Chissà se è grave commuoversi a una sfilata. Una lacrima al cinema ci sta, ma a una sfilata? Beh, è capitato con Dolce e Gabbana ed era una commozione di soddisfazione. Saranno state le musiche a metterci lo zampino. Nino Rota dei film di Fellini: La Strada, I Clowns, Il Bidone, Boccaccio 70′. E poi quei vestiti, quei ricami, quelle magnificenze che ti fanno sentire orgoglioso d’essere italiano. Chi potrebbe mai fare delle cose di questo genere se non fosse italiano, con l’arte che ti scorre nelle vene e che fa parte di te, con l’altissimo artigianato che -magari non lo sai- ma l’hai imparato nella culla? Sulla passerella di Domenico Dolce e Stefano Gabbana c’erano i mosaici siciliani (di Monreale) ma non solo (anche quelli di Firenze) e che furono realizzati da maestranze bizantine e veneziane. C’era tutto il nostro patrimonio artistico e il sapere italiano, che i due stilisti hanno “strappato” da musei e chiese (in particolare dal Duomo di Monreale) per riposizionarli su vestiti (ad A e a clessidra), gonne, bluse e accessori in un vorticoso gioco di assemblaggi perfetti. Le mani straordinarie di sarte e ricamatrici e artigiani di altissimo livello capaci di compiere miracoli, sono andate oltre.
Le migliaia e migliaia di tessere sono diventate di paillettes, di filo, di jais, di pietre dure e di vetro. Finite su organza di seta e lana, sul broccato, sul doppio crepe stretch. Su gioielli, borse e scarpe. In un caleidoscopio di colori e oro.”Così come il mosaico è un’arte lenta e precisa fatta di piccoli pezzi, così anche la sartoria è fatta punto dopo punto”, dicono Dolce e Gabbana. E se le donne, fin da bambine, vogliono essere delle principesse, qui sono delle vere regine. Con tanto di corona come quella di Teodolinda. “Principesse anche attraverso il trucco, il make up, un’eleganza perfetta, dai capelli agli abiti. C’è bisogno di ricominciare a lavorare sull’eleganza dopo troppi anni di sciatteria. Ed elegante non vuole dire antico ma con dei principi e secondo canoni precisi sin dal mattino, quando si esce per andare al lavoro”. Difatti non mancano i completi da giorno, tailleur a tre pezzi con nuovi volumi di proporzioni e di lunghezze in mono-tessuto, lo spinato, dalla giacca alla gonna alla tshirt. Tailleur super sagomati per esaltare la femminilità. “Togliere la femminilità a una donna è toglierle ciò che ha di bello. Per questo, solo gonne! Per noi la donna ha la gonna anche se, in collezione, ci sono anche i pantaloni. Ma in sfilata, solo gonne”.
Immancabili gli accessori. Dal bustino di filigrana d’oro tempestato di pietre dure e mosaici dedicato a S.Agata, alle borse modello Agata e quelle in filigrana, alle scarpe con tacco scultura, alle zeppe mosaico o a gabbia, agli orecchini a croce. E poi la Sicily, la borsa più venduta al mondo. Gran finale tutto rosso, abiti di pizzo con ricami e pietre. 73 uscite, otto minuti di defilè. Un inebriante, velocissimo spettacolo d’alta moda che ha lasciato senza fiato. E avresti voluto vedere il seguito, una seconda puntata del film della moda.
E' dedicata a Sant'Agata e alla processione che in suo onore si svolge ogni anno a Catania la collezione del duo di stilisti che sempre più rappresenta un omaggio alla "sicilianità".
E' una donna sottilmente seducente quella che sfila in passerella, avvolta in gonne e corsetti in oro e pietre preziose che richiamano i mosaici del Duomo di Monreale ma anche in abiti avvitati su corpi sottili, rossi, neri e grigi, che occhieggiano al passato ma propongono una femminilità eterna e immortale.
Sempre a metà tra sacro e profano, la donna Dolce & Gabbana del prossimo autuno e inverno è pettinata con chignon cotonati, che a volte lasciano il passo a vere e proprie corone d'oro, perfetta cornice per volti di porcellana dai quali occhieggiano elementi iper-femminili, anzi i codici per eccellenza della femminilità: eyeliner nero e rossetto rosso.
Ogni donna e' una regina sulla passerella di Dolce e Gabbana. L'ispirazione bizantina permea tutta la collezione, dedicata a quella donna-femmina che e' da sempre l'ispirazione del duo siciliano. Abiti tutti ricamati a tessere di paillettes, cristalli e pietre dure, scarpe con il plateau a gabbia che imprigiona fiori colorati, bustino in filigrana d'oro portato con la mini a mosaico, nei tubini in broccato, sacro e profano
Nel 535 Belisario occupa la Sicilia e l’annette all’Impero Romano d’Oriente, quindi a Bisanzio, cioè Costantinopoli. Ma siccome la storia non ha pace, quella che fu Magna Grecia, una volta diventata una regione bizantina in cui le rivoluzioni contro l’imperatore erano continue, finisce per cadere in mano agli Arabi nell’827. Arabi che, da parte loro, hanno lasciato esempi di un’arte sublime. Alla quale si sono affiancate, man mano, altre espressioni d’arte sublime commissionate e influenzate da tutte le dominazioni successive, compresi i Borboni spagnoli.
Nel 1174, comunque, Guglielmo II d’Altavilladiede ordine di costruire, su un’alta collina sopra Palermo, il Duomo di Monreale, chiesa meravigliosa che sembra essere stata trasportata da Ravenna o dal Lido di Classe, tanto vicino è al Duomo di Sant’Apollinare in Classe e al Mausoleo di Gallia Placidia del ravennate. Tanto vicina perché a costruire quel duomo furono gli artigiani siciliani sotto gli ordini della scuola bizantina che si era sviluppata sull’isola (ci sono esempi ovunque, anche a Cefalù).
Ora, dire che la collezione autunno/inverno 2013-14 di Dolce & Gabbana è ispirata al Duomo di Monreale e all’arte bizantina è, secondo me, assolutamente riduttivo. È vero che ci sono abiti e bluse lavorate e stampate come i mosaici e incrostate vieppiù di pietre preziose, ma la collezione è molto di più. È un compendio della storia siciliana e della sua idea di lusso così come si è formata e stratificata nel tempo, ogni volta sia seguendo quel gattopardismo, descritto ma non certo inventato da Tomasi di Lampedusa, sia quella girandola di riferimenti alla Otto e Mezzo di Fellini, giustamente richiamato nella colonna sonora.
Tanto è vero che dopo gli abiti dorati accessoriati da una cordoncino dorata in testa e da una borsa con la riproduzione del Pantocrator e del busto di una santa, in passerella arriva il classico tailored di Dolce & Gabbana con tutta la teoria di abiti costruiti con i tessuti maschili ma che non comprende neanche un paio di pantaloni (bravi, si fa così per far recitare il maschile nel femminile).
Alla fine, quella che risulta essere una collezione i cui riferimenti si ripartiscono equamente tra l’arte, l’arte sacra e la sartoria è evidentemente la proposta di un’idea precisa del lusso, quella che non si nasconde perché è sicura di provenire da qualcosa di importante. E storico.
Sant'Agata in passerella con Dolce & Gabbana: omaggio alla patrona
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Corona dorata e incrostata di pietre in testa, ondeggia maestosa nei sontuosi abiti che rubano i decori ai mosaici del duomo di Monreale. E non solo. Perchè, sulla passerella di Dolce & Gabbana nella settimana della moda a Milano, anche un omaggio alla patrona di Catania.
Abiti tutti ricamati a tessere di paillettes, cristalli e pietre dure. Scarpe con il plateau a gabbia che imprigiona fiori colorati. Le borse 'Agata', dedicate alla patrona di Catania, tutte decorate a mosaico. E a Sant'Agata e' ispirato anche il bustino in filigrana d'oro portato con la mini a mosaico, motivo che ritorna sotto forma di stampa negli abiti tunica, nei tubini in broccato, nelle maxi T-shirt tintinnanti di tesserine dorate, nelle bluse abbinate alle gonne svasate, negli shorts a palloncino e nelle giacchine con spalla insellata che segnano il punto vita.
Corone dorate e orecchini a croce mescolano sacro e profano, mentre medaglioni con angeli e immagini prese dagli ex voto occhieggiano dagli abiti piu' preziosi, un tripudio di pietre e ori.“
Da Dolce e Gabbana è sempre sera, o per lo meno il giorno di festa. É una donna abbiente che non vuole rinunciare a dichiarare al mondo la sua opulenza barocca. Punto di partenza i mosaici di Monreale
In una collezione così carica e corposa, lo spazio dedicato a operazioni di styling 'selvaggio' sono limitate quasi a zero. Questa camicia total white trova slancio indossata sotto ad una giacca smanicata
Nella preziosa collezione dettano legge gli abiti in pizzo cosparsi di brillanti. Nella seconda parte della sfilata, invece, ha la meglio il pizzo rosso fuoco
Impossibile non notare una grande cappa in pizzo rosso, o una serie di abiti rossi tempestati di paillettes. Le combinazioni vincenti sono nero nero, nero su bianco nero su oro o rosso su oro
Belle le grandi cinture che evidenziano il punto vita. Sono quasi degli obi gioiello. In testa corone oro o giare preziose
Le borse sono piccole e squadrate, quasi delle minivaligette. In nappa nera lucida o con motivo religioso addobbato a festa.