Magazine Psicologia

Dolore e Sofferenza ci avvicinano a Dio?

Da Nino Bonaiuto @cambiaremente
Dio non vuole il nostro dolore, nè la nostra sofferenza; ben lo sanno i veri 'risvegliati' che in Lui troviamo infinita gioia e felicità incondizionata.
Se siamo dolenti o sofferenti dipende solo da noi, da quanto siamo inconsapevoli e da quanto ci facciamo trascinare dal nostro ego.
Tutti gli attaccamenti provocano infelicità, perchè niente è destinato a durare, nel mondo di ombre in cui ci troviamo a vivere.
Se Dio è Padre (o Madre) di ciascuno di noi, come potrebbe chiederci di soffrire e star male?
Può una madre desiderare che il figlio digiuni fino allo stremo delle sue forze, si flagelli a sangue o che si imponga delle torture nella carne viva?
Può mai essere una madre così crudele da desiderare, per compiacersi, che il proprio figliolo rivolga verso se' stesso tanta violenza?
Ovviamente no. Dio è Amore, non crudeltà... eppure in tanti posti si insegna che il dolore e la sofferenza siano i mezzi per arrivare a Dio.
Ci sono degli arnesi, come il cilicio - una cintura di spine da indossare a pelle sotto il vestito - che servono ad avere una costante sofferenza durante la giornata.
Le persone che lo indossano vengono indotte a credere di potersi avvicinare alla santità patendo una costante sofferenza fisica durante la loro giornata.
Quanto sono fuori strada!!
Chi ha il cuore puro e vive nella consapevolezza capisce l'assurdità dell'attaccamento alle cose materiali. Sa che il mondo è pura apparenza, un gioco della mente, una creazione della coscienza collettiva.
E senza attaccamento si arriva alla completezza, alla scoperta della propria divinità. E in quello stato c'è solo gioia e felicità durature, in quanto non condizionate.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog