Gannet, media company che controlla tra gli altri «Usa Today», ha annunciato, non senza orgoglio, la bontà dei propri risultati economici nel progressivo a fine settembre. Analizzando il dettaglio si vede come la crescita maggiore sia relativa alla vendita di copie cartacee dei diversi quotidiani controllati dal gruppo e il digitale pesi “solamente” il 13,9% del totale ricavi.
Anche il Presidente di Prisa, gruppo che controlla «El Pais», quotidiano spagnolo che ha accumulato perdite per 200 milioni di euro tra il 2007 ed il 2012, difende la scelta di essere “digital first” ma poi afferma che morirà facendo giornali di carta e che per il digitale nessuno ha un modello di business definito, che per quanto riguarda la redditività della Rete, del digitale, nessuno ha ancora una risposta.
Medesima situazione al «The Guardian» con Andrew Miller, CEO del Gruppo, che altrettanto afferma quanto siano fantastiche le opportunità offerte dal digitale per poi ricordare che la versione cartacea pesa ancora il 70% dei ricavi e che con l’attuale mix è estremamente difficile sostenere un giornalismo di qualità e che è necessario che i giornali trovino fonti di reddito diverse dalle attuali.
The Media Briefing ha pubblicato recentemente una interessante raccolta sulle tariffe alle quali i quotidiani inglesi vendono la loro pubblicità sia su carta che online che evidenzia come sia profondo il gap tra il valore attribuito ai lettori tra la versione tradizionale e quella online con, ad esempio, il «Financial Times» che a listino vende una pagina pubblicitaria a colori a £58,600 [47,557 €] e £86 CPM [69,7 €] per la propria versione online, mentre il «Mail Online», giornale con il maggior traffico al mondo vende i banner a £20 CPM, confermando l’insostenibile leggerezza dell’audience inesitabile.
Sul tema Juan Varela, giornalista e consulente in ambito editoriale, azzarda una previsione dell’evoluzione a medio termine delle attuali fonti di ricavo per l’industria dell’informazione nel suo complesso. Emerge come il 60% dei ricavi, anche nel medio periodo, il 60% dei ricavi sarà generato dalla carta stampata. Annoveriamola come la sesta versione sul futuro dei giornali.