![Docufilm – “La neve nera. Luigi Di Ruscio ad Oslo, un italiano all'inferno” di Angelo Ferracuti e Paolo Marzoni Docufilm – “La neve nera. Luigi Di Ruscio ad Oslo, un italiano all'inferno” di Angelo Ferracuti e Paolo Marzoni](http://m2.paperblog.com/i/251/2517195/docufilm-la-neve-nera-luigi-di-ruscio-ad-oslo-L-rnqbVz.jpeg)
Lo hanno chiamato “poeta-operaio”. Questione di mode critiche e ideologismi. Per Di Ruscio, la definizione è troppo stretta. In fabbrica lo scrittore dovette lavorare per mantenere i suoi quattro figli, senza potersi concedere né un'uscita al cinema né un bicchierino al bar. È anche vero – sono parole sue – che, «senza l'avanzata della classe operaia, non avrebbe potuto scrivere». Ma l'autore marchigiano è un artista “puro” o non potrebbe affermare che «la gioia della poesia è solo poesia»
Se a ciò aggiungiamo che giunse solo fino al diploma elementare e si formò da autodidatta (per molti, la scuola migliore), possiamo solo immaginare la ricchezza culturale che ha nutrito un'opera esondante l'ufficialità dei canoni letterari imposti al grande pubblico.
![Docufilm – “La neve nera. Luigi Di Ruscio ad Oslo, un italiano all'inferno” di Angelo Ferracuti e Paolo Marzoni Docufilm – “La neve nera. Luigi Di Ruscio ad Oslo, un italiano all'inferno” di Angelo Ferracuti e Paolo Marzoni](http://m2.paperblog.com/i/251/2517195/docufilm-la-neve-nera-luigi-di-ruscio-ad-oslo-L-Y8FZiv.jpeg)
Questi aspetti biografici toccati da La neve nera non possono non incuriosire chi abbia sete di opere complesse e di artisti forgiatori di linguaggi nuovi, benché il documentario ruoti fondamentalmente intorno al tema dell'emigrazione. A Oslo, infatti, il nostro scrittore si trovò nella situazione dei molti che sono «ultimi nel paese da cui partono e ultimi nel paese dove arrivano», ritrovandosi «isolati» e «dequalificati». Anzi, il film di Ferracuti e Marzoni è soprattutto un viaggio nel mondo dell'emigrazione italiana, però svolto puntando lo sguardo su un artista d'eccezione: un'emigrazione dura ma, in potenza, creatrice di nuovo (anche artistico), laddove si accetti lo sradicamento e si rischi l'incontro-scontro.
In definitiva, il regista e lo scrittore fondono una problematica d'attualità, declinandola in modo originale, con la volontà di ricordare un autore rimasto ai margini dei grandi circuiti culturali. La neve nera ricorda a tutti noi, per esempio, che non solo a fine Ottocento emigrammo negli U.S.A., ma che continuammo a farlo, non sempre trovandoci a nostro agio e ben accolti. Ma è anche interessante riflettere sull'influenza che una dimensione trilingue può aver avuto su chi visse di parole e alla ricerca di quei rari momenti di luce che ogni vita può riservare. Per l'artista marchigiano, che «scriveva, si fermava, rideva e ricominciava a scrivere», la diversità era un dono
Leggete, dunque, Di Ruscio, lo sfaccettato e instancabile operaio emigrante che invita a «non scrivere se non provate felicità sessuale e leggerezza». Un introibo alla personalità dello scrittore lo offre La neve nera. A questo link, intanto, il trailer ufficiale del documentario.
(già qui: http://www.sulromanzo.it/blog/docufilm-la-neve-nera-luigi-di-ruscio-ad-oslo-di-angelo-ferracuti-e-paolo-marzoni)