A realizzarlo è stato un trio motivatissimo: Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry. Filmmaker il primo; giornalista free lance il secondo; poeta, grafico e critico letterario di origine siriano-palestinese il terzo, residente a Milano dal 2009. Permettetemi qualche parola in più sul giovanissimo Gabriele Del Grande, che nel 2006 ha fondato l'osservatorio Fortress Europe, a cui è seguita la creazione dell'omonimo interessantissimo blog che dà notizia in tempo reale, giorno per giorno, dei decessi di coloro che hanno tentato di entrare nella "Fortezza Europa" e nel Maghreb dal 1998. Vi troverete anche informazioni sulle molteplici attività di un giornalista indipendente che ha vissuto i conflitti in Libia e Siria; che ha scritto libri frutto delle sue ricerche e dei suoi incontri; che ha, alla fine, deciso di prendere una posizione in merito alla condizione degli uomini, delle donne e dei bambini in fuga da Paesi in guerra e in cerca di asilo politico. In Italia, se ci arrivano, vengono radunati in centri nemmeno più chiamati "di accoglienza". La validità del loro passaporto non è riconosciuta dalle ambasciate europee. Per proseguire il loro viaggio, si trovano costretti a ricadere nelle mani dei contrabbandieri libici ed egiziani già generosamente pagati perché li trasbordassero sulle coste settentrionali del “mare solo nostrum”. Lo impongono le leggi. «A meno che a quelle leggi qualcuno non decida di disobbedire. Noi l'abbiamo fatto», dichiarano i tre autori a esordio di Io sto con la sposa
Gabriele Del Grande
A Milano avviene il loro incontro con cinque siriani e palestinesi arrivati a Lampedusa, per i quali, come per molti altri, l'Italia è solo un paese di transito: l'obiettivo è la Svezia. Augugliaro, Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry decidono di trasformarsi in onesti fuorilegge, ossia di aiutarli non abbandonandoli nelle mani dei mercanti di uomini. Si pensa: chi fermerebbe un corteo nuziale alla frontiera? Viene così inscenato un finto matrimonio grazie all'aiuto di un'amica palestinese che, in abito bianco, valicherà i confini di cinque continenti insieme al finto marito, ad altrettanto finti invitati alle nozze e ai tre autori. Io sto con la sposa racconta il loro viaggio durato quattro giorni, dal 14 al 18 novembre 2013, attraverso 3000 km di un'Europa non più fortezza, bensì costellata di persone e luoghi solidali. Il documentario intenderebbe inaugurare una «nuova estetica della frontiera». Non so se questa ambizione sia stata realizzata. Ma quella che viene mostrata e vissuta è una nuova dimensione politica, etica e morale, della frontiera come "valico" per uomini che cercano, oltre alla salvezza, il riconoscimento del loro diritto alla richiesta di asilo. Nel corso del viaggio assistiamo al recupero di una dimensione umana. I viaggiatori si raccontano. Si parla di Lampedusa, dove nessuno (Croce Rossa e O.N.U. incluse) li ha aiutati, e si ascoltano le canzoni rap intonate da un bambino sopravvissuto a un naufragio. Si condividono storie ed emozioni con la rabbia contenuta, la dignità e la compostezza di chi ha visto e vissuto tragedie che un europeo viziato dalla protezione della sua ipocrita fortezza non immaginerebbe. O potremmo davvero comprendere cosa significhi ritrovarsi tra i 26 superstiti di 250 imbarcati, aver assistito all'annegamento di intere famiglie, essere ritenuto morto e rischiare di esser soffocato sotto i cadaveri tra cui si è stati ammassati? Questo, per esempio, è accaduto allo sposo.Allora, Io sto con la sposa è un documentario importante perché ci fa incontrare uomini che certa informazione, certa legislazione e certa politica disumanizzano. Vecchio trucco per evitare sussulti di coscienza individuali e collettivi, nonché sensi di colpa e prese di posizioni forti. Ma è importante anche dal punto di vista culturale e per molte ragioni. La strutturazione del film è per “tappe” o “scene”. L'obiettivo era cogliere l'umanità autentica e spontanea che si sarebbe dispiegata nei dialoghi, nei gesti, nelle modalità di relazione della piccola comunità in viaggio. Realtà e finzione si fondono in modo originale; quasi si capovolgono. E sapete poi che Augugliaro, Del Grande e Al Assiry hanno corso il rischio di essere fermati per favoreggiamento all'immigrazione clandestina? La condanna poteva costare fino ai 15 anni di carcere. I tre rimangono, tra l'altro, passibili di denuncia. Ipotizziamo pure che il rischio fosse, alla fine dei conti, minimo. Ma c'era. In ogni caso, se era minimo, lo era grazie alla rete. Molto prima della realizzazione del film, è stato un fitto proliferare di servizi su siti web, quotidiani, telegiornali e radio intorno all'iniziativa il cui esito finale è stata la produzione del documentario. Il lancio della pagina Facebook di Io sto con la sposa, che a oggi conta più di 15 000 iscritti, ha ottenuto un ampissimo riscontro nella comunità virtuale che solo virtuale non è (quando se ne convinceranno tutti?). Il film è stato realizzato, infatti, grazie a Gina Films e DocLab, ma anche grazie a 2617 Produttori dal basso (forse tra loro c'è qualcuno di voi lettori) di 38 diversi Paesi del mondoche hanno donato anche più di quanto necessario attraverso la piattaforma Indiegogo Ecco perché Io sto con la sposa, anche se non è un capolavoro di documentario, è importantissimo. È un'«azione politica» condivisa che ha preso forma cinematografica. È il primo film realizzato con un crowdfunding ad avere avuto accesso a Venezia. È un segno tangibile di come si possa fare qualcosa oggi, contro ogni tendenza ostinata alla rassegnazione e al disincanto inerme. Il film è, infatti, «dedicato ai nostri figli perché nella vita arriva il momento di scegliere da che parte stare». E, aggiungo io, perché è un suggerimento su come mettere in atto la scelta in modo creativo e collettivo. Su Youtube trovate il trailer e numerosi video in un canale dedicato. Grazie a Cineama, il 9 ottobre il film uscirà nelle sale. Non fosse che per vedere come si può stare coraggiosamente da una parte o per decidere da che parte stare, credo che Io sto con la sposa andrebbe visto. Meglio se pensando alla nostra Lampedusa e al mare che la circonda. (già qui: http://www.sulromanzo.it/blog/docufilm-io-sto-con-la-sposa-di-antonio-agugliaro-gabriele-del-grande-e-khaled-soliman-al-nassi)