Interessante intervista – su Today’s Zaman – a Doğu Ergil: sociologo turco che insegna alla State University of New York e membro del comitato dei 63 saggi incaricato dal governo – qualche giorno fa – di un’operazione di public relations sul processo di pace col Pkk (hanno il compito di spiegare all’opinione pubblica di cosa si tratta, per vincere diffidenze e resistenze).
In effetti, l’intervista m’interessa per un passaggio specifico: quello in cui Ergil sostiene che lo stato curdo – uno dei punti più penalizzanti del trattato di Sévres del 1920 tra i vincitori della Prima guerra mondiale e l’Impero ottomano – è scomparso dal successivo trattato di Losanna del 1923 con la Turchia di Atatürk perché rifiutato proprio dai curdi. La ragione? Dopo aver partecipato attivamente alla pulizia etnica contro gli armeni, di cui avevano in molte occasioni incamerato beni mobili e immobili, temevano per la creazione di uno stato armeno in quelle terre (con relative restituzione del maltolto) perché – da soli – sarebbe stato molto difficile difendersi, diplomaticamente e militarmente.
Il punto è: ma che riscontri ci sono per questa interpretazione dei fatti?
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