Nel 1990 eravamo con Angelo Fontana in Nepal e, ciondolando su e giù, abbiamo girato questo documentario. O meglio l’ha girato Angelo che è un bravo regista. Sono immagini ormai vecchie, alcune girate in pellicola 8 mm.
Partiamo da Kathmandu (video) e ci troviamo fra i sadhu dello Shivaratri, dove il Dio della Distruzione e della Creazione è venerato con grandi fumate d’hashish. Donne in fila per recarsi nei templi e deporre sui linga riso, dolciumi, sirdur. Poi il bagno purificatore nel sacro Bagmati, senz’acqua e inquinato, ma che scorre verso il sacro Ganga.
Seguiamo il carro di Machendranath (video)che da Bungamati gira fino a Patan, tagliando fili elettrici e schiacciando qualche fedele. Il sui viaggio deve essere proprizio per i newari della Valle perchè Machendranath è il Signore dei Naga, i mitici Serpentoni che controllano il ciclo vitale del monsone in suo aiuto le decine di Kumari (le dee bambine) simbolo della Madre Terra. Se il carro, dal pinnacolo altissimo, casca, si rovescia, ammazza qualche fedele (come è accaduto allora) l’anno non sarà proprizio, i monsoni erranti e la Madre Terra sterile. Anche quest’anno, in questi giorni, il carro è in giro per la città. Fortunatamente tutto è a posto.
Che bello il Dolpo, senza montagne altissime, distante, allora primitivo. Pochi i turisti, niente lodge, tutto era da portare a spalla. Lassù, in quello spicchio d’altipiano tibetano ma politicamente nepalese, ci sono solo patate e yak. Lassù c’è il turchese lago di Paskumdo, l’antico monastero colorato, il lama ubriacone. Lassù, le pietre appilate che formano gli stupa, devono essere aggirate in senso antiorario (opposto al buddhismo tibetano) perchè ciò vuole l’antica religione Bon. Prima che il buddhismo s’imponesse in Tibet in una lotta sanguinosa di potere (7° secolo) , maghi, esorcisti, santoni cercavano di propiziare il bene e allontare il male con riti strani, in parte, poi, incorporati dai lama tibetani. Lassù, fra pianure e cielo, finisce questo documentario.
Con Angelo, nel 2006, ci siamo ritrovati in Mozambico, lì erano attivi dei progetti di sostegno all’infanzia, un po’ malridotti allora e praticamente scomparsi oggi. Bambini pescatori, bambini che fanno fatica a studiare e a curarsi. Bambini che raccontano la loro vita, i loro problemi e quelli del loro paese (video). Nei villaggi intorno a Vilankulos fra pescatori e agricoltori, i curandero (video) s’affiancano a quanto portato dai medici occidentali,
Poi da Maputo (video), a Vilankulos (video), Beira (video) per cercare di capire e far capire questo paese, squassato fino a pochi anni prima dalla guerra civile, con vecchi portoghesi che cantano, malinconici, il Fado, con tanti migranti che cercano fortuna (e a volte prendono botte) nel vicino Sud- Africa, o stregoni che mantengono in vita antiche macumbe. Fino all’estremo nord, l’isola di Pemba, gli antichi forti costruiti secoli fà dai portoghesi. Anche qui un bambino racconta la storia del suo paese.
Oggi il Mozambico è d’attualità, l’ENI ha scoperto ingenti riserve di gas naturale che può farlo diventare, grazie anche al traino del Sud-Africa, una dei nuovi “leoni” africani. A nord dove siamo andati a vedere gli antichi forti portoghesi, investitori intrenazionali stanno comprendo le terre per costruire hotels e villaggi per il famelico turismo. Posti bellissimi nel nord del Mozambico, le isole di Pemba, o intorno alla Island of Mozambique, dove parte del documentario è stato girato.