[1]L’opera rappresentata è Meido no hikyaku(I messi dell’inferno), scritta nel1711 da Chikamatsu Monzaemon, una delle figure più importanti del teatrogiapponese di tutti i tempi.[2]Piuttosto feroce l’accusa di “artificiosità” ai “paesaggi da cartolina” riservatada T. Kezich all’uscita del film nelle sale italiane (Dolls, Sbadigliorientali, in Il Corriere della Sera, 2 novembre 2002). [3]L. Leone, Takeshi Kitano, in AA.VV., Storia del cinema giapponese dal1970 al 2010, a cura di E. Azzano – R. Reale – R. Rosati, 2010, pag. 112. [4]F. Tassi, Cinema cubista per pupazzi umani, Cineforum n. 421, pag. 12 -16.[5]Veloce alternanza di primi piani sui genitori, inquadrati ora singolarmente orainsieme, che incalzano Matsumoto perchè acconsenta “alla richiesta delpresidente”, “un’occasione che capita una sola volta nella vita” (leistituzioni presentano il conto all’individuo); la debole resistenza diMatsumoto (le ragioni del cuore cedono agli imperativi dell’interesse); lafutura sposa ed i suoceri in un sorridente flashforward(l’aspetto rassicurante del potere in carica); ancora un primo piano dellamadre; ulteriore flashback, piùremoto, questa volta su Sawako, felice al tempo del primo appuntamento conMatsumoto; primo piano finale, ancora sulla madre. [6]Il montaggio alterna soggettività ed oggettività, mescola l’ordine cronologicodi primo appuntamento, tentato suicidio e cerimonia nuziale, rincorre leragioni della narrazione e non la concatenazione spazio–temporale degli eventi.La questione è approfondita in A. Gerow, Kitano Takeshi, 2007, pag. 193.[7]V. Bucchieri, Takeshi Kitano, 2000, pag. 21. Moltissimi gli esempi ditale capacità in Dolls: taglienti, ad esempio, i pochi quadri dedicati allarimozione dei mobili dalla camera di Matsumoto, terminata la quale il padrecerca di placare le lacrime della madre dicendole “è stata una sua scelta”.Rimozione del figlio, della vergogna e di molto altro ancora in una solabattuta: con la scena visivamente colma dello spazio vuoto lasciato daltrasloco. [8]Lo scherzo di Matsumoto nel flashbackche ricorda il tempo felice del primo appuntamento con Sawako fa tornare allamente il Beat Takeshi di Hana-bi, che “indovina” le carte della moglievedendole nello specchietto retrovisore dell’auto.[9]Sono però molto interessanti i raccordi sonori inseriti fra le diverse storie.Non tanto la suoneria del cellulare di Matsumoto, che anticipa la hit virale di Haruna, ma soprattutto ilsuono sordo e ritmato della corda con la quale Matsumoto lega Sawako allapropria auto, identico al rumore della porta dell’ascensore che urta uncadavere nell’episodio di Hiro (con le diverse sorgenti dapprima confinatefuori campo e poi manifestate allo spettatore con un movimento laterale dellamacchia da presa).[10] C. Abe, Beat Takeshi vs. TakeshiKitano, 2005, pag. 258.
[1]L’opera rappresentata è Meido no hikyaku(I messi dell’inferno), scritta nel1711 da Chikamatsu Monzaemon, una delle figure più importanti del teatrogiapponese di tutti i tempi.[2]Piuttosto feroce l’accusa di “artificiosità” ai “paesaggi da cartolina” riservatada T. Kezich all’uscita del film nelle sale italiane (Dolls, Sbadigliorientali, in Il Corriere della Sera, 2 novembre 2002). [3]L. Leone, Takeshi Kitano, in AA.VV., Storia del cinema giapponese dal1970 al 2010, a cura di E. Azzano – R. Reale – R. Rosati, 2010, pag. 112. [4]F. Tassi, Cinema cubista per pupazzi umani, Cineforum n. 421, pag. 12 -16.[5]Veloce alternanza di primi piani sui genitori, inquadrati ora singolarmente orainsieme, che incalzano Matsumoto perchè acconsenta “alla richiesta delpresidente”, “un’occasione che capita una sola volta nella vita” (leistituzioni presentano il conto all’individuo); la debole resistenza diMatsumoto (le ragioni del cuore cedono agli imperativi dell’interesse); lafutura sposa ed i suoceri in un sorridente flashforward(l’aspetto rassicurante del potere in carica); ancora un primo piano dellamadre; ulteriore flashback, piùremoto, questa volta su Sawako, felice al tempo del primo appuntamento conMatsumoto; primo piano finale, ancora sulla madre. [6]Il montaggio alterna soggettività ed oggettività, mescola l’ordine cronologicodi primo appuntamento, tentato suicidio e cerimonia nuziale, rincorre leragioni della narrazione e non la concatenazione spazio–temporale degli eventi.La questione è approfondita in A. Gerow, Kitano Takeshi, 2007, pag. 193.[7]V. Bucchieri, Takeshi Kitano, 2000, pag. 21. Moltissimi gli esempi ditale capacità in Dolls: taglienti, ad esempio, i pochi quadri dedicati allarimozione dei mobili dalla camera di Matsumoto, terminata la quale il padrecerca di placare le lacrime della madre dicendole “è stata una sua scelta”.Rimozione del figlio, della vergogna e di molto altro ancora in una solabattuta: con la scena visivamente colma dello spazio vuoto lasciato daltrasloco. [8]Lo scherzo di Matsumoto nel flashbackche ricorda il tempo felice del primo appuntamento con Sawako fa tornare allamente il Beat Takeshi di Hana-bi, che “indovina” le carte della moglievedendole nello specchietto retrovisore dell’auto.[9]Sono però molto interessanti i raccordi sonori inseriti fra le diverse storie.Non tanto la suoneria del cellulare di Matsumoto, che anticipa la hit virale di Haruna, ma soprattutto ilsuono sordo e ritmato della corda con la quale Matsumoto lega Sawako allapropria auto, identico al rumore della porta dell’ascensore che urta uncadavere nell’episodio di Hiro (con le diverse sorgenti dapprima confinatefuori campo e poi manifestate allo spettatore con un movimento laterale dellamacchia da presa).[10] C. Abe, Beat Takeshi vs. TakeshiKitano, 2005, pag. 258.
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