosi anche a disseminare numerosissimi riferimenti al passato, a Ten, a Eleven), gli addii il Dottore non li sa dare, e con un Heaven Sent che fa soffrire, fa applaudire, fa rimanere a bocca aperta per la sua intensità, per la sua perfezione che si ritrova nei dialoghi, e soprattutto in un Capaldi che regge da solo l’intera puntata, tutto viene rimesso in discussione.

A trovare l’imperfezione, in una stagione decisamente adulta, capace di dare i brividi e usare toni più neri, il finale.
Un finale che si capisce solo a metà, che ci riporta a Gallifrey, motivo per cui ti aspetteresti fuoco e fiamme, e invece, quelle scintille che si accendono, quel ritrovare vecchie conoscenze, vecchi nemici, non bastano.
Basta invece salutare Clara, vedere il suo destino ancora tutto da scrivere, o forse già scritto, basta vedere un Dottore smemorato, vittima delle sue soluzioni, aver cresciuto una companion così impossibile, essere cresciuto così, davanti ai nostri occhi, davanti ai miei occhi, in cui ora non c’è più nessun dubbio, nessuna ritrosia.
Questo dodicesimo Dottore, ci sa fare.
E lo si aspetta, con il cuore ancora frastornato, per Natale.

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