Dolce ritorno

Da Pietroinvernizzi

L’ultimo giorno di ferie è vagamente amaro. Se si aggiunge il fatto che nelle scorribande salse abbiamo preso poco o niente, il retrogusto amaro diventa insopportabile come il fiele. È da troppo tempo che non combatto con un bel pesce. Mi manca la canna piegata, la frizione che parte, le poderose testate, il terrore che possa slamarsi e l’immensa gioia che ti pervade quando finalmente puoi ammirarlo qualche secondo prima di vederlo riguadagnare il fondo.
Vorrei andare a trote ma è domenica 19 agosto e non ho nessuna intenzione di farmi inghiottire dalle code di rientro quindi opto per una cavetta vicinissima a casa. Sveglia alle 5,30 e alle 6,10 sono già in loco a montare l’attrezzatura.

I primi lanci sono accompagnati dai primi raggi di sole in mezzo a una sinfonia di bollate e cacciate. Una meraviglia assoluta rovinata solo dal fatto che la bobina di tracciato che monto frena troppo le gomme. Corro alla macchina a montare quella di nylon e poi continuo a godermi la natura che si risveglia al ritmo delle mandibole dei boccaloni. Pochi lanci e attacco subito un pinellino che torna veloce nelle acque limacciose. Qualche altro lancio e vedo la lenza andare a zonzo per i fatti suoi, ferro e dopo qualche bottarella in canna spiaggio un bass un po’ più carino.

Mi rilasso avendo scongiurato il cappotto e mi godo la pescata. Ne attacco altri piccolini seguiti da un’altra botta più “de livello” ed esce uno sui 35 bello pimpante. Il sorriso sulla mia bocca si allarga di minuto in minuto scoprendo più denti di quanti credessi di avere. Per fortuna a rompere l’idillio ci pensa un’incaglio che piega completamente l’amo dell’ultima nose jig head che si rompe quando provo a raddrizzarlo.

Caspiterina che disdetta! Fortuna che ho degli ami offset che posso piombare con dei pallini spaccati. Ma il caldo ha prematuramente saldato i piombini e mi trovo a pescare a gomma spiombata. Poco male, tanto l’attività a galla continua imperterrita.

Lancio in mezzo a un guazzabuglio di alghe galleggianti e non faccio in tempo a chiudere l’archetto che vedo la lenza partire decisa. Ferro e il pesce parte a mille all’ora verso una cover sotto i miei piedi. Non riesco a recuperare abbastanza velocemente che lui si è infrattato dietro dei rami che mi bloccano la lenza. Inizio a pompare i rami per portarli a tiro di mano, li prendo, li butto sulla sponda e ripeto l’operazione qualche volta finché non trovo il bass. Un bel bass sui 40 cm ma la scena davvero poco pro mette in ombra la cattura…

Il sole, anche se ancora basso, inizia a pestare sul serio e allamando qualche giovincello mi sposto verso la sponda ancora in ombra. Lancio per qualche minuto finché una signora con brutto cane al seguito si avvicina.

Attenzione, il seguente dialogo potrebbe sembrare sceneggiato da Ale e Franz ma si è svolto esattamente così. Ah, il potere dell’improvvisazione…

Pascolatrice Di Cani: Buongiorno, posso disturbarla un secondo?
Io: Certo!
PDC: Ma lei lo sa che qui è proibito pescare?
Io: No, perché mi sono informato in Regione dove mi hanno assicurato che qui si può pescare.
PDC: Ah, e dove sarebbero i cartelli che dicono che qui si può pescare?
Io: Appesi di fianco a quelli che dicono che è vietato…
PDC: Mh, ma mi dica, è molto divertente uccidere i pesci?
Io: Almeno quanto lo è rompere i coglioni a chi si fa i fatti suoi.
PDC: Bè ma non c’è bisogno di essere volgari o offensivi, io ho fatto una domanda educata! Io sono animalista e non tollero la crudeltà…
Io: La sua domanda era capziosa e di educato non aveva neanche il tono. E poi io non li uccido, li rilascio tutti e tornano in acqua sani e salvi.

La pascolatrice di cani guarda la mia gomma volare in acqua e si stringe nelle spalle mentre un vistoso brivido la scuote da capo a piedi. Immagino che nella sua testa si affollino disegni in acquaforte dell’inquisizione dei bass portata avanti da un novello Torquemada con la mia faccia.

PDC: Ed è rilassante?
Io: Alcune volte si, altre molto meno…
PDC: Adesso è inutile che se ne stia lì a fare battutine!
Io: Quali?
PDC: Mi sembra ovvio che si sta riferendo a me che la sto disturbando.
Io: Appunto…
PDC:
Io:
PDC: Arrivederci.
Io: A lei, buona giornata!

La sento tornare dagli amici degli Anni Azzurri da cui si era allontanata per venire da me e sento distintamente: “Ma che roba, cioè prima li fa male in bocca e poi li ributta?!? Ma quello è proprio deficiente!”.

Malgrado il sorriso mi girano le palle a elica, perdo concentrazione perché non mi piacciono le situazioni di tensione perché a pesca voglio rilassarmi. Mi sposto un pochino mentre continuo a martellare l’acqua. Arrivano a portata di mano ancora un paio di bassetti.

Arrivo a una bella punta che si avvicina al centro del lago, lancio in una cover poco più avanti e arriva subito una bella botta in canna. Non tira molto ma appena mi avvicino all’acqua si esibisce in un numero tipo marlin, per tre quarti fuori dall’acqua mentre scoda. È decisamente una bella bestia. Lo porto fino a una spiaggetta, mano sinistra sulla mandibola e finalmente mi trovo davanti un B. B. King.

Al metro segna 49 cm e sono megafelice, un paio di foto brutte perché ero da solo, e via in acqua di nuovo. Mi giro e uno che si presenta come pescatore mi chiede: “Ma era una tinca o un cavedano”. Siamo a posto… Mi racconta ancora un paio di cose e mentre continuo a pescare lo sento dire alla moglie che sto pescando a tremarella. Va bè, non cerco nemmeno di spiegare. Mi allontano e attacco ancora quattro o cinque bassotti. Salto in macchina dopo poco più di tre ore di lanci e appena arrivo a casa mi accorgo di avere un serio problema ma non so se devo chiamare un dermatologo o è meglio fare un salto da Fishing Evolution…



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