Magazine Diario personale
Hei ci siamo :) domani è il grande giorno di
Eccovi intanto il sito con tutte le informazioni e il countdown agli sgoccioli! Dopo questa lunga attesa, venerdì mattina all'alba si parte.
(vi racconterò tutto al mio ritorno: ma se volete potete seguire l'evento con l'hashtag #librinnovando su twitter).
Dire che sono agitata è piuttosto riduttivo. Sono nel panico.
Questa è la prima volta che mi capita di parlare di qualsivoglia cosa in un convegno. (sì: ho detto due robe alla discussione della laurea ma sono passati * anni ed è anche cambiato il governo, nel frattempo u.u).
Comunque all'inizio contavo di ripetere a memoria: modello poesia di Pascoli alla recita delle elementari in piedi sulla sediolina. Ma poi l'ansia, il terrore, il bruxismo e le allucinazioni uditive e visive mi hanno convinta che non ce l'avrei mai fatta a memorizzare alcunché, a partire dal mio nome e cognome (per quanto buffo) fino al... boh, non mi ricordo già più :(
E quindi, su consiglio del mio medico di base ("eh no signorina, questa volta non le prescriverò l'antibiotico, la sua è definitivamente ansia: le consiglierei, anziché togliere lo spazio agli anziani che devono fare il vaccino per l'influenza n.d.r., di tornare a casa sua a prepararsi due slide"), ho preparato in effetti alcune slide per alleggerire l'intervento. Che a questo punto, spero, vi risulterà rapido e indolore.
L'altra consapevolezza è che parlerò nel tardo pomeriggio, quando saranno tutti addormentati e il mio contributo costituirà per essi un valido sostituto al pisolino postprandiale.
Russate, gente russate!
Fatte queste doverose premesse e prima di congelarmi in un'ebete espressione di attesa fissando il muro fino a domani (sarà poi compito del mio fidanzato svegliarmi con una secchiata di acqua gelida e invitarmi gentilmente a non perdere il treno per Milano, oltre che cucinare una frugale cena questa sera), volevo consigliarvi una lettura.
Si tratta di Zagreb, romanzo del mio amico Arturo Robertazzi che ringrazio pubblicamente per avermi aiutata in tutto questo periodo di Librinnovando (ci sarà anche lui e avrà da raccontare cose interessanti!) con precisione e generosità. Se frequentate la rete e siete attenti lettori, lo conoscerete già, comunque questo è il suo blog e questa è Aìsara, la casa editrice.
Zagreb è un romanzo che molti hanno definito "un pugno nello stomaco": non sarò io a dire che non è vero, perché è proprio così. Infatti ho aspettato oggi a scriverne qualcosa, ma il libro l'ho letto a giugno, dopo la sua presentazione al Salone del Libro qui a Torino.
Però poi è come se l'autore si fermasse anche a guardare cos'è successo dopo il pugno, per spiegarti che aveva un senso colpirti a quel modo.
Il libro parla di guerra, questo è chiaro fin dall'incipit, molto bello. Ma l'idea ambiziosa di Arturo è stata quella di non fornire riferimenti reali né all'ambientazione, né al tempo: per quanto capiamo che si possa trattare dei conflitti dell'ex-Jugoslavia negli anni Novanta.
Ad agire qui ci sono solo persone, spogliate di tutto, immerse esclusivamente nella guerra, nell'eterno "noi e loro" che scandisce e informa ogni gesto, ogni svolta, ogni decisione. C'è anche però uno sguardo compassionevole che osserva la Base come si potrebbe osservare un luogo violento della memoria. La storia si compone proprio intorno a continui flash back, un po' come in effetti funziona la nostra mente, e si avvita sull'amicizia, sulla perdita di senso e sulla paura.
Questo è un libro classico di guerra e di valori, senza dubbio e senza alternative. La scrittura è asciutta ma al tempo stesso emotiva, però mai lirica. Resta sempre aderente alle cose.
Da quasi coetanea dell'autore, mi tormentava, leggendo, la domanda: perché? Perché ha fatto questo? Perché è andato a guardare proprio lì, in quell'orrore, in quelle visioni. Poi ho letto un'intervista in rete dove Arturo con semplicità rispondeva più o meno a questo stesso quesito: perché durante l'adolescenza siamo stati travolti da quei conflitti: in tv, sui giornali: era un continuo computo di vittime, di disastri, per quanto mi riguarda anche di "temi" sui banchi di scuola. C'è chi poi da queste cose si protegge, cambia canale, non sopporta, dimentica e c'è chi invece vuole saperne tutto, e ci scrive un bellissimo romanzo. Quindi grazie Arturo, per aver traghettato una che si proteggeva verso un atteggiamento completamente diverso.
E a domani :)
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