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Se dovessi iniziare la recensione così come è iniziato il film, dovrei farlo con delle lunghe, irresistibili e pazzesche metafore sulle mie "doti".
Visto che però il mio livello di scurrilità e la mia parlantina sono forse un decimo rispetto a quella di Dom Hemingway, non mi cimento nemmeno nell'opera, e passo direttamente a parlare del film in sé, un film che, proprio come quella parlantina, corre a 500 chilometri orari, un film che, proprio come quella scurrilità, ci va' giù pesante e un film che, proprio come quella "dote", è una bomba.
Proprio così, prendete lo stile sgangherato e veloce di Guy Ritchie e mescolatelo con il pulp di Tarantino, aggiungete una spruzzata di ironia british di tipo seriale (un My Mad Fat Diary, un Doctor Who, è lo stesso...) e il risultato sarà una pellicola decisamente vecchio stile, ma anche decisamente fantastica!
E se poi volete anche la ciliegina in questa zuppa inglese, questa corrisponde a Jude Law.
E no, donzelle con gli ormoni già a mille, il caro Jude pur essendo parecchio disinibito e pur dotato di "doti" alquanto elogiate, non è qui il bellimbusto che conoscevate, ma messosi all'ingrasso a suon di coca-cola (10 al giorno, per la precisione) sembra dimostrare un rapporto proporzionalmente diretto tra la sua perdita di capelli e la scelta di parti decisamente perfette per lui. Pur magari andando a infognarsi in progetti non proprio esaltanti (Hugo Cabret, Effetti Collaterali più i promossi Anna Karenina e Grand Budapest Hotel), l'inglese riesce sempre a cavarsela egregiamente, e visto che il film di cui stiamo parlando è molto più che esaltante, tirate voi le somme.
Jude è infatti un ladro invischiato in loschi giri che esce finalmente di prigione dopo 12 lunghi e fottutissimi anni. 12 anni in cui ha perso la (ex)moglie malata di cancro, ha perso ogni rapporto con la figlia, ma non ha mai tradito il suo datore di lavoro, Mr. Fontaine, per cui ora si aspetta un ricompenso come si deve e anche un fottutissimo regalo. Peccato che sia la ricompensa che il regalo vadano letteralmente in fumo in una folle notte di bagordi in Francia, e che ora Dom si ritrovi senza una casa e senza un soldo a doversi reinventare una vita e un lavoro, che prevede anche il cercare di rimediare al rapporto inesistente con la figlia, che nel frattempo convive con Curtis di Misfits a cui ha dato pure un figlio.
Cosa assolutamente non facile, quindi, se sei un figlio di buona donna come Dom, capace di presentarsi ubriaco fradicio, di essere un filo razzista e soprattutto di andare a fare un "colloquio di lavoro" con il figlio del suo ex nemico.
Ma è proprio questo che rende Dom irresistibile, e lui lo sa bene: la sua sfrontatezza, la sua completa noncuranza di fronte al pericolo e ai problemi, consapevole che Dom Hemingway ce la farà sempre.
Il personaggio di Jude Law è così uno di quei personaggi che come Frank di Shameless ha più spigoli che lati, ma che ha quel gene speciale per cui gli si riesce a perdonare qualunque cosa. L'interpretazione dell'attore, poi, così sboccata, così demenziale e così british, lo rende quel folle avventore di pub con cui allo stesso tempo si vorrebbe passare la notte a folleggiare ma di cui si ha anche parecchia paura, vista l'imprevedibilità.
A livello tecnico, Richard Shepard ricalca lo stile veloce e fuori dalle regole di Guy Ritchie, tra rallenti e accelerazioni, una fotografia pulita e un montaggio e una colonna sonora esaltanti.
E qui potrebbe esserci l'unico neo di un film godibilissimo che oltre a divertire, parecchio, ha anche un cuore di panna, come tutti i figli di buona donna come Dom: la sua goliardia lo pone perfettamente in linea con gli anni '90, con quelle commedie inglesi folli che tutt'oggi sono un cult. Farne rivivere lo spirito può così essere visto come un pregio o come un difetto di copiatura, ma, in tutta sincerità, a queste polemiche saprebbe ben rispondere Dom, perchè le sue follie, la sua noncuranza e la sua vena festaiola non hanno limite, nemmeno nel tempo.
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