Parlare del sindacalista Pietro Refolo, esiliato sotto il Fascismo e principale attore delle lotte contadine nel meridione, nel 2010 non è cosa facile. Soprattutto perché manca un apparato documentario che attesti la sua storia, in un periodo così particolare, in cui discendiamo da una fase politica in cui chi andava al confino nel Ventennio, secondo qualcuno in realtà era andato in vacanza. Eppure c’è qualcuno che non dimentica il ruolo di Refolo nella storia del Salento, facendolo assurgere a simbolo di un’intera genia di uomini che andavano controcorrente, contro il sistema e solo per la salute pubblica: le lotte contadine sono state in fondo l’omologo di quello che avveniva tra gli operai dei paesi industrializzati. In una terra in cui la terra è il bene più economicamente importante, il benessere lavorativo dei contadini non solo garantisce una continuità all’interno del sistema economico chiuso, come poteva essere quello dei primi anni del secolo scorso, ma soprattutto permetteva alle persone di passare dalla servitù alla “dipendenza”, nel senso più moderno del termine. Così a Francesco Luperto, giovane studente di cinematografia a Roma, è venuto in mente di realizzare un cortometraggio su queste tematiche, dal titolo “Pietro Refolo, il volto della democrazia”. La realizzazione del documentario contiene numerose interviste dell’epoca su nastro, le testimonianze di storici e politici, come Ennio Romano, Salvatore Coppola, Piero Schirinzi. Il tutto con intermezzi tratti dalle cronache dell’epoca, scorci delle campagne del nostro Salento: un buon ritratto, sufficientemente (a causa della scarsità di notizie) esaustivo su Refolo, montato da un altro giovane studente di cinema, Giovanni Ermes Vincenti. Il risultato nel complesso è molto buono, anche se alcune scelte possono apparire ingenue o fuori luogo, come quelle musicali, Yann Tiersen a parte, oppure la testimonianza di uno storico che ne filmato si vede palesemente leggere. In sostanza però, trattandosi di uno dei primi lavori, con le attenuanti rappresentate dalla scarsità di mezzi, con cui solitamente i filmaker devono fare i conti all’inizio, il giudizio non può essere che positivo. Soprattutto perché con questo corto, Luperto e Vincenti sono riusciti a raggruppare tutto ciò che esiste della storia di Pietro Refolo, prima che tutto venga smarrito ancor più.
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